dal nostro inviato
LODI Disastro colposo, omicidio e lesioni colpose. Per ora a carico di ignoti. «Stiamo verificando l'ipotesi dell'errore umano, che potrebbe essere legato ai lavori di manutenzione. Se vengono fatti, è perché qualcosa si è rotto». A metà pomeriggio il capo della procura di Lodi Domenico Chiaro tira le fila della prima giornata di indagini sul deragliamento del Frecciarossa. L'incidente, spiega, non è dovuto a un guasto improvviso all'imprudenza del macchinista. Se quello scambio fosse stato posizionato in modo corretto, afferma il magistrato, il treno avrebbe continuato a filare dritto fino a Salerno.
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I LAVORI
E invece fino a un'ora prima dell'incidente i tecnici di Rfi erano al lavoro proprio su quei pochi metri di binario dove il locomotore del Frecciarossa ha sterzato a sinistra e si è schiantato: avrebbero sostituito o riparato un deviatoio, ovvero un pezzo dello scambio. Gli operai impegnati nell'intervento di «manutenzione ordinaria ciclica» sono interni a Ferrovie, nessun appalto in questo caso. Il regolamento della società impone di registrare tipo di operazione effettuata e orari, perciò i manutentori sono già stati identificati e ascoltati dagli agenti della Polfer: «Abbiamo svolto correttamente il nostro lavoro», si sono giustificati. Eppure quello scambio - sequestrato dalla procura e fotografato dagli investigatori del Nucleo operativo incidenti ferroviari, coordinato dal vice questore della polizia Marco Napoli - non ha funzionato. Non era nella modalità corretta, afferma il procuratore capo. E' piazzato al km 166,771, a circa 300 metri dal luogo dell'impatto della motrice, e secondo gli inquirenti era in una posizione «errata». Era aperto e invece avrebbe dovuto essere chiuso.
Nella notte tra mercoledì e giovedì gli interventi degli esperti di Rfi si sono concentrati su uno scambio «oleodinamico», cioè il sistema che permette ai convogli di passare da un binario all'altro. «Stiamo indagando sulle attività di manutenzione svolte e sul tipo di nesso tra queste e il verificarsi del disastro», precisa il procuratore Chiaro. Sensori compresi. Tra le ipotesi su cui si concentrano gli investigatori, infatti, c'è anche un errore nel collegamento dei sensori che arrivano allo scambio: se così fosse, al macchinista non sarebbe arrivato alcun segnale di allarme. «Lo scambio era probabilmente aperto, anche se il segnale indicava al macchinista il via libera a procedere», ricostruisce un tecnico. «Il treno andava a quasi a 300 chilometri orari su un tratto rettilineo e lo scambio aperto è stato un trampolino di lancio per la motrice, che a quella velocità è deragliata saltando fuori dai binari a sinistra. La corsa del treno è stata frenata grazie allo sfregamento lungo la massicciata e anche al fatto che il primo vagone si è piegato di lato, permettendo al resto del treno di restare in piedi». In questa situazione il macchinista non avrebbe potuto «evitare quanto accaduto: non poteva fare niente, il sistema di sicurezza non si basa sulla visibilità del macchinista, ma sul sistema generale della rete».
IL FONOGRAMMA
Quando vengono effettuati lavori di manutenzione, obbligo della squadra di intervento è comunicare il completamento delle operazioni.