Terremoto a Pozzuoli, il direttore dell'Osservatorio Vesuviano: «Il problema è che il vulcano è in città»

Martedì 8 Febbraio 2022 di Valeria Arnaldi
Pozzuoli

L’area dei Campi Flegrei torna a tremare. L’ultima scossa, di magnitudo 1,0 della scala Richter, con epicentro tra il porto ed il tempio di Serapide, nel centro storico di Pozzuoli, è stata registrata ieri pomeriggio, alle 16.53, dai sismografi dell’Osservatorio Vesuviano.

E la paura sale. Si tratta, infatti, di un’ulteriore scossa dopo le quattordici che, nella giornata precedente, hanno interessato la zona, tra le 8.10 e le 15.26, alcune accompagnate anche da boati. Abbiamo contattato Francesca Bianco, direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv.

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Cosa sta succedendo nell’area flegrea?

«Si sta verificando, già dal 2006, una ricomparsa fenomeno del bradisismo che ha portato a un sollevamento del suolo, che nell’area di massimo sollevamento, ossia nella zona di Pozzuoli, in questi sedici anni ha raggiunto i novanta centimetri. Il sollevamento comporta uno sforzo che viene rilasciato sotto forma di terremoto. Questa attività sismica, specie nell’ultimo periodo, fortunatamente è stata molto contenuta dal punto di vista energetico. Il 92/93% per cento dell’attività sismica che registriamo mensilmente ha magnitudo inferiore a 1. Sono, insomma, terremoti percepiti solo dagli strumenti».

Nessun rischio, dunque, sul breve periodo?

«La sismicità è molto contenuta dal punto di vista energetico, il tema però è che gli eventi  si verificano in una zona fortemente antropizzata, abitata da molte persone. La caldera dei Campi Flegrei interessa, in parte, la città di Napoli. Stiamo parlando di un vulcano che è dentro una città.  Ogni volta che c’è un terremoto chi vive nella zona, comprensibilmente, ha paura. I nostri sistemi di monitoraggio, comunque, al momento non ci danno motivo di ritenere che ci sia magma che sta arrivando superficie e dunque è veramente improbabile che si verifichi un’eruzione vulcanica in tempi brevi».

La paura, però, c'è tra la gente.

«Sul breve periodo, deve esserci attenzione, ma non preoccupazione. In base ai dati non abbiamo motivo di ipotizzare che ci sarà un’eruzione nei prossimi giorni. Comprendiamo la preoccupazione dei cittadini rispetto dai terremoti, ma sono altri i percorsi da seguire e non passano per la scienza. Penso all’organizzazione territoriale e alla messa in sicurezza degli edifici, che dovrebbe essere fatta in tutta Italia in quanto territorio sismico. Il Comune di Pozzuoli ha inviato nelle case delle brochure su come comportarsi in caso di rischi naturali. In ogni caso, l’area dal 2012 è al livello di allerta, detto proprio di attenzione. La rete dei monitoraggi è molto sviluppata e sensibile, intercettiamo qualunque segnale provenga dalla caldera».

Sul breve periodo dunque nessun rischio, ma guardando avanti? 

«Il fatto che non stia accadendo nulla di rilevante rende ancora più complicato dire cosa succederà a lungo termine. Sappiamo che un’eruzione ci sarà sicuramente prima o poi, non abbiamo segni di evoluzione al momento. Inoltre, trattandosi di una caldera, non possiamo prevedere ora dove potrebbe attivarsi un centro eruttivo. Al momento non ci sono segnali in tal senso. Se i segnali diventassero più anomali di quelli che già osserviamo, con terremoti più forti e sollevamenti più intensi, grazie a una serie di modelli previsionali probabilistici, potremmo avere informazioni sul breve termine. Fortunatamente non siamo ancora in questa situazione».

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Ultimo aggiornamento: 12:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA