Terremoto all'Aquila: colpa delle vittime, anzi no: il corto circuito sul sisma

Ad ottobre la sentenza choc: parte della responsabilità a chi non era uscito in tempo

Sabato 24 Dicembre 2022 di Angelo De Nicola
Terremoto L'Aquila: colpa delle vittime, anzi no: il corto circuito sul sisma

L’AQUILA Colpa delle vittime che non hanno avuto la prontezza a uscire di casa alla luce dello sciame sismico e, dunque, il risarcimento è decurtato del 30%. No, colpa della Commissione Grandi Rischi che ha diffuso un messaggio rassicurante e, quindi, la Presidenza del Consiglio dei ministri deve risarcire tutti. Sì, però i membri della stessa Commissione sono stati tutti assolti (meno uno) in sede penale dalle stesse, identiche, accuse al grido “Non si processa la scienza: i terremoti non si posso prevedere”.

Rassicurazioni prima del sisma 2009, Presidenza del Consiglio condannata a risarcire 8 milioni

A quasi 15 anni dal sisma dell’Aquila del 6 aprile 2009, 309 vittime ufficiali e la popolazione di un capoluogo di regionale totalmente evacuata per mesi, si assiste a una “schizofrenia” giudiziaria, un “balletto” di giudizi diametralmente opposti.

Come l’ultimo, quello di ieri, del Tribunale civile dell’Aquila (giudice Baldovino De Sensi), che ha condannato, appunto, la Presidenza del Consiglio dei ministri a risarcire (in totale, circa 15 milioni di euro) trenta parti civili per le rassicurazioni prospettate dall’ex numero due del Dipartimento nazionale di Protezione civile, Bernardo De Bernardinis (all’epoca braccio destro di Guido Bertolaso, andato assolto in un procedimento collaterale) già condannato in sede penale, con sentenza passata in giudicato, a due anni di reclusione.

Eppure, soltanto nell’ottobre scorso, lo stesso Tribunale civile dell’Aquila aveva sentenziato che è una colpa, per le vittime dei crolli, non essere usciti di casa dopo due scosse di terremoto molto forti che seguivano uno sciame sismico che durava da mesi. In quella che è stata definita “sentenza choc”, riferita al crollo di uno palazzo in centro storico del capoluogo abruzzese in cui morirono 24 persone, il giudice Monica Croci ha scritto che «è fondata l’eccezione di concorso di colpa delle vittime, costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile. Concorso che può stimarsi nel 30%», ovvero la misura di cui verrà decurtato il risarcimento danni stabilito. “Condotta incauta”, quindi.

 

Una visione diametralmente opposta, quella del giudice Croci, allo «State tranquilli, lo sciame sta liberando energia» che venne dagli organi dello Stato nei giorni a ridosso della grande scossa (6.3 della scala Richter). Il 31 marzo 2009, cinque giorni prima del sisma, si riunì all’Aquila la Commissione Grandi Rischi per fare il punto sullo “sciame” in atto almeno dal novembre precedente. Il tono rassicurante del verbale di quella riunione venne accolto come una promessa che nulla di grave sarebbe accaduto. E in tal senso la sentenza di primo grado del “Processo alla Grandi Rischi” condannò a sei anni i sette componenti di quella Commissione, appunto «per aver rassicurato». Una sentenza clamorosa che fece il giro del mondo. Poi, in Appello quel giudizio venne del tutto ribaltato: assolti i membri della Commissione “perché il fatto non sussiste”, a eccezione di Bernardo De Bernardinis condannato a due anni, per aver affermato: «Lo sciame sismico? Beviamoci su un bel bicchiere di Montepulciano».

LA BATTAGLIA LEGALE

Ora arriva quest’altra sentenza dopo la battaglia legale portata avanti dagli avvocati Maria Teresa di Rocco e Silvia Catalucci del Foro dell’Aquila, che “a caldo”, nel 2010 avevano deciso di intraprendere l’azione civile anziché quella penale, nei riguardi della Presidenza del Consiglio che ora dovrà risarcire le parti offese di una somma complessiva che sfiora i 15 milioni di euro. Da quello che emerge leggendo le motivazioni della decisione, l’iniziativa legale si è basata sulle risultanze proprio del lavoro della Commissione Grandi Rischi riunitasi all’Aquila. «Accertata, quindi, almeno potenzialmente l’idoneità delle dichiarazioni del De Bernardinis a incidere causalmente sulla condotta dei cittadini dell’Aquila, si tratta di verificare in questa sede, se tale efficacia causale sia stata anche dimostrata, all’esito dell’istruttoria civile, nei confronti degli attori non costituitisi parte civile nel processo penale»: così si legge nella sentenza del giudice del Tribunale civile dell’Aquila. Fino alla prossima sentenza.

Ultimo aggiornamento: 22 Marzo, 16:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA