Terremoto Roma, ecco perché adesso anche la Capitale ha paura

Venerdì 8 Novembre 2019 di Mauro Evangelisti
Terremoto Roma, ecco perché adesso anche la Capitale ha paura

I palazzi oscillano sempre più spesso anche nella Capitale. «Si è sentito anche a Roma». Ogni qual volta, purtroppo con sempre più frequenza negli ultimi vent'anni, c'è una scossa di terremoto in Italia, rimbalza la notizia che è stata avvertita in molti municipi della città eterna. Cosa sta succedendo? Perché si è sentita così distintamente in varie zone la scossa di ieri in Abruzzo, che pure era di magnitudo 4.4? Le risposte sono due: la prima può apparire banale, ma in realtà è sostanziale.

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Negli ultimi vent'anni, dall'Aquila ad Amatrice fino alle Marche, le scosse di terremoto con magnitudo più alta sono avvenute in zone più vicine a Roma. Oggettivamente, le scosse, anno dopo anno, stanno avvicinandosi a Roma. La seconda invece è collegata a una peculiarità della Capitale: il tipo di terreno su cui poggiano alcuni quartieri, in particolare quelli lungo il Tevere, amplifica la percezione della scossa di terremoto. Così, anche se l'epicentro è all'Aquila, ad Accumoli (Rieti) o a Visso (Macerata), poi i palazzi oscillano anche in alcuni municipi di Roma. Significa che nella Capitale c'è un elevato rischio sismico? Sì e no.
RISCHI
La classificazione vede il grado 2B, vale a dire pericolosità media, nei municipi IV, V, VI, VII, VIII, IX. Gli altri hanno un rischio minore. Discorso diverso per altre zone della provincia, come i Colle Albani. Ma in generale, anche a Roma, proprio questa caratteristica dell'amplificazione dovrebbe convincere le istituzioni ad accelerare sul fronte della messa in sicurezza di tutti i palazzi e gli edifici, a partire dalle scuole, costruite quando le norme antisismiche erano meno stringenti. Per Roma si apre una fase di maggiore attenzione alla messa in sicurezza degli edifici. Altro tema: la presenza di cavità sotterranee. Spiega una ricerca dell'Ispra: «Queste cavità costituiscono un'intricata rete di gallerie sotto la città, costituendo sistemi, a volte a più piani, che si approfondiscono a differenti profondità. Questi vuoti sono tutti di origine antropica». Conferma Francesco Peduto, presidente del Consiglio nazionale geologi: «Partiamo da un dato: il territorio dell'Italia centrale è sempre stato piuttosto ballerino, problematico; lo sciame sismico seguito alle scosse del 2016 non si è ancora esaurito. E teniamo conto che la scossa del tardo pomeriggio di ieri, di magnitudo 4.4, è avvenuto tra le province di Frosinone e L'Aquila. Il territorio della città di Roma è formato da una tipologia di terreni che, anche per eventi sismici di entità non troppo forte, hanno un effetto di amplificazione. Roma solitamente risente di terremoti non diretti, ma indotti». Alessandro Amato, geologo e dirigente di ricerca presso l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, osserva: «Le aree in cui è più significativo l'effetto di amplificazione sono quelle dove ci sono sedimenti più sciolti, terreni alluvionali, sedimenti fluviali, argille. Parliamo di quartieri più a ridosso del corso del Tevere, come Prati, Magliana, San Paolo, Marconi, Testaccio».
Mauro Evangelisti
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Ultimo aggiornamento: 11:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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