Tasse anche sulle mance, la Cassazione: «Le donazioni dei clienti sono parte dello stipendio»

Il reddito da lavoro dipendente non è più limitato alla busta paga

Sabato 2 Ottobre 2021 di Michela Allegri
Tasse anche sulle mance, la Cassazione: «Le donazioni dei clienti sono parte dello stipendio»
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Anche le mance devono essere tassate: sulle donazioni fatte da clienti e avventori ai dipendenti di hotel, ristoranti, locali, adesso si abbatte la scure del Fisco. L’ha stabilito la Corte di Cassazione, con una sentenza depositata ieri e che sta facendo discutere: «Le erogazioni liberali percepite dal lavoratore dipendente, in relazione alla propria attività lavorativa, tra cui le cosiddette mance, sono soggette a tassazione», hanno decretato i supremi giudici, introducendo un nuovo principio di diritto.

Camerieri, addetti alla reception, facchini e concierge, non potranno più arrotondare “gratuitamente” lo stipendio: le donazioni - che nelle strutture di lusso spesso sono decisamente sostanziose - devono essere considerate a tutti gli effetti una voce dello stipendio.

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LA NORMA
La Cassazione ha introdotto un netto cambio di passo, sottolineando che l’attuale articolo 51 del Testo unico delle imposte sui redditi, nel testo post riforma Irpef del 2004, prevede una nozione più estesa di reddito da lavoro dipendente, che non viene più limitata alla busta paga e quindi al salario percepito dal datore di lavoro. Secondo la sentenza, infatti, «il reddito di lavoro dipendente è costituito da tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d’imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro». E ancora: «Sono redditi di lavoro dipendente quelli che derivano da rapporti aventi per oggetto la prestazione di lavoro, con qualsiasi qualifica, alle dipendenze e sotto la direzione di altri, compreso il lavoro a domicilio quando è considerato dipendente secondo le norme della legislazione sul lavoro».

IL CASO
Il caso è arrivato di fronte ai supremi giudici con il ricorso presentato dall’Agenzia delle Entrate contro una decisione della Commissione tributaria regionale della Sardegna. Al centro della bagarre, la vicenda del capo ricevimento di un lussuoso hotel a 5 stelle della Costa Smeralda che, in un solo anno, aveva guadagnato circa 84mila euro di mance. Una cifra elevata che, per l’Agenzia delle Entrate, doveva essere dichiarata e sottoposta a tassazione. Circostanza respinta dal dipendente. Da qui, l’accusa di evasione fiscale. L’uomo si era quindi rivolto ai giudici e la Commissione tributaria regionale gli aveva dato ragione: secondo i magistrati tributari, le donazioni fatte dai vacanzieri non potevano essere considerate tassabili, perché non facevano parte del reddito da lavoro dipendente, visto che le mance arrivavano direttamente dai clienti, senza un intervento del datore di lavoro. Ieri, però, la Cassazione ha ribaltato la sentenza. 

IL RAPPORTO DI LAVORO
Per gli ermellini, infatti, donazioni e mance derivano direttamente dal rapporto di lavoro e costituiscono un’entrata «sulla cui percezione il dipendente – si legge nelle motivazioni – può fare, per sua comune esperienza, ragionevole, se non certo affidamento». In sostanza, sottolineano i magistrati, il capo ricevimento del lussuoso hotel sardo ha ottenuto le mance, ovviamente, in quanto dipendente della struttura. Il nesso tra le elargizioni e il rapporto di lavoro, quindi, ha come conseguenza la possibilità di procedere con la tassazione. I giudici fanno anche un parallelo con le mance incassate dai croupiers: in questo caso la norma prevede una deduzione forfettaria del 25 per cento. Ora, la tassazione spetterà anche a camerieri e concierge. Intanto la commissione tributaria della Sardegna dovrà riesaminare il caso del capo ricevimento dell’hotel della Costa Smeralda, tenendo conto del nuovo principio di diritto che è stato formulato nella sentenza.

Ultimo aggiornamento: 21:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA