Strage di Erba, il Csm sanziona Tarfusser. Il pm: «Rifarei esattamente quello che ho fatto»

Il difensore, l'avvocato Emanuele Principi, aveva chiesto il «proscioglimento» del pm

Mercoledì 28 Febbraio 2024 di Valentina Errante
Strage di Erba, il Csm sanziona Tarfusser. Il pm: «Rifarei esattamente quello che ho fatto»

«Rifarei esattamente quello che ho fatto». Così il sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser, ha commentato la decisione del Csm che ieri ha deciso di infliggergli la sanzione disciplinare della censura.

L'incolpazione era nata dalla presunta violazione delle linee guida della Procura generale di Milano in tema di revisione dei processi. In particolare, i vertici dell'ufficio gli contestavano la gestione del caso della strage di Erba.

La sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura aveva aperto il procedimento a carico di Tarfusser dopo la trasmissione degli atti da parte del procuratore generale di Milano, Francesca Nanni, diretto superiore dello stesso Tarfusser. Il magistrato, infatti, nonostante non fosse competente a farlo, le aveva trasmesso, senza consultarla, l'istanza di revisione, destinata ai colleghi di Brescia, del processo a carico di Olindo Romano, 62 anni, e Rosa Bazzi, 61, da poco ammessa al lavoro esterno in una cooperativa di pulizie, entrambi condannati all'ergastolo.

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IL REGOLAMENTO

In base alle linee programmatiche della Procura generale di Milano, questo compito rientrava nella competenza dell'Avvocato generale e del Procuratore generale. A Tarfusser è stato contestato di aver agito senza alcuna delega, incontrando i legali dei coniugi Bazzi-Romano e studiando la documentazione di parte, a supporto della richiesta di revisione. Senza mai interloquire con la Pg Nanni, avrebbe poi depositato l'istanza di revisione nella segreteria della Procura generale e Nanni, allegando il suo parere negativo, l'ha poi trasmessa alla Corte d'Appello di Brescia che ha comunque deciso di discutere il caso con un'udienza fissata il primo marzo, per stabilire se ammettere le nuove prove.

L'UDIENZA

Adesso, per un eventuale ricorso in Cassazione contro la censura, Tarfusser aspetterà la pubblicazione delle motivazioni, che avverrà entro 90 giorni. «Non ho fatto nulla di quello di cui sono incolpato, non sono mai venuto meno ai miei doveri, non ho violato alcuna norma perché questa norma non c'è, perché non ci può essere una norma che regoli la mia vita privata. Quell'atto è diventato un atto giudiziario nel momento in cui l'ho depositato alla segreteria della procura generale. Non ho violato alcuna norma, né ho leso l'onore e il prestigio della magistratura», aveva detto ieri Tarfusser, rendendo dichiarazioni spontanee in udienza. «Mai mi sarei aspettato, dopo 40 anni di servizio, in cui ho svolto il mio lavoro con passione serietà e correttezza di trovarmi davanti alla sezione disciplinare del Csm per avere svolto il mio ministero». Il sostituto pg, aveva anche sottolineato di avere chiesto un incontro al procuratore generale Nanni, na è stato ignorato. E aveva concluso: «Ho fatto bene ad agire come ho agito altrimenti non saremmo alle porte della riapertura del processo», riferendosi all'accoglimento della sua richiesta di revisione. Il Pg della Cassazione Simone Perelli aveva invece sollecitato proprio la censura a carico della toga per la violazione dei principi di imparzialità e correttezza e, nella sua requisitoria, aveva rilevato che «la condotta» di Tarfusser «non può essere liquidata con la scriminate della lieve entità perché ha causato un vulnus al sistema organizzativo e non può passare l'idea che un magistrato possa compiere attività per le quali non viene delegato, in base alle tabelle o al progetto organizzativo». Il difensore, l'avvocato Emanuele Principi, aveva chiesto il «proscioglimento» del pm.

LA STRAGE

Adesso la strage, avvenuta l'11 dicembre del 2006, con tre donne e un bambino piccolo uccisi a coltellate e colpi di spranga, e un sopravvissuto, torna in aula. Definito «tra i peggiori crimini del dopoguerra», nell'atroce fatto di sangue sono stati uccisi la giovane mamma Raffaella Castagna, suo figlio di 2 anni, Youssef, Paola Galli, madre di Raffaella e nonna del piccolo, e la vicina di casa Valeria Cherubini, mentre Mario Frigerio, il supertestimone oculare morto nel 2014, era miracolosamente sopravvissuto. Azouz Marzouk, il marito tunisino di Raffaella e padre del bimbo, con trascorsi per droga e che inizialmente era stato, a torto, sospettato, ha detto che sarà in udienza.
I legali della coppia mettono in discussione il riconoscimento di Olindo fatto da Frigerio, le confessioni, poi ritrattate dei due coniugi, e anche la traccia ematica di una delle vittime, repertata nella macchina di Olindo. Sangue che, secondo l'istanza di revisione, non proverrebbe con assoluta certezza dall'auto di Romano. Non solo, gli avvocati, dei quali Tarfusser ha condiviso le indagini difensive, indicano anche una pista alternativa, allegando alcune testimonianze. La strage, sostengono, potrebbe essere stata un regolamento dei conti per punire Marzouk, legato al mondo dello spaccio. I giudici di Brescia, sentiti i difensori, il Pg e le parti civili (la famiglia Castagna ha già detto che non ci sarà) decideranno se assolvere, ammettere le prove che la difesa ritiene nuove e riaprire l'istruttoria, o confermare il "fine pena mai" per Olindo e Rosa.

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