Strage in discoteca, figlio gestore: «Spray usato per rubare una catenina»

Domenica 9 Dicembre 2018
Strage in discoteca, figlio gestore: «Spray usato per rubare una catenina»

Lo spray urticante era un diversivo per creare confusione e rapinare una catenina ad un ragazzino. Marco Cecchini fa il dj alla Lanterna Azzurra, è il figlio di Quinto, uno dei gestori, e venerdì sera era nel locale quando è scoppiato il panico poi sfociato in tragedia, con la morte di 6 persone. Ed è lui a sostenere che chi ha dato il via a quel fuggi fuggi aveva uno scopo ben preciso. Marco non è stato testimone dell'accaduto, ma quel che è avvenuto poco dopo mezzanotte e mezza glielo ha raccontato il proprietario di quella catenina, dunque il protagonista diretto. 

LEGGI ANCHE Tragedia Corinaldo, appello dei Carabinieri : «Chi ha dei video ce li mandi»
LEGGI ANCHE Identificato il minore che ha spruzzato lo spray nella discoteca di Corinaldo

​«Stavo fumando fuori dalla sala di sotto, con la porta di emergenza aperta - spiega -.

Ad un certo punto è arrivato un ragazzo dalla sala fumatori e mi ha detto: 'Marco, mi hanno rubato la cateninà. Io gli ho chiesto chi fosse stato e lui mi ha risposto 'non lo so, era un ragazzo che ha spruzzato uno spray al peperoncinò.» La vittima della rapina non dice a Marco se lo conosce, ma i due decidono comunque di andare a cercarlo. Ma quello è il momento in cui esplode il panico. 
 


«Faccio un passo in avanti - sono le parole di Marco - e vedo tutta quella gente che usciva, le prime file sono riuscite a scendere senza problemi poi qualcuno, forse uno che non conosceva il locale, non ha visto le scalette alla fine della rampa ed è caduto, provocando l'effetto domino». Secondo il figlio del gestore il locale non era strapieno. E non è vero che vi fossero delle sale interdette. «Ho fatto 40-50 serate in quel posto e sinceramente non c'era tanta gente. Ad occhio forse 800-900 persone. Qualcuno poi dice che era chiusa una sala ma ti posso assicurare io che erano aperte perché quando è scoppiato il panico ero nella sala di sotto, stavo fumando una sigaretta e c'era un mio amico dj che suonava». Ma non solo. Non è neanche vero, come hanno detto alcuni ragazzi, che i body guard dicevano loro di rientrare.

«Nessun buttafuori - sostiene - ha fermato i ragazzi che scappavano». E allora perché si è creato quel blocco? «Non lo so, non l'ho capito. C'è un video ripreso dalla consolle del dj in cui si vede che tutta la parte in fondo della pista si muove verso l'esterno seguendo solo quella via lì e non capisco perché, forse il panico, forse perché non vedeva bene. Ma nessun buttafuori li bloccava, io ero lì sotto e ho visto, ho raccolto gli occhiali ad un ragazzo e abbiamo tirato fuori delle persone».

Marco sa che il padre finirà probabilmente nel registro degli indagati. «Non riesce a farsi una ragione di quello che è successo - dice ancora il dj - non è mai accaduta una cosa del genere e il servizio di sicurezza ha lavorato sempre bene. Penso che mio padre non c'entri nulla ma è giusto che si facciano le indagini e vedremo come va a finire». Restano i sei morti, quelli non tornano indietro. «È una tragedia, sono distrutto - conclude il figlio del gestore - Per me, per noi è una sconfitta perché la Lanterna è la mia famiglia, la mia casa».

Ultimo aggiornamento: 18:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA