Strage di Bologna, chi è Paolo Bellini, condannato all'ergastolo. In Brasile era Roberto Da Silva

Mercoledì 6 Aprile 2022
Strage di Bologna, chi è Paolo Bellini, condannato all'ergastolo. In Brasile era Roberto Da Silva

In Brasile si faceva chiamare Roberto Da Silva, ma sono le sue vere generalità a essere finite nelle inchieste su stati misteri italiani.

Paolo Bellini, nato nel 1953 a Reggio Emilia, cresciuto all'ombra del padre Aldo, legato ad Avanguardia Nazionale. Nel 1971 l'esordio con un attentato incendiario alla sede dell'Msi a Reggio Emilia: venne fermato poco dopo facendo scoprire il piano di attribuire ai rossi quel rogo.

Dopo i primi anni in Avanguardia Nazionale, nel 1976 fuggì in Sudamerica, si ritiene protetto da elementi deviati dei Servizi. I documenti intestati al brasiliano Roberto Da Silva gli permettevano di muoversi liberamente.

Abile anche a pronunciare frasi ad effetto, come quella in occasione della prima udienza (16 aprile 2021) del processo ai mandanti della Strage di Bologna: «Come mi sento? Come Sacco e Vanzetti». Da Avanguardia nazionale agli anarchici condannati nel Usa per un delitto mai comesso. 



Un omicidio Bellini lo confesso, quello del 1999: Alceste Campanile, ex Fronte della gioventù, suo amico di gioventù poi passato all'estrema sinistra.  «La cosa più stupida che ho fatto nella mia vita», disse in aula a Bologna nel 2021, lui che è considerato anche un killer pagato dalla 'ndrangheta.

Durante il processo ha affrontato anche due malori e un'operazione al cuore. 

«Io sono innocente, non ero a Bologna» ha detto più volte. Oggi no, non era presente alla lettura della sentenza. 

«Bellini, che noi riteniamo presente in stazione a Bologna il 2 agosto, è stato un killer di Avanguardia Nazionale. Un killer protetto dai servizi segreti, a partire dall'omicidio di Alceste Campanile (1975, ndr)». Lo ha detto il Pg Umberto Palma nel corso della sua requisitoria lo scorso febbraio nell'ambito del nuovo processo sulla strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, che vede come principale imputato proprio Paolo Bellini, accusato di concorso nella strage. Avanguardia Nazionale, ha spiegato Palma, "non può essere stata tenuta fuori dalla strage, non può essere resa estranea a questo attentato, che coagulava varie forze eversive". Per la Procura generale Avanguardia Nazionale rappresenta "l'anello di congiunzione tra il vertice finanziario-organizzativo della strage di Bologna", costituito dal binomio piduista Licio Gelli-Federico Umberto D'Amato, e "la figura di Paolo Bellini, che fu un militante operativo di Avanguardia Nazionale, quanto meno, nella metà degli anni settanta".

Palma ha poi sottolineato il ruolo di Stefano Delle Chiaie, leader assoluto di Avanguardia, "e confidente di Federico Umberto D'Amato. Anzi - ha posto l'accento Palma - tra i due c'era una convergenza strategica, che va al di là del fenomeno del confidente. Ed era noto in ambienti politici e giornalistici che D'Amato manipolava Delle Chiaie". Palma è tornato poi a soffermarsi sulla figura di Sergio Picciafuoco, criminale legato all'estrema destra, presente in stazione la mattina della strage, affermando che "Picciafuoco è colpevole ma è un colpevole non punibile", in quanto già assolto in via definitiva dall'accusa di aver partecipato all'attentato.

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