Soumahoro, le coop anti-caporalato gestite da moglie e suocera sotto inchiesta per sfruttamento

Il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra: "Io non coinvolto, vogliono infangarmi"

Venerdì 18 Novembre 2022 di Monica Forlivesi e Cristiana Mangani
Soumahoro, le coop anti-caporalato gestite da moglie e suocera sotto inchiesta per sfruttamento

Sacchi di documenti, fatture, bilanci, ricevute, tutto abbandonato per strada. Parte da qui l’indagine su stipendi e contributi non pagati da parte delle cooperative Karibù e Consorzio Aid che gestiscono i centri per immigrati in provincia di Latina. Otto sacchi che si trasformano in un vaso di Pandora sui quali stanno indagando i carabinieri del Comando provinciale di Latina. La documentazione, arrivata da una cittadina sui Monti Lepini, Sezze, è stata trovata dopo che le coop hanno chiuso una loro sede e stavano traslocando. L’attività delle cooperative è stata più volte al centro di inchieste, ma la notizia, questa volta, è deflagrata, perché al vertice della Karibù e del Consorzio Aid c’è Marie Terese Mukamitsindo, suocera del deputato di Alleanza verdi e Sinistra, Aboubakar Soumahoro.

Mukamitsindo, vincitrice del Moneygram Award 2018, il premio come imprenditore dell’anno di origini straniere in Italia, è presidente del cda, mentre Liliane Murekatete, la moglie di Soumahoro è consigliera. La cooperativa è tra le più grandi sul territorio pontino, nel 2018 è arrivata a impiegare quasi 150 dipendenti. 

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GLI STIPENDI

Il ritrovamento della documentazione arriva dopo mesi di denunce da parte di alcuni lavoratori e della Uiltucs. «Arretrati per 400.000 euro - spiega Gianfranco Cartisano, il segretario del sindacato - che nei giorni scorsi la prefettura di Latina, applicando la legge sulla sostituzione di pagamento, ha in parte liquidato pagando gli arretrati di quattro dei 26 dipendenti che rappresento, erano nelle liste degli appalti diretti della prefettura, spero che anche i Comuni facciano la stessa cosa». 

Su indagini e accuse Aboubakar Soumahoro ha scritto un duro post sulla sua pagina Facebook: «Falso! Non c’entro niente con tutto questo e non sono né indagato né coinvolto in nessuna indagine dell’Arma dei carabinieri, di cui ho sempre avuto e avrò fiducia. Non consentirò a nessuno di infangare la mia integrità morale. A chi ha deciso, per interessi a me ignoti, di attaccarmi, dico: ci vediamo in tribunale!».
Il fascicolo di inchiesta è, al momento, contro ignoti. La procura di Latina ipotizza il reato di occultamento e distruzione di documentazione contabile, mentre un altro fascicolo per truffa che riguarda un unico caso (anche questo senza indagati), risale allo scorso anno ed è seguito dalla Guardia di finanza. Nessuna inchiesta, invece, è stata aperta sui minori e sui presunti maltrattamenti. Anche se al sindacato sono arrivati i racconti di lavoratori minorenni che dichiarano di essere stati «lasciati al buio, senza cibo e acqua». «Stavamo lavorando e poi ci hanno spostato in un posto a Napoli peggiore del primo e tutti quelli che lavorano qui sono razzisti», si sono sfogati. Storie che Soumahoro definisce falsità.

LE RICHIESTE

«Esistono molti lati oscuri sulla gestione delle due strutture - denuncia la Uiltucs - nell’ultimo incontro in prefettura lo abbiamo fatto presente». Decine le testimonianze segnalate, alcune anche con riferimento a fatture “alterate”. «Non ho dimenticato il tuo debito o quello di Mohamed», si sarebbero più volte giustificati dalla coop con i lavoratori che aspettavano il pagamento. Ma soprattutto: «Portami la settimana prossima una fattura di metà importo». Oppure: «Ti ringrazio e ti ringrazierò a vita per tutto e ti chiedo di incontrarci in ufficio per accordare il dilazionamento delle spettanze dovute e le fatture». Messaggi che sarebbero stati inviati anche dalla suocera di Soumahoro: «Lo so, hai lavorato con Aid e stanno sempre aspettando le fatture come hai detto tu», è una delle chat presentata all’Ispettorato del lavoro.

Marie Terese Mukamitsindo parla di «deliberate illazioni calunniose che denigrano l’operato dell’ente che rappresento. Per questo abbiamo dato mandato ai legali di perseguire nelle opportune sedi chiunque, a torto, attribuisca all’ente fatti gravi». Le cooperative, in passato finite nel mirino anche di “Casapound”, hanno sempre assicurato di aver pagato gli stipendi regolarmente e hanno attribuito i ritardi al mancato arrivo dei relativi finanziamenti.

Ultimo aggiornamento: 15:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA