«Serena Mollicone è stata sbattuta contro la porta»: i nuovi elementi in mano all'accusa

Venerdì 28 Febbraio 2020 di Vincenzo Caramadre
«Serena Mollicone è stata sbattuta contro la porta»: i nuovi elementi in mano all'accusa

Giallo di Arce, nell'udienza davanti al Gup arriva l'integrazione sulla dinamica dell'omicidio. L'atto integrativo redatto dalla professoressa Cristina Cattaneo è stato depositato nel corso dell'udienza di mercoledì scorso dinanzi al Gup Domenico Di Croce dai pm Beatrice Siravo e Maria Carmen. L'integrazione riguarda il punto d'impatto tra la testa di Serena Mollicone e la porta di legno sequestrata nell'alloggio della caserma di Arce. Il punto d'impatto è stato duramente contestato, in riferimento all'altezza, dal criminologo Lavorino (consulente della famiglia Mottola, indagata). «La porta non è l'arma del delitto - ha spiegato più volte Lavorino - perché Serena era alta un metro 155, il segno di rottura sulla porta è a un metro 154 centimetri mentre la ferita sull'arcata sopraccigliare di Serena è a 1 metro e 46 da terra».

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Ma per la prof. Cattaneo il punto d'impatto e l'altezza di Serena sono perfettamente coincidenti. Motivo? La ragazza indossava scarponcini e quindi più alta dei 155 centimetri. Ma non è tutto perché la 18enne, spinta dal basso verso l'alto, avrebbe ricevuto una forza cinetica nel momento dell'aggressione. Da qui la coerenza con il punto d'impatto.
Ma, all'indomani dell'udienza Gup, in cui è stato chiesto il rinvio a giudizio per i cinque imputati (Franco, Marco e Annamaria Mottola per omicidio, concorso morale in omicidio e istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi per l'ex luogotenente Vincenzo Quatrale e favoreggiamento per il carabiniere Francesco Suprano), la famiglia Tuzi, tramite l'avvocato Elisa Castellucci, è passata al contrattacco e mettendo in luce la totale estraneità di Tuzi nell'omicidio Mollicone.
«Le impronte digitali e il dna di Santino Tuzi, sono stati confrontati a suo tempo con i reperti biologici e dattiloscopici trovati sul corpo di Serena. Con esito negativo. Santino Tuzi è totalmente estraneo all'omicidio di Serena Mollicone, non è mai stato indagato, non è lui l'imputato», hanno spiegato. Ma per la difesa della famiglia di Santino Tuzi, è ormai chiaro il suicidio. «Qualsiasi altra ricostruzione - hanno spiegato - è destituita di ogni fondamento, non ha alcun senso parlare di omicidio. Le indagini della Procura in tal senso sono state esaustive. Quando nel 2015 sono iniziate le indagini difensive (che hanno portato alla riapertura del caso), abbiamo subito chiarito che per noi il suicidio è dato storicamente acquisito».
Portata in risalto, dalla difesa Tuzi, anche un'intercettazione telefonica di un parente di Anna Maria Mottola. A parlare è stato uno dei dipendenti dell'azienda del fratello della signora Anna Maria Mottola, dipendente che doveva essere sottoposto a prelievo delle impronte digitali. «Quello lavorava là! Se l'hanno prese sulla macchina ..io comunque le ho portate le macchine! I cartoni li abbiamo maneggiati! Io lo scotch non me lo ricordo, però se io c'ero, io comunque l'abbiamo toccato! Quello stava insieme a noi». Si parla di scotch e cartoni. Ma gli investigatori non hanno dato peso a queste parole.
 

Ultimo aggiornamento: 17:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA