Il dado è tratto. Carlo Calenda si candida a sindaco di Roma.
IL RAPPORTO CON IL PD Tutto da vedere il suo rapporto, invece, con il centrosinistra. Calenda cerca un'alleanza di centrosinistra larga ma non sembra intenzionato a partecipare alle elezioni primarie, metodo attaverso il quale il Pd ha scelto il proprio candidato nelle ultime due elezioni comunali: Ignazio Marino nel 2013 e Roberto Giachetti nel 2016. «Non posso parlare per il Pd - dice Calenda - auspico che ci sia un appoggio largo alla mia candidatura; questo del sindaco di Roma non è un lavoro che si può fare da soli. E non solo con i partiti. Roma è una città enorme, è una megalopoli. Ci sono tante esperienze civiche che vorrei partecipassero a questa mia corsa. Cercherò di mettere in campo una squadra larga». «Perché il PD dovrebbe appoggiarmi? Dovrebbe farlo se pensano che io sia la persona adatta. Come io - appena uscito dal Pd - ho fatto campagna elettorale per Stefano Bonaccini per le elezioni regionali in Emilia Romagna. Anche se aveva e ha un'idea diversa rispetto alla mia su questo governo».
LE PRIMARIE - Carlo Calenda poi alla domanda diretta sulle primarie spiega: «Fare le primarie oggi sarebbe complicato, farle più avanti significherebbe parlarci addosso per mesi. Non sempre le primarie sono state benefiche - spiega l'ex ministro - pensiamo a Sassoli e Gentiloni, usciti sconfitti e che ora il Pd avrebbe voluto come candidati per Roma» Poi a Fazio che gli chiede se sia di destra o di sinistra Calenda risponde: «Sono un socialdemocratico liberale»
LA RAGGI - Netto il suo giudizio sull'operato di Virginia Raggi, già aspramente criticata in passato. Anche questa volta Carlo Calenda non usa mezze misure: «E' stata disastrosa»