«I menu dei ristoranti e le etichette nei negozi resteranno in due lingue, italiano e cirillico, ma è chiaro che anche per questa stagione i turisti russi e ucraini ce li dovremo dimenticare. Se ce n'è qualcuno in Italia dev trattarsi di chi già abitava fuori dalla Russia», dice Patrizia Rinaldis, da anni saldamente al vertice dell'Associazione albergatori di Rimini, albergatrice lei stessa nella capitale della Riviera romagnola, la città di 150mila abitanti che conta ancora su oltre mille hotel e almeno 34mila camere.
Questa volta è l'aggressione russa all'Ucraina ad avere interrotto il flusso da Mosca e Kiev già congelato per due anni dal Covid, mentre nel 2014 fu la debacle del rublo a rallentare pesantemente gli arrivi, ma negli altri anni, dalla fine degli anni Novanta al 2019, l'arrivo dei russi non faceva che crescere di stagione in stagione.
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Patrizia Rinaldis
«Si è cominciato poco alla volta, con comitive organizzate, classe media, non gli oligarchi di cui si parla tanto adesso e che altrove in Italia hanno comprato le grandi ville.
Negli ultimi anni la Riviera Romagnola, 30 chilometri di spiaggia da Cattolica a Bellaria ai quali si sono via via aggiunti gli scenari sempre più apprezzati dell'entroterra a cominciare dalla Valmarecchia cara a Tonino Guerra, contava sull'arrivo di 300mila fra russi e ucraini che a un certo punto hanno insidiato la testa della classifica degli arrivi storicamente presidiata dai tedeschi.
«Tanti quei 300mila turisti? Non certo pochi – continua Patrizia Rinaldis - ma dobbiamo calcolare che la Riviera arriva a punte di venti milioni di arrivi a stagione. Come potere di spesa, tuttavia, quei russi sono difficilmente battibili. E' anche al turismo russi che punta il tour operator, Anex Travel Group, il secondo al mondo, che ha aperto la sede principale in Italia proprio all'aeroporto Federico Fellini di Rimini. Questa stagione erano già stati allestiti, fra Russia e Ucraina, almeno 50 voli la settimana. Rimini era diventato per i russi il secondo hub in Europa dopo quello tedesco, ma la realtà è che in Germania mica ci vanno a fare le vacanze i russi, vengono in Italia, vengono a Rimini dove trovano anche le tracce di personaggi importanti nella storia della loro cultura».
Come Tonino Guerra, lo sceneggiatore di Amarcord di Fellini e di Blow Up di Antonioni. Aveva sposato Eleonora Lablockina, per lui “Lora”, incontrata a Mosca nel 1975. Guerra ha collaborato con registi russi quali Andrei Tarkovskji, Andrei Khrzhanovski, Alexandr Sokurov e Vladimir Naumov. Tarkovskji fu suo testimone alle nozze con “Lora”. Molto della storia del poeta, sceneggiatore e pittore si può rivivere al museo Fellini di recente inagurato nella Rocca Malatestiana che, ristrutturata insieme al teatro Galli, presidia il centro storico di Rimini fortemente e recuperato, così come il lungomare - non solo quello di Marina Centro ombreggiato dal Grand Hotel - che è stato affidato ai pedoni e alle biciclette.
«Un po' alla volta i russi hanno cominciato ad amare – riprende la presidente di Federalberghi – non solo la spiaggia, i ristoranti e i negozi, ma anche la storia del nostro territorio. Fin dai primi arrivi dei russi si è lavorato molto sulla promozione a Mosca e i risultati si sono visti anche perché nel frattempo Rimini non ha fatto che migliorare il suo assetto e l'offerta turistica, che ora riguarda tutti gli aspetti del territorio con molta attenzione anche per l'ambiente. L'etichetta di “Divertimentificio” non si usa più, Rimini adesso è molto altro, e non solo nella stagione estiva. Se ne sono accorti anche i turisti italiani che negli ultimi due anni hanno riscoperto la Riviera Romagnola permettendoci di continuare a lavorare, a lavore con buoni risultati. Rimini pareva solo un rimedio in attesa che la pandemìa finesse, invece la proiezioni per l'estate 2022 sono ottime sia per gli italiani sia per gli stranieri. Torneranno insomma gli italiani e ritroveranno i tedeschi e anche altri turisti dell'est come i polacchi, ad esempio. I russi? Speriamo innanzitutto che la guerra finisca, poi siamo pronti a ospitarli di nuovo».
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