Reggio Emilia, i messaggi del branco dopo lo stupro della ragazza di 15 anni: «Fra', qui siamo nei guai»

Sms e chiamate tra i giovanissimi che presero parte al raduno: «È ancora sbronza? Mandala via»

Mercoledì 2 Febbraio 2022 di Claudia Guasco
Reggio Emilia, i messaggi del branco dopo lo stupro: «Fra', qui siamo nei guai»

I messaggi di aiuto che arrivano al telefono della sorella sono sgrammaticati. Per la paura, lo sgomento e la confusione che riempiono la testa della ragazzina. «Vieni a prendermi, ho bisogno di te», scrive la quindicenne. Sono le tre e mezza di venerdì pomeriggio, lei sta poco alla volta tornando in sé e comincia a rendersi conto di ciò che le è successo. La festa, le bottiglie, la progressiva perdita di lucidità e la violenza. «Aveva pesantemente abusato di alcolici come vino e vodka alla pesca - si legge nella richiesta di misura cautelare - in quantità tali da compromettere la sua capacità di esprimere un valido consenso». E proprio a causa della sua fragilità è diventata una preda.

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«Mandala via»

La sorella accorre, chiama i carabinieri e indica l'abitazione: «Fate in fretta, è stata violentata». Quando i militari arrivano nella casa in cui si è svolta la festa la porta è aperta, nell'appartamento non c'è nessuno, sembra essere stato abbandonato precipitosamente. Nelle stanze, solo bottiglie vuote e disordine. Ma è bastato uscire dal portone, girare l'angolo per trovare il quindicenne che sta parlando con il padre, raccontandogli l'accaduto. Viene portato in caserma e mentre gli investigatori lo interrogano il suo cellulare continua a squillare e a ricevere messaggi. Sono di uno degli altri due quindicenni invitati alla mattinata alcolica: le chat tra loro tradiscono una grande preoccupazione. I militari le intercettano, alcune vengono cancellate ma saranno recuperate dai tecnici, ciò che resta sono brandelli di una conversazione concitata. «Fra', questa dice che l'abbiamo stuprata», si agita l'arrestato. «Fra', siamo nella merda fino al collo», risponde l'altro.

Qualche ora prima capiscono di essere nei guai, tanto che in un minuto si telefonano per ben sei volte. La ragazza accusa il quindicenne e lui non sa cosa fare. Consiglia all'amico: «Ma fra', mandala via. Falla uscire». Lei però ancora non si regge in piedi. «Come? Come?», insiste il padrone di casa. «Fra' ma è ancora ubriaca? Ma fai qualcosa».

Gli esami tossicologici riveleranno un livello altissimo di alcol nel sangue della vittima (96 milligrammi per decilitro), ma «a detta del personale medico aveva in mattinata raggiunto una considerevole ebbrezza, ben al di sopra di quanto rilevato durante l'esame ematico», scrive la pm della Procura dei minori di Bologna Alessandra Serra. Le visite hanno confermato la violenza, il colloquio con i medici che l'hanno assistita è stato straziante.

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La quindicenne ha raccontato di essere rimasta come impietrita, di non essere stata in grado di reagire e ha parlato con amarezza della delusione per ciò che aveva dovuto subire da un compagno di scuola che credeva un amico. «Lui era steso sopra di me. Io ero impotente e non riuscivo a muovermi. Era un mio amico, non me l'aspettavo», ha messo a verbale. Quando la sorella l'ha trovata era in strada era sconvolta, barcollava e piangeva. Il ragazzino arrestato si è difeso sostenendo che la quindicenne fosse consenziente, ha rilasciato dichiarazioni spontanee limitandosi ad affermare le proprie responsabilità e quelle dell'amico in merito ai rapporti sessuali con la ragazza. Sul ruolo del terzo ragazzo sono in corso accertamenti.

Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 08:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA