Allarme razzismo, tre episodi di violenza su quattro hanno questa matrice

Martedì 21 Gennaio 2020
Il vice capo della polizia Vittorio Rizzi

Allarme razzismo: calano i reati di odio ma tre episodi di violenza su quattro hanno matrice razzista. I dati dell'Oscad, l'Osservatorio interforze per la sicurezza contro gli atti discriminatori, rendono ancora più evidente come il Paese che ha approvato le leggi razziali è ben lontano dall'aver imparato la lezione ed ancora incapace di accettare il diverso e di trovare una soluzione che fermi l'odio che dilaga sul web e nella società. I numeri sono chiari. Perché se è vero che nel 2019 si sono registrati 969 reati che hanno a che fare con razzismo, identità di genere e disabilità, il 12,7% in meno rispetto ai 1.111 del 2018, è altrettanto vero che i numeri sono di gran lunga superiori in confronto al 2016, quando si registrarono 736 crimini. Significa che nel 2019, ogni giorno, sono stati compiuti 2,6 reati di questo genere, uno ogni 9 ore.

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E la differenza è ancora più marcata se si guardano i soli dati relativi alle violenze, fisiche e verbali, che hanno a che fare con razza, etnia, nazionalità o religione: nel 2019 ne sono state segnalate 726, meno delle 801 del 2018 ma molte di più delle 494 del 2016.

Sempre sul fronte razzismo c'è inoltre da registrare un aumento delle aggressioni fisiche (da 88 a 93, erano 28 nel 2016), degli incitamenti alla violenza (da 220 a 234), degli atti di vandalismo (da 5 a 10) e delle turbative della quiete pubblica (da 49 a 91). Non solo. Il monitoraggio dei reati - spiega il vice capo della Polizia Vittorio Rizzi, nel corso del convegno "Le vittime dell'odio" organizzato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - sconta due problemi fondamentali: la mancanza di denunce, il cosiddetto under reporting”, che determina una sottostima del fenomeno, e il mancato riconoscimento della matrice discriminatoria da parte delle forze di polizia e degli altri attori del sistema penale, tecnicamente detto under-recording. Insomma, la realtà potrebbe anche essere peggiore. «L'antidoto più potente non può essere che la cultura per combattere l'ignoranza e la paura del diverso - ha detto il prefetto Rizzi - dove le forze di polizia hanno un ruolo fondamentale nel bloccare ogni forma di intolleranza prima che degeneri in sofferenza, distruzione e morte».

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«Non è più accettabile che ci siano episodi di violenza verso il diverso, banalizzare non è più possibile - dice il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese che ipotizza anche un maggiore controllo del web - Sono troppi e su questo dobbiamo lavorare. Il compito della politica è rendere il paese più inclusivo e porre un freno alle contrapposizioni. Dobbiamo fare in modo che questo linguaggio violento sia fatto fuori».

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Di necessità di «intervenire contro il linguaggio d'odio» perché «il paese non merita questo», parla anche la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina mentre per la collega alle Pari Opportunità Elena Bonetti bisogna avere «il coraggio di porre al centro il tema della discriminazione ed affermare in modo netto che servono politiche per eliminare ogni forma d'odio». Quell'odio su cui ragiona anche Liliana Segre. La senatrice a vita appare in una video intervista: «qualunque uomo di buona volontà dovrebbe combattere l'odio. Nella mia vita precedente ho odiato molto. Non perdono e non dimentico, ma ora non odio più, perché solo così si possono apprezzare i doni che la vita ci fa dopo tanto dolore». E ricorda che, ancora oggi, ci sono decine di «negazionisti spiccioli che le dicono sporca ebrea smetti di raccontare la tua bugia
». Di fronte a questo, conclude, «io che ho lasciato la mano di mio padre a 13 anni per farlo andare nelle camere a gas, non dovrei continuare a raccontare?».

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Il racconto della sofferenza di vittime dell'odio e l'impegno di testimonial del mondo dello sport, dello spettacolo, della vita civile sono stati i protagonisti del convengno: dal presidente dell'Associazione italiana calciatori Damiano Tommasi alla capitana della nazionale di calcio femminile Sara Gama, dall'attore Jonis Bascir a Imma Battaglia leader del movimento Lgbti, dalla ex nuotatrice paraolimpica Cecilia Camellini al padre di Valerio Catoia, giovane atleta con la sindrome di Down che ha salvato una bambina di 10 anni che stava affogando e che ha subito le peggiori infamie sui social.

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