Nell'appartamento di Calogero Carmina, sessant'anni, ci sono ancora frammenti di vita quotidiana: i telefoni, i documenti, gli abiti. I vigili del fuoco, che instancabilmente ma anche con estrema professionalità stanno scavando tra le macerie di via Trilussa, a Ravanusa, si aspettavano di trovare in quel punto non solo il cadavere di Calogero Carmina, ma anche quello del figlio Giuseppe, 33 anni, imbianchino.
LE LACRIME
Ieri ad assistere alle operazioni di ricerca dei vigili del fuoco c'erano anche due donne. Una è una giovanissima suora con il rosario in mano, Agata Carmina, sorella di Giuseppe e figlia di Calogero; l'altra è Eliana, la moglie, che ripete: «Voglio rivedere il mio Giuseppe». Suor Agata la consola, ma il dolore è intenso anche per lei, che ha preso i voti appena un anno e mezzo fa.
Altre grida si erano sentite al mattino, attorno alle 6.30, quando era stato ritrovato il corpo di Selene Pagliarello che avrebbe compiuto 31 anni venerdì prossimo e che avrebbe partorito un maschietto domani. Lei e il marito (Giuseppe Carmina, omonimo e cugino del disperso) avevano già scelto il nome: Samuele. Il cadavere di Selene, di suo marito Giuseppe e dei suoceri Angelo ed Enza, erano tutti nella stessa zona, corrispondente al salotto. Erano seduti sul divano. Il giorno precedente i vigili del fuoco avevano cercato Selene vicino all'ascensore, perché nell'ultima telefonata aveva detto «sto uscendo». Non ha fatto in tempo. Le grida che si udivano ieri mattina quando è stato trovato il suo cadavere erano della madre di Selene: «Non voglio più vivere, lasciatemi morire».
LE RICERCHE
Ieri in totale sono stati quattro i cadaveri trovati, che si sono aggiunti ai tre del giorno precedente. Mancano i due dispersi. Tra i corpi c'è anche quello di Carmela Scibetta, dirigente del Comune di Ravanusa. È la moglie di Pietro Carmina, professore in pensione, che per tanti anni ha insegnato storia e filosofia ali Liceo Classico di Canicattì, in queste ore ricordato con affetto e riconoscenza dai suoi studenti di tante generazioni.
I CANI
Un aiuto importante è stato dati dai cani dell'unità cinofile, addestrati a fiutare tra le macerie. In teoria sanno soprattutto individuare persone ancora in vita sepolte dai detriti, ma non di rado, come è successo anche ieri mattina, reagiscono anche quando intuiscono che c'è un cadavere vicino. Spiega il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Agrigento, Giuseppe Merendino: «Tutto dipende dal rapporto tra il conduttore e il cane. Solo lui conoscere e sa interpretare le reazioni dell'animale. Lo stesso cane con un differente conduttore non funzionerebbe. Noi ora continuiamo il nostro lavoro, non ci fermiamo fino a quando non avremo recuperato tutti i corpi».