È stata uccisa a coltellate senza alcun motivo, da uno squilibrato, mentre prendeva il sole sulle rive del Piave.
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Uccisa a coltellate, la resa del killer
Dopo aver pugnalato a morte Elisa, si è recato spontaneamente nella caserma dei carabinieri di Valdobbiadene (Treviso), dove è stato interrogato a lungo, e dove si trovava ancora in serata, assistito dal suo avvocato. A chiamare il 118 è stato un appassionato di trekking che seguiva il corso del Piave, giunto casualmente sul punto del delitto circa un'ora dopo l'aggressione, e quando la donna era ancora in vita. Giunti sul posto, però, i sanitari del Suem 118 non hanno potuto fare niente per salvare la giovane. Poco distante dal corpo c'era il lettino da spiaggia di Elisa.
Gli accertamenti sulla dinamica e sulle ragioni del gesto, non hanno per ora condotto a spiegazioni plausibili dell'omicidio. Tra i due sembra non ci fosse il minimo rapporto di conoscenza. Il ritrovamento sul luogo del delitto della borsa della donna intatta fa escludere l'ipotesi di una rapina. Anche la pista dell'aggressione a sfondo sessuale sarebbe stata per ora esclusa. L'unica spiegazione alla feroce aggressione andrebbe ricondotta per ora ad un raptus causato da disagi mentali. Mentre le fasi del soccorso, purtroppo inutili, non erano ancora terminate, l'uomo - ora indagato per l'omicidio - aveva già suonato al citofono della stazione dell'Arma di Valdobbiadene, distante una dozzina di chilometri, per autoaccusarsi del delitto. Con sè aveva portato anche l'arma, un coltello a lama lunga insanguinato, riposto in uno zainetto, che ha sostenuto di aver utilizzato. Le sue dichiarazioni sono al vaglio del pubblico ministero della Procura della Repubblica di Treviso Gabriella Cama.