Zona rossa e arancione, sei Regioni verso la chiusura. Ma i “virtuosi” in fascia bianca

Domenica 3 Gennaio 2021 di Mauro Evangelisti
Zona rossa, sei Regioni verso la chiusura. Ma i virtuosi in fascia bianca
4

Le regole più severe, per assegnare le limitazioni in fascia arancione e rossa alle varie Regioni, sono ormai decise e scatteranno subito, da venerdì.

L’epidemia avanza, anche se formalmente resta sotto i livelli di indice di trasmissione che, con le norme in vigore, causano le misure più severe. La cabina di regia di Ministero della Salute e Istituto superiore di sanità aveva lanciato l’allarme a fine 2020.

Il governo alza una diga che va a coprire la fase ponte tra il 7 gennaio e il 15. Il 6 (mercoledì) finisce il “periodo speciale”, coinciso con le festività di Natale, che hanno congelato l’assegnazione dei colori alle Regioni sulle basi delle pagelle della cabina di regia; il 15 scade proprio il provvedimento che regola quel sistema e probabilmente sarà aggiornato, abbassando l’indice Rt che causa la classificazione arancione e rossa. Restava una settimana da regolamentare e per questo ieri c’è stato il vertice dei capi delegazione di maggioranza con Conte, seguito da una riunione della cabina di regia e da quella del Comitato tecnico scientifico. Infine, in tarda serata, il ministri Speranza e Boccia hanno illustrato le decisioni alle Regioni.

Cosa succede? Il 7 e l’8 gennaio saranno “gialli”, dunque in tutte le Regioni ci saranno due giorni di relativa libertà. Il 9 e il 10 saranno “arancioni”, sempre per tutta Italia, con limitazioni più rigorose e divieto di spostamenti. Successivamente si deciderà sulla base del report della cabina di regia, che si riunisce l’8 gennaio. Il piano prevede di applicare subito le nuove regole che abbassano a 1 l’Rt che fa scattare la fascia arancione, a 1,25 quello per la fascia rossa (fino ad oggi erano rispettivamente a 1,25 e 1,5).

Inoltre, si pensa di introdurre un quarto colore, il bianco, che in qualche modo offre uno spiraglio di speranza alla popolazione, perché prevede poche restrizioni in quelle Regioni che si dovessero trovare con l’epidemia sotto controllo; ci sarebbe la riapertura ad esempio di cinema, teatri e palestre (ad oggi nessun territorio si avvicina a questo traguardo).

La proposta è del ministro Dario Franceschini, con l’obiettivo di mostrare anche uno scenario migliore e incoraggiante agli italiani. Con il prossimo report, se si confermasse la tendenza di quello del 31 dicembre, rischiano di diventare arancioni la Liguria, il Veneto e la Calabria. Ma anche Puglia, Lombardia e Basilicata sono sotto osservazione. Per quanto riguarda il Lazio, per ora l’Rt è sotto a 1, bisognerà però vedere a che punto sarà venerdì prossimo. L’Emilia-Romagna è nel limbo tra giallo e arancione. 

Ma perché è necessario andare a rendere più severo il sistema dei colori delle Regioni, abbassando l’asticella che fa scattare le chiusure? C’è una doppia preoccupazione: ancora il numero dei nuovi contagi è attorno a una media di 15mila al giorno, il dato dei ricoverati per Covid è tornato a salire e questo rappresenta un serio campanello d’allarme. Inoltre, ciò che vediamo succedere in Paesi vicini, come la Germania e soprattutto il Regno Unito, ci dice che la trasmissione del virus è aumentata in modo inatteso, anche per la presenza di alcune varianti, a partire da quella inglese, che causano un contagio molto più veloce. Intervenire in una Regione solo quando l’Rt è ormai a 1,25 rischia di rappresentare un intervento tardivo e inefficace.

Lo spiega bene la dottoressa Flavia Riccardo, epidemiologa del Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità: «Nell’ultima relazione, pubblica, la cabina di regia alla luce dell’aumento dei casi in molti paesi, dell’emergere di nuove varianti, del periodo di festività, ha raccomandato di mantenere una linea di rigore nelle misure già adottate nel periodo di festività». Perché il limite dell’Rt a 1,25 per la fascia arancione potrebbe essere rivisto e abbassato? «L’epidemia in Europa è al momento in una fase delicata, con molti paesi con casi in aumento e comparsa di varianti virali che potrebbero avere una maggiore trasmissibilità. Dobbiamo vigilare ed essere molto prudenti anche per permettere l’avvio in condizioni favorevoli della campagna di vaccinazione. Mentre nella fase di ascesa dell’epidemia, un Rt elevato era uno strumento efficace e ci avvisava per tempo dell’incremento dei casi, oggi, con un numero di soggetti positivi all’infezione già alto, basta un Rt relativamente basso a dare un numero di nuovi casi non sostenibile con un impatto molto alto. Anche un Rt attorno a 1 già può mettere in difficoltà i servizi sanitari se l’incidenza è molto elevata. Questo ragionamento è diverso quando ci sono pochi nuovi casi, come succedeva questa estate».
 

Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 18:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci