Varianti Covid, allarme in Italia: «La quarantena va allungata»

Martedì 2 Febbraio 2021 di Rosario Dimito e Valentina Arcovio
Varianti Covid, allarme in Italia: «La quarantena va allungata»

Anche se i colori delle regioni sono stati «schiariti», il virus Sars-CoV-2 non fa meno paura. Specialmente a causa delle nuove varianti - inglese, sudafricana e brasiliana - che nel nostro paese diventano ora «sorvegliate speciali». Infatti, in una nuova circolare di ieri di 11 pagine, diffusa dal ministero della Salute a firma del dg Giovanni Rezza sono state elencate una serie di misure «straordinarie» che hanno lo scopo di impedire che le nuove e più contagiose versioni del virus inizino a diffondersi in maniera incontrollata anche in Italia.

Nel documento si suggerisce da un lato un potenziamento del contact tracing e un aumento della durata della quarantena, dall’altro si prevede un monitoraggio serrato e ampio del genoma del virus.

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In particolare la circolare sottolinea la necessità di dare priorità alla ricerca e alla gestione dei contatti di casi Covid-19 sospetti/confermati da variante e di identificare tempestivamente sia i contatti ad alto rischio (contatti stretti) che quelli a basso rischio di esposizione. Si prevede sia la ricerca retrospettiva dei contatti, vale a dire oltre le 48 ore e fino a 14 giorni prima dell’insorgenza dei sintomi del caso, che l’esecuzione a tappeto di tamponi molecolari sui casi sospetti. Inoltre, si raccomanda di «non interrompere la quarantena al decimo giorno» e, riprendendo una raccomandazione dell’Oms, si «sottolinea l’importanza, per chiunque, compresi coloro che hanno avuto l’infezione o che sono stati vaccinati, di aderire rigorosamente alle misure di controllo sanitarie e socio-comportamentali».

 

LE DIFFERENZE

Le raccomandazioni contenute nella circolare seguono le indicazioni del Centro europeo controllo malattie che ritiene «molto alta» la probabilità di introduzione e diffusione negli Stati Ue delle varianti e in particolare di quella «inglese». Nel documento si fa il punto sulla circolazione delle tre varianti, considerate più contagiose. Stando a quanto riportato dalla Salute, il Regno Unito, in pieno allarme per la variante inglese, è ora alle prese anche con la paura della variante sudafricana, identificata in due casi che non hanno legami con viaggi o con contatti accertati con persone provenienti dall’estero. Più in generale, la variante sudafricana del virus è stata già riscontrata in 31 paesi. Sulla variante brasiliana, quella scoperta più di recente, ancora poche informazioni. Mentre continuano gli studi per capire l’efficacia dei vaccini anche contro queste nuove versioni più contagiose del virus. I primi risultati sono incoraggianti, specialmente per i vaccini di Pfizer-BioNTech e di Moderna. Rezza dedica attenzione ai laboratori responsabili dell’isolamento virale.

Questo compito «deve essere effettuato nei laboratori P3», quelli cioè che possono garantire un livello molto alto di sicurezza allo scopo di «prevenire la diffusione accidentale di una variante». Allo stesso tempo la circolare indica la necessità di un aumento della capacità di sequenziamento: «almeno circa 500 campioni selezionati casualmente ogni settimana a livello nazionale» seguendo delle priorità, a partire dagli «individui vaccinati contro Sars-Cov2 che successivamente si infettano nonostante una risposta immunitaria al vaccino». Inoltre, seguendo le indicazioni del Cdc, nel documento si specifica che i campioni devono essere selezionati nell’ambito delle seguenti categorie prioritarie: contesti ad alto rischio, quali ospedali nei quali vengono ricoverati pazienti immunocompromessi positivi a SARS-CoV-2 per lunghi periodi; casi di reinfezione; individui in arrivo da paesi con alta incidenza di varianti SARS-CoV-2; aumento dei casi o cambiamento nella trasmissibilità e/o virulenza in un’area; cambiamento nelle performance di strumenti diagnostici o terapie; analisi di cluster, per valutare la catena di trasmissione e/o l’efficacia di strategie di contenimento dell’infezione.

LE RACCOMANDAZIONI

«La raccomandazione di aumentare la capacità di sequenziamento è importante anche per capire se in circolazione ci sono altre varianti», commenta Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche. «Poche settimane fa uno studio ha dimostrato che ancor prima dell’identificazione del primo caso erano in circolazione diversi ceppi di questo coronavirus e che in Lombardia di fatto, nella fase acuta dell’epidemia, circolavano 6-7 varianti. Questo dimostra che c’è una variabilità che deve essere sorvegliata».  

Ultimo aggiornamento: 11:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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