Variante Delta, in calo la velocità: ma i suoi picchi sono imprevedibili

Giovedì 5 Agosto 2021 di Mauro Evangelisti
Variante Delta, in calo la velocità: ma i suoi picchi sono imprevedibili

La variante Delta ha già dimostrato una volatilità, una imprevidibilità, che rende complicato ogni pronostico. In Olanda c'era stato un picco senza precedenti, improvviso, a cui è seguito un calo di nuovi casi altrettanto repentino. Il Regno Unito è passato da una crescita che pareva inarrestabile a una discesa promettente, nonostante le riaperture, anche se assecondata dalla diminuzione dei test. L'India - dove la variante Delta esplose - è il rompicapo più clamoroso: crescita angosciante di positivi e decessi, poi discesa senza che siano state prese reali contromisure e con una percentuale di vaccinati bassa. Ora però dal colosso asiatico giungono notizie di una curva sorvegliata speciale, con una lieve ripresa. Questa premessa serve a spiegare perché gli ultimi dati sull'andamento dei nuovi casi positivi in Italia vadano presi con le molle e maneggiati con molta prudenza.

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Vero è che la velocità della corsa si è ridotta, in modo quasi insperato perché nella vicina Spagna, e soprattutto in Catalogna, l'andamento era stato molto più irruento.

Con i 6.596 casi di ieri, nell'ultima settimana (29 luglio - 4 agosto) si contano 39.255 infezioni, in quella precedente (22 luglio - 28 luglio) erano state 33.418, significa più 17 per cento. Tanto? Calma. Andiamo indietro di un'altra settimana, 15 luglio - 21 luglio: allora i nuovi casi furono 21.490, significa che in quella successiva l'incremento è stato di oltre il 55 per cento.

In sintesi: nella terza decade di luglio si volava con una percentuale di incremento sopra il 50 per cento, ora si è assestata sotto il 20. E tutto questo avviene nonostante l'Italia sia, di fatto, uno dei pochi paesi europei senza misure di contenimento in vigore. Ci sono due regioni che aiutano a confermare che la variante Delta, almeno in alcune aree di Italia, sta perdendo la sua forza trascinante: in Lombardia stanno registrando un rallentamento della corsa e si aspettano di raggiungere il picco a giorni.

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Il Lazio, che dai pronostici veniva dato certo in fascia gialla a causa dell'esplosione dei contagi nei giorni successivi ai festeggiamenti dei campionati europei di calcio, ha iniziato una interessante frenata. Limitiamoci alle percentuali: nell'ultima settimana, rispetto alla precedente, c'è addirittura una diminuzione di casi, meno 13,9 per cento, in quella precedente, invece, era stato segnato un più 43 per cento. Servono però alcuni asterischi: il primo riguarda la situazione di incertezza che sta vivendo il Lazio a causa dell'hackeraggio dei sistemi informatici, il rischio che i dati degli ultimi giorni siano meno attendibili esiste, anche se l'assessore alla Salute, Alessio D'Amato, la pensa diversamente: «I numeri dei casi positivi sono quelli, semmai il giorno successivo facciamo degli aggiustamenti, ma che ci sia una frenata è evidente. Secondo me si sta dimostrando che i vaccini stanno funzionando, noi abbiamo superato 7,1 milioni di inoculazioni e questo ci sta salvando. Anche i ricoveri, grazie alle immunizzazioni, crescono a un ritmo più basso. Per questo sono convinto che, salvo imprevisti, il Lazio non finirà in fascia gialla».

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In regioni come Lombardia e Lazio però va considerato un altro asterisco: sia pure non con i numeri del passato, ma una parte della popolazione è partita per le ferie e questo potrebbe incidere nella riduzione dei casi. E infatti vi sono regioni come la Sardegna e la Sicilia, invase dai turisti in questo periodo, che di riflesso vedono un forte incremento di positivi. La Sardegna rischia la fascia gialla, la Sicilia ieri era la regione con più nuove infezioni, oltre 800 in un giorno.
RISCHI
Ma perché, se la corsa della variante Delta, sta rallentando, il livello di preoccupazione è così alto, tanto da ricorrere al Green pass? Prima di tutto, questa nuova variante, molto più contagiosa, ha dimostrato un alto livello di imprevidibilità e ha costretto anche un Paese come Israele che ha vaccinato molto e per primo, a rialzare la guardia, visto che c'è stata una risalita dei casi; si è inoltre rilevata una capacità di infettare i vaccinati (sia pure in misura molto minore e con effetti molto meno rilevanti di quanto avvenga con i non vaccinati). Stiamo vivendo questa situazione di sostanziale tenuta in un periodo dell'anno favorevole, perché con il caldo stiamo maggiormente tutti all'aperto.

 

Cosa succederà in inverno, partendo da una base di infezioni già in corso alta, quando torneremo nei luoghi chiusi? In teoria, il fatto che il numero degli immunizzati - con vaccino o in forma naturale - sarà sopra il 70 per cento potrebbe limitare i danni, ma il principio di cautela è quanto mai necessario. I ricoveri, come è evidente, sono aumentati, ma non come avveniva in passato, in epoca pre vaccini. Non si può però fare finta di non vedere che oggi ci sono 260 pazienti in terapia intensiva, il 4 luglio erano 197, in un mese c'è stato un incremento di un terzo. Le immunizzazioni hanno senza dubbio ridotto ricoveri e tasso di letalità, ma l'emergenza non è finita.

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Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 04:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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