La variante Delta del coronavirus «corre velocemente», quindi «bisogna continuare a mantenere dei comportamenti prudenti, anche finalizzati a evitare un’eventuale congestione futura delle strutture sanitarie, e soprattutto continuare a vaccinare». L’ultimo allarme, con annesse raccomandazioni, è di due giorni fa e arriva dal direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza.
Incubazione ridotta
Gli scienziati cinesi del Centro provinciale di Guangdong per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno realizzato uno studio approfondito sulla variante Delta, analizzando in modo approfondito il primo focolaio isolato in Cina. I risultati dello studio, pubblicati su Virological, sono impressionanti: non solo il ceppo indiano si riproduce molto più celermente, ma ha anche una carica virale superiore di almeno 1.000 volte alle altre varianti. Angela Rasmussen, ricercatrice presso l’organizzazione per i vaccini e le malattie infettive dell’Università del Saskatchewan, sottolinea su Twitter che il periodo di incubazione della variante Delta è ridotto rispetto ai virus precedenti e che le persone infette stanno diffondendo una tonnellata di virus in più rispetto altre varianti. Dunque, se i contagiati spargono il virus 1.000 volte in più, la possibilità di esporsi al contagio è molto più alta in confronto al passato.
This suggests that the delta incubation period is reduced compared to the prior viruses. Also, people infected with delta are shedding a shit-ton more virus than those from earlier variants.
This certainly explains delta's increased transmissibility.— Dr. Angela Rasmussen (@angie_rasmussen) July 15, 2021
Intensificare i controlli
La ricerca cinese ha esaminato 167 infezioni locali, consentendo ai ricercatori di rilevare con precisione l’intervallo di tempo tra il primo contatto con il Covid e il raggiungimento della carica virale mediante tampone molecolare. Il periodo di incubazione è risultato essere di quattro giorni, inferiore rispetto agli altri ceppi, e le cariche virali 1.260 volte superiori a quelle che caratterizzano le altre mutazioni. «La trasmissione di varianti minori tra donatore-ricevente contribuisce ad almeno 4 delle 31 sostituzioni identificate nell’epidemia, suggerendo che alcune potrebbero insorgere e diffondersi rapidamente - scrivono gli scienziati nello studio - Le misure di controllo della malattia, compresa la frequenza dei test sulla popolazione, la quarantena nella fase presintomatica e il rafforzamento della sorveglianza genetica dovrebbero essere adattate per tenere conto della crescente prevalenza della variante Delta a livello globale».
Migliorare le strategie
Il 21 maggio 2021 è stata identificata la prima infezione locale della variante Delta nella Cina continentale, ricostruiscono i ricercatori. «Come è stato fatto all’inizio dell’epidemia nel gennaio 2020, sono stati effettuati rigorosi interventi tra cui test sulla popolazione, attivazione della tracciabilità dei contatti, quarantena e isolamento. Le cariche virali nelle infezioni Delta erano circa 1000 volte superiori a quelle delle precedenti infezioni da ceppo 19A/19B». Risultati che spingono i medici a lanciare un appello: «Ora bisogna discutere su come migliorare in corsa le strategie di intervento contro questa variante emergente».