Vaccinazione di massa da aprile, Protezione civile in campo. Il caso Astrazeneca

Giovedì 18 Febbraio 2021 di Marco Conti e Mauro Evangelisti
Vaccinazione di massa da aprile, Protezione civile in campo. Il caso Astrazeneca
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L’obiettivo è di arrivare a venti milioni di vaccinati entro giugno, su una popolazione di aventi diritto di cinquanta milioni. Accelerare la campagna di vaccinazione è il primo obiettivo del nuovo esecutivo che preme su Bruxelles per avere più dosi mentre prepara i grandi spazi (caserme, campi da gioco, fiere) dove procedere alle vaccinazioni. L’entrata in commercio a breve anche del vaccino di Johnson&johnson, peraltro monodose e quindi senza necessità del richiamo, aiuta il governo a stringere i tempi evitando di imbarcarsi in acquisti sul mercato o di ricorrere al vaccino russo o cinese.

La riunione del G7, prevista per oggi in videoconferenza, sarà la prima per Draghi e per il presidente americano Biden, ma sarà anche la prima occasione per affrontare il tema della pandemia partendo proprio dai vaccini. Lavorare insieme, senza farsi la “guerra” sui mercati e garantendo una distribuzione equa che tenga conto anche dei paesi a basso reddito. Niente sovranismo e nazionalismo ma cooperazione, certificata dal ritorno degli Usa nell’Organizzazione mondiale della Sanità.

Lazio, dal 1° marzo via alla vaccinazione dei 65enni dai medici di base

NODI
In Italia la settimana che si sta concludendo è tra quelle in cui si è vaccinato di meno. Certo, mancano le dosi, Moderna non ha inviato i quantitativi previsti. Dovrebbe andare meglio la prossima: ne sono attese 1,2 milioni (tra Pfizer, AstraZeneca e Moderna). Bisogna riorganizzare velocemente la macchina e in queste ore ci sono state riunioni tra il commissario Domenico Arcuri, il dirigente del Ministero Gianni Rezza e Roberto Speranza. Cosa cambierà? Un ruolo chiave dovranno averlo la Protezione civile e le Forze Armate. Appare singolare che nella più grande emergenza sanitaria del Paese e per la più imponente campagna di vaccinazione, la Protezione civile stia rimanendo dietro le quinte. Si ipotizza lo schieramento in campo di 300mila volontari, da dislocare in centri di vaccinazione di massa come palasport e fiere. Dal 26 dicembre ad oggi sono state distribuite 4.075.870 dosi, siamo ancora lontano dai 14 milioni previsti per il primo trimestre.

A marzo i quantitativi aumenteranno, ma il vero salto di qualità ci sarà tra aprile e giugno: contando anche Johnson&Johnson che sarà autorizzato da Ema il 15 marzo e Curevac, per il quale è iniziata la rolling review (l’analisi dei dati della sperimentazione), è programmata la consegna di 64,5 milioni di dosi. Pur tenendo conto che tra le dosi programmate e quelle consegnate c’è sempre uno scarto, si può ipotizzare che tra aprile e giugno arriveranno almeno 40 milioni di dosi. Draghi vuole anche portare in Italia la produzione dei vaccini, ma è una operazione complicata per la quale è necessario del tempo. C’è un altro problema da affrontare: Aifa ha innalzato a 65 anni l’età massima a cui somministrare il vaccino di AstraZeneca e questo aiuterà nella vaccinazione rapida di categorie come gli insegnanti e le forze dell’ordine. Ma le notizie poco accurate sulla efficacia di questo vaccino stanno causando problemi in tutta Europa: è già successo con alcuni medici che dovevano essere vaccinati ma rifiutavano AstraZeneca in Italia; casi analoghi anche in Germania, Austria e Bulgaria. C’è chi vorrebbe scegliersi il vaccino perché vorrebbe essere protetto con Pfizer o Moderna, ma questo rallenterebbe ulteriormente la campagna vaccinale. Dagli scienziati parte un appello: «AstraZeneca è un vaccino affidabile, sbagliato rifiutarlo».

 

Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 11:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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