La Ue boccia l'Italia sul debito, ma non chiude alla trattativa

Giovedì 6 Giugno 2019 di Antonio Pollio Salimbeni
La Ue boccia l'Italia sul debito, ma non chiude alla trattativa
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Per evitare l'apertura effettiva di una procedura europea a causa della mancata riduzione del debito pubblico nel 2018 e del previsto aumento negli anni successivi, il governo dovrà correre ai ripari. Ora che, come previsto, la Commissione europea ha indicato (con il consenso dei suoi membri) che una procedura «è giustificata» e che gli argomenti a difesa forniti dal ministro Tria sono insufficienti, la parola passa immediatamente al governo, che dovrà decidere come rispondere a Bruxelles. Ma la parola passa anche agli altri governi europei: prima di giovedì prossimo, quando a Lussemburgo si riuniranno i ministri finanziari, i loro rappresentanti del Comitato economico e finanziario Ue discuteranno e formuleranno la loro opinione. Possono respingere l'analisi della Commissione: in questo caso la procedura si arena. Ma possono anche farla propria lasciando aperta la porta a un negoziato con l'Italia per evitarla.

iL PERCORSO
Più o meno come è accaduto nell'autunno scorso quando alla fine si trovò un accordo faticoso quanto fragile. Finora non ci sono segnali di apertura preventiva al governo italiano. C'è tempo per negoziare dato che i ministri finanziari Ue devono decidere l'8-9 luglio nell'ultimo incontro prima della pausa estiva. Ma negoziare su che cosa? Ecco il punto. Ieri la Commissione ha evitato accuratamente di pronunciare il termine negoziato. Il commissario francese Moscovici ha detto: «Non stiamo aprendo una procedura, abbiamo solo indicato che questa è giustificata: la mia porta è sempre aperta se ci sono nuovi dati, indicazioni da parte italiana». Nel 2018 il debito pubblico in rapporto al prodotto lordo è aumentato invece di diminuire, aumenterà quest'anno e nel 2020, quando oltretutto il deficit/pil nominale supererà la soglia del 3% a politiche invariate. «Quest'ultimo precisa Bruxelles è un fattore aggravante». Non viene chiesta esplicitamente una manovra correttiva, ma il governo dovrebbe assicurare una riduzione del deficit strutturale pari allo 0,55% del pil, poco più 9 miliardi per rimediare alla mancata correzione nel 2018 e al peggioramento nel 2019.

Se non ci saranno mosse da parte italiana al linguaggio e alle cifre su cui si fonda l'analisi della Commissione sarà difficile evitare la procedura che comporta un raccomandazione con gli obiettivi di riduzione del debito su diversi anni e con la relativa traiettoria di deficit strutturale, i tempi entro i quali raggiungerli. Insomma la supervisione europea si farebbe assai stretta, un mezzo commissariamento. Secondo Bruxelles non ci sono argomenti sufficienti per attribuire la violazione della regola del debito al rallentamento dell'economia. Invece, in parte ha giocato un ruolo l'incertezza sulle scelte del governo, le cui «scelte politiche possono aver contribuito al rallentamento economico attraverso l'effetto sfiducia e una restrizione del credito non ultimo attraverso spread più alti sul debito sovrano da maggio 2018». E ancora: Il peggioramento degli sforzi strutturali è dovuto largamente all'aumento della spesa per interessi superiore a quanto atteso, conseguenza dell'aumento degli spread registrato da quando è entrato in carica il nuovo governo». Il governo Gentiloni non c'entra nulla. Il vicepresidente Dombrovskis è stato esplicito: «Quando guardiamo l'economia italiana vediamo il danno che stanno facendo le recenti scelte politiche». A questo si aggiungano Quota 100 e la retromarcia rispetto alle riforme delle pensioni precedenti che «hanno peggiorato la sostenibilità delle finanze pubbliche nel medio periodo». Il debito è la preoccupazione di fondo: nel 2018 la spesa per interessi è stata più alta di 2,2 miliardi rispetto al 2017, a quota 65 miliardi. Equivale al costo del sistema scolastico nazionale, mille euro per abitante. Non a caso il Fmi si appresta a indicare che il debito italiano è uno dei rischi maggiori per l'Eurozona. Per questo l'Italia per la seconda volta in pochi mesi sta rischiando una procedura che non è mai stata aperta nella Ue.
 

Ultimo aggiornamento: 13 Giugno, 11:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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