Tumore a 18 anni e il parto con la massa che le schiacciava il cuore: «Ho rischiato, ma sono felice di essere viva»

Alla ragazza nel 2019 viene diagnostico un sarcoma al torace, tumore maligno aggressivo. Quattro anni dopo è diventata mamma

Lunedì 17 Aprile 2023
il cancro a 18 anni e il parto con il tumore che le schiacciava il cuore: «Ho rischiato, ma sono felice di essere viva»

A 18 anni le hanno diagnosticato un cancro. Quattro anni dopo Cristina Jovanovic ha partorito un bimbo, lo ha fatto con il cuore e un polmone schiacciati da una massa tumorale. È diventata mamma grazie a un cesareo eseguito alle Molinette di Torino e, qualche settimana dopo, grazie a un lungo e rischioso intervento chirurgico, ha potuto liberarsi del pericolo che incombeva sulla sua vita. Entrambi sono a casa, in un paese in provincia di Torino dopo le tappe più importanti vissute in due ospedali della Città della Salute di Torino: il Sant'Anna ostetrico-ginecologico e le Molinette. «Ho cominciato la mia seconda vita, o forse è la terza, ormai ho perso il conto.

Ogni giorno che passa lo vivo come un regalo», ha raccontato la ragazza al Corriere della Sera. 

Cristina Jovanovic, il tumore a 18 anni

Alla ragazza nel 2019 viene diagnostico un sarcoma al torace, tumore maligno aggressivo. «Non stavo bene, ma dapprima ho dato la colpa allo stress per l'esame di maturità. - ha raccontato - Poi si sono ingrossati i linfonodi, la prima diagnosi all'ospedale di Ivrea è stata di una ciste. Siamo una famiglia di allevatori e quando siamo saliti in alpeggio in Valle d'Aosta, a 2.200 metri, ho cominciato ad avere febbre e a dimagrire. Così all'ospedale di Aosta mi hanno fatto una lastra ai polmoni». Poi la biopsia ha rivelato il sarcoma. «Non respiravo più, i medici mi hanno mandato in coma farmacologico e mi hanno messo uno stent tra i bronchi. Ma temevano che al risveglio avrei avuto una vita non bella». La giovane lotta contro il male, in cura al S.Luigi di Orbassano (Torino) e poi all'Istituto di Candiolo, dove è seguita dal dottor Giovanni Grignani. Chemioterapia e radioterapia vincono le metastasi, ma quel macigno nel petto rimane lì. La rimozione chirurgica è sconsigliata per l'elevatissimo rischio di lesionare gli organi vitali. Le enormi difficoltà non spengono i progetti della ragazza e del suo compagno che decidono di avere un figlio, pur consapevoli dei rischi per il cuore della donna. Viene così programmato un parto cesareo, al Sant'Anna, eseguito dal professor Alberto Revelli e dalla dottoressa Silvana Arduino. Parto riuscito ma pochi mesi dopo le condizioni della giovane peggiorano nuovamente: i polmoni sono sempre più compressi. Non resta altro da fare che rimuovere la massa tumorale, anche se è come incollata alle pareti del cuore a gran parte del polmone sinistro.

«Non ho mai pensato di mollare»

«Sono passati quasi 4 anni ed è stata davvero dura, ma non ho mai pensato di mollare. Sembra pazzesco da dire con tutto quello che mi è capitato, ma alla fine ho avuto persino un pizzico di fortuna e lassù qualcuno mi ha dato una mano», ha aggiunto Cristina. «Ricordo che quando ho cominciato a perdere peso stavo studiando per l’esame di maturità al liceo agrario di Lombriasco - ha proseguito nel racconto - Pensavo fosse solo un po’ di tensione e, dopo il diploma, sono comunque partita per la Grecia con i miei compagni, ma in vacanza sono stata male e al ritorno sono andata subito in ospedale. E il mio orizzonte è cambiato improvvisamente».

L'intervento

I chirurghi toraco-polmonari (coordinati dal professor Enrico Ruffini), con la collaborazione dei cardiochirurghi (diretti dal professor Mauro Rinaldi), studiano tutte le possibili soluzioni. E danno indicazioni per l'intervento alle Molinette: l'operazione dura 6 ore, la eseguono il professor Enrico Ruffini, i dottori Marco Pocar, Paraskevas Lyberis e Matteo Roffinella. Viene sportato il tumore, che pesa un chilo e mezzo, preservando il cuore e ripristinando la piena funzionalità del polmone. Dopo 10 giorni la giovane torna a casa e dopo un mese il cuore riprende a battere normalmente e il respiro torna regolare. «Qualche tempo prima, in televisione, avevo visto la serie Braccialetti rossi e ho sempre pensato che a me non sarebbe mai successo - ha spiegato - Poi mi sono ritrovata in una realtà dove facevo fatica anche a muovermi e in quel caso o precipiti nel baratro o fai appello alle ultime energie rimaste e provi a lottare. Io non ho mollato, mai e ho trovato una squadra di medici fantastici che non finirò mai di ringraziare».

Essere mamma

Il sogno di diventare mamma le ha permesso di non mollare. «Io e il mio compagno volevamo un figlio e, anche se sapevamo che sarebbe stato un rischio, abbiamo deciso di correrlo. Fabio rappresenta la mia speranza e il suo sorriso è la luce in fondo al tunnel. Anche se so che non è finita e che il mio fisico è “danneggiato”. Ma sono felice di essere viva».

Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 17:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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