Treni, indagine sulla matrice terroristica: analogie con i blitz anti-alta velocità

Martedì 23 Luglio 2019 di Giuseppe Scarpa
Treni, indagine sulla matrice terroristica: analogie con i blitz anti-alta velocità


ROMA La pista è quella anarchica. Un'azione di sabotaggio, forse pianificata da tempo, quella che è stata messa in atto ieri. Un attacco che ha mandato in tilt il sistema dell'Alta velocità ferroviaria e ha bloccato e diviso in due l'Italia all'altezza di Firenze, dove tre piccoli roghi vicino alla stazione di Rovezzano, alla periferia del capoluogo toscano, sono bastati per mandare tutto in blackout. La procura ha aperto un fascicolo per attentato alla sicurezza dei trasporti, ma non è escluso che gli inquirenti lavorino anche sull'ipotesi di terrorismo.

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EPISODI SIMILI
Quella anarchica ad oggi, appare appunto, la principale pista. Un'ipotesi che, più il tempo passa, e più trova conferme: ieri a Firenze era attesa la sentenza del processo che vedeva imputate 28 persone, tutte di quell'area, per vari episodi, il più grave dei quali l'attentato a una libreria di CasaPound che causò gravissime ferite a un artificiere in servizio la mattina di Capodanno del 2017. Poi, sempre nel capoluogo toscano, era atteso anche il ministro dell'Interno Matteo Salvini per la firma di un protocollo in prefettura. Inoltre, in passato, altri gruppi anarchici vicini alla galassia No Tav, sono stati sospettati di essere gli autori di sabotaggi del tutto simili a quello messo in atto ieri. Ad esempio l'attacco compiuto il 24 dicembre del 2014 nella stazione di Santa Viola, periferia Ovest di Bologna. In questo caso quattro pozzetti e altrettante canaline, distanti una cinquantina di metri l'una dall'altra, contenenti collegamenti di cavi elettrici e fibre ottiche, erano stati dati alle fiamme contemporaneamente con stracci imbevuti di liquido infiammabile. A tre metri dal rogo era stata trovata una scritta «Tav», con una saetta sotto, e altre due scritte «No Tav» erano state scoperte sui muri di recinzione ai lati della massicciata.
 



LA FIRMA
Nell'azione compiuta ieri a Rovezzano non sono state individuate scritte di alcun genere. Tuttavia una rivendicazione è apparsa sul sito finimondo.org: «Non riusciamo a trattenere la nostra emozione - si legge sul sito - nel constatare come questo gigante chiamato Potere abbia sempre e comunque i piedi di argilla. Come tutta la sua esaltata magnificenza, tutta la sua tracotante invincibilità, dipendano da fragili cavi disseminati un po' dovunque. Talmente vulnerabili da poter essere neutralizzati persino da una lumaca». Si accenna alla strategia della lumaca, già utilizzata in Giappone per spiegare come un piccolo animaletto aveva mandato in tilt le ferrovie giapponesi.

I PRECEDENTI
Parole che per ieri in procura nessuno ha voluto commentare, ma che potrebbe rappresentare la rivendicazione dell'azione. Adesso saranno digos e polizia scientifica a dover scoprire l'innesco utilizzato all'alba per appiccare i tre roghi alla centralina elettrica e a due pozzetti. Le immagini delle videocamere della zona, che non sarebbero moltissime, sono state acquisite dagli investigatori. In passato inoltre erano stati compiuti, nella zona, tentativi o sabotaggi simili: al termine della galleria di San Donato che finisce qualche decina di metri prima di Rovezzano, nel dicembre 2014, venne trovata una bottiglia di benzina inesplosa, con fiammiferi e diavolina attaccati. Dalla parte opposta della galleria poco prima era stato incendiato un pozzetto. I danni quella volta furono limitati. E sempre a Rovezzano, contro la caserma dei carabinieri, nella primavera 2016 vennero lanciate delle molotov. Quest'ultimo, tra l'altro, è uno degli episodi contestati ad alcuni dei 28 anarchici condannati ieri a Firenze.
 

Ultimo aggiornamento: 08:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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