Tav, grillini alle strette, entro venerdì la scelta: a rischio i fondi della Ue

Lunedì 22 Luglio 2019 di Umberto Mancini
Tav, grillini alle strette entro venerdì la scelta: a rischio i fondi della Ue
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Governo alle strette sulla Tav. Non solo per le polemiche, sempre più accese, tra Lega e 5Stelle. E gli scontri, durissimi, tra manifestanti e polizia in Val di Susa. Ma perché si avvicina la scadenza del 26 luglio, data cerchiata in rosso a Palazzo Chigi, limite entro il quale va definito l'accordo politico sull'Alta velocità tra Francia e Italia. Dopo una serie di rinvii, a Bruxelles, e più precisamente all'Inea, l'Agenzia della Commissione europea che si occupa di reti e che segue l'iter della procedura, si aspettano una lettera articolata da Roma. Con il timing e gli impegni precisi sui lavori da avviare nel tunnel di base. La stessa lettera è stata chiesta anche alla Francia. Per la verità è da giugno che Inea chiede ai due governi di chiarire le proprie posizioni. E di farlo in maniera definitiva visto che a rischio ci sono, almeno a livello teorico, circa 4 miliardi stanziati dalla Ue per la Tav. Soldi che potrebbero svanire in caso di ulteriori ritardi.

IL PERCORSO
Come noto, l'esecutivo italiano, spinto sopratutto dai grillini, ha chiesto ulteriori margini di manovra per portare a termine le contrattazioni con la Francia. E spostare il più possibile, visti i malumori della base No Tav, la scelta finale. Con questa melina si è arrivati vicini al termine del 26 luglio senza indicazioni precise, mentre dal punto di vista della procedura Telt, l'agenzia italo-francese che ha la supervisione per la costruzione del tunnel, si va avanti spediti. Gli Avis de Marches, i bandi di gara, anche per la tratta italiana della galleria di base, sono di fatto partiti. Come dire che sotto il profilo tecnico si dà per scontato che l'opera proceda senza intoppi politici. Del resto Parigi, anche attraverso una solenne riunione del Parlamento francese, ha ribadito che non ci sono motivi per bloccare l'infrastruttura. E che anzi bisogna procedere celermente. La stessa linea caldeggiata da Bruxelles che, per convincere l'Italia, ha fatto capire di essere disposta ad aumentare i finanziamenti pur di chiudere il cerchio.

Lo stesso Luigi Di Maio aveva parlato di trattative in corso tra il presidente del Consiglio italiano e la Francia, aprendo ad una mediazione per certi aspetti non più rinviabile visto il pressing di Bruxelles. «Ci sono dei bandi, che possono anche essere revocati aveva comunque aggiunto il vicepremier ma spero si arrivi una soluzione il prima possibile». Più duro invece il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, convinto che l'ultimatum da parte dell'Ue si possa in qualche modo aggirare. «Spetta alla presidenza del Consiglio - aveva spiegato - in rappresentanza del governo nella sua collegialità, finalizzare gli impegni sulla Torino-Lione». Sarà quindi il premier Conte a decidere e visto il clima pesante all'interno dell'esecutivo non si può escludere l'ennesimo rinvio.

LINEA DURA
Ma dal punto di vista politico la Francia ha già rimarcato la posizione, adottando recentemente la nuova legge di «orientamento delle mobilità» che di fatto considera la Torino-Lione e gli accessi sul territorio francese al tunnel di base parte della strategia nazionale sui trasporti. L'Europa, come accennato, ha dato disponibilità a finanziare fino al 55% dei lavori per realizzare il tunnel di base e a sostenere anche i lavori per realizzare le tratte di accesso all'opera sui rispettivi territori nazionali. La prossima mossa dovrà dunque farla Palazzo Chigi per sciogliere le ultime riserve, magari ottenendo un ulteriore alleggerimento sul fronte dei costi. Uno stop, nonostante la fiera opposizione di Toninelli, che considera l'opera inutile, appare comunque impossibile. E anche provare ad allungare ancora i tempi sembra una strategia perdente. Bruxelles e sopratutto Parigi non hanno infatti nessuna intenzione di fare marcia indietro.
 

Ultimo aggiornamento: 12:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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