Statali «in smart working solo se fanno risultati»: le pagelle dei dipendenti della Pa

La possibilità di svolgere il lavoro da casa ancorata al raggiungimento degli obiettivi

Venerdì 5 Novembre 2021 di Francesco Bisozzi
Le pagelle degli statali. «In smart working solo se fanno risultati»

Sì al lavoro agile senza limiti nella Pubblica amministrazione, ma solo se ancorato all’ottenimento dei risultati. Ieri la Camera ha approvato la mozione unitaria di maggioranza che recepisce da un lato le condizionalità per il lavoro agile fissate nel decreto sul ritorno in presenza dal 15 ottobre, e dall’altro la piena autonomia organizzativa attribuita alle singole amministrazioni nel definire le modalità operative per lo smart working. «Purché siano rispettate le condizioni stabilite e le regole contrattuali in corso di definizione tra Aran e sindacati e a patto che sia assicurata la piena soddisfazione di cittadini e imprese», ha specificato il ministro Renato Brunetta.

In quest’ottica saranno determinanti le nuove modalità di controllo delle performance degli smart worker a cui stanno lavorando le Pa. Per misurare il grado di efficienza dei dipendenti si potrebbe ricorrere per esempio a pagelle ravvicinate nel tempo che tengano conto degli obiettivi raggiunti, dei tempi di risposta alle richieste provenienti dell’utenza e del rispetto di quella che nei nuovi contratti per il pubblico impiego si chiamerà “fascia oraria dell’operatività». 

LE REGOLE

Tuttavia, finché non verranno calati a terra i nuovi Piani integrati di attività e organizzazione, i cosiddetti Piao, che le amministrazioni pubbliche devono mettere a punto entro il 31 gennaio, e nei quali tra le altre cose verranno fissati i criteri in base ai quali valutare le prestazioni dei dipendenti, è possibile fare solo delle ipotesi sulla natura dei controlli che verranno messi in atto a partire dal prossimo anno.

Quel che è certo è che le verifiche rivestiranno un ruolo centrale nel passaggio da quello che il ministro Renato Brunetta ha definito lavoro a domicilio, ossia lo smart working applicato alla Pubblica amministrazione nel periodo emergenziale, al lavoro agile vero e proprio, ibrido, disciplinato e, cosa più importante di tutte, monitorato.

Dalla Funzione pubblica fanno sapere che i provvedimenti previsti dall’articolo 6 del decreto 80, che istituisce i Piao, arriveranno questo mese in Conferenza unificata. Saranno due: il primo servirà ad abrogare gli adempimenti relativi ai piani assorbiti dal nuovo Piano unico, tra cui i vecchi Pola per l’organizzazione del lavoro agile, mentre il secondo calerà a terra un “piano tipo” a supporto alle amministrazioni. Per le amministrazioni con meno di cinquanta dipendenti sono previste infine modalità semplificate per l’adozione del Piao. Nelle nuove pagelle per i dipendenti pubblici impiegati da remoto dovrebbe avere un peso anche il giudizio dei cittadini. Le Pa potrebbero essere chiamate a misurare il livello di soddisfazione dell’utenza attraverso appositi strumenti per la rilevazione della customer satisfaction. 

LE PECULIARITÀ

A ogni modo, il metodo di valutazione cambierà presumibilmente da un’amministrazione all’altra per adattarsi alle peculiarità di ognuna. I criteri per la misurazione della produttività che verranno utilizzati nei ministeri non saranno perciò per forza gli stessi che verranno adottati in altre Pa, giusto per fare un esempio. L’idea di fondo però è che in caso di un abbassamento della qualità del servizio reso al pubblico scatti ovunque l’obbligo di ritorno in presenza per i lavoratori impiegati da remoto. Gli arretrati, insomma, saranno sanzionati. Non a caso nei nuovi contratti dei dipendenti pubblici, come quello delle Funzioni centrali adesso al centro della trattativa tra Aran e sindacati, dovrebbe trovare spazio una “clausola di salvaguardia” che stabilisca che per «sopravvenute esigenze di servizio» il dipendente in lavoro agile possa essere richiamato in sede con un preavviso di sole 24 ore.

Attualmente, secondo l’ultima indagine dell’Osservatorio sullo smart working della School of management del Politecnico di Milano, sono circa 4 milioni i lavoratori pubblici e privati in smart working. A marzo erano 5,37 milioni, di cui 1,44 milioni nella Pa. Sempre secondo l’osservatorio, anche per effetto dei Piao, una volta finita la pandemia i lavoratori agili potrebbero tornare a crescere e arrivare solo nella Pa a quota 680mila. 

L’indagine del Polimi evidenzia che per meno della metà dei lavoratori, sia del pubblico che del privato, ovvero il 39 per cento, lo smart working si è tradotto in un miglioramento della qualità della vita. Gli smart worker che hanno affermato di aver incrementato da remoto il loro livello di efficienza sono stati il 38 per cento. 

Ultimo aggiornamento: 18:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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