I soldi, i video e l'aiuto turco. Cosa c'è dietro l'operazione per liberare Silvia Romano?

Domenica 10 Maggio 2020
I soldi, i video e l'aiuto turco. Cosa c'è dietro l'operazione per liberare Silvia Romano?
La prova tanto attesa arriva il 17 gennaio scorso: un video in cui Silvia Romano dice di essere viva e di stare bene. È praticamente l'ultima tappa di una trattativa difficilissima che vede gli uomini dell'Aise, il nostro servizio segreto esterno, tessere una tela di informatori e scambi che porterà alla liberazione della giovane cooperante. La soluzione era alle porte già all'inizio dell'anno, poi l'emergenza coronavirus ha rallentato l'intervento. E solo due notti fa, Silvia è stata recuperata dai nostri 007, insieme con le forze speciali turche e somale, a circa 30 chilometri da Mogadiscio, mentre nella zona le alluvioni travolgevano ogni cosa. Al momento del ritrovamento indossava abiti locali, aveva la testa coperta, le tante pressioni subite in questo anno e mezzo l'avrebbero anche costretta a convertirsi all'Islam. A soli 25 anni e in una situazione così tremenda, avrebbe subito fortissime pressioni psicologiche per farle assimilare l'ambiente dove è stata costretta a vivere.

In base alle ricostruzioni fatte dalla nostra intelligence in questi mesi la ragazza era tenuta in una grotta nelle vicinanze del villaggio di Buulo Fulaay, nella regione somala di Bay. Una zona completamente in mano ai gruppi terroristici di Al-Shabaab e alle fazioni integraliste legate alla guerriglia. A moltissimi chilometri di distanza dal luogo in cui è stata rapita nel villaggio di Chakama a ovest di Malindi, in Kenya. «Fa proselitismo religioso, va tolta di mezzo», è stato il messaggio consegnato ai criminali che il 20 novembre del 2018 erano stati pagati per eseguire il sequestro. Da quel momento è cominciato un periodo di luci e ombre. Silvia viene tenuta in almeno tre covi diversi e viene portata, come prima tappa, in una foresta che si trova al confine tra il Kenya e la Somalia, un luogo impraticabile per chiunque, pieno di trappole.

È solo a novembre che anche dalla procura di Roma che segue le indagini, filtrano indicazioni positive: «Sta bene ed è viva». Segue una trattativa lunga e complessa, durante la quale viene chiesto un riscatto, che, come è accaduto anche nei precedenti sequestri, è certo che sia stato pagato. Bisognerà aspettare fino a due notti fa, quando la volontaria viene recuperata dopo un blitz, e portata sotto protezione nel compound delle Nazioni Unite. È stata anche una bella operazione di collaborazione tra i nostri 007 e i colleghi turchi e somali. L'Italia è presente sul territorio con la missione Eutem e i contatti con le forze speciali somale sono molto frequenti, visto che i militari locali vengono quasi tutti preparati nelle accademie italiane.
Ultimo aggiornamento: 13:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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