Siccità, l'estate «sarà peggiore di quella del 2022». E la poca neve mette a rischio l'attività delle risaie piemontesi

Secondo l'Anbi la Pianura Padana è l'area più esposta: «Siamo quasi alla desertificazione»

Venerdì 7 Aprile 2023 di Stefano Ardito
Siccità, l'estate «sarà peggiore di quella del 2022». E la poca neve mette a rischio l'attività delle risaie piemontesi

Meno di un anno fa, nella rovente estate del 2022, le immagini del Po quasi in secca hanno fatto il giro del mondo. Da luglio in poi, per chi lo osservava dalle sponde o dai ponti, l'alveo del più grande fiume italiano era ridotto a una desolante distesa di sabbia, fango e sassi. Quest'anno le cose vanno peggio, e la drammatica siccità dell'estate scorsa è arrivata già all'inizio della primavera.

A certificarlo è il rapporto "Emergenza idrica. Finisce la neve, ultima risorsa" diffuso ieri dall'Anbi, l'Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue. Un gigante che si occupa direttamente del 59,47% del territorio italiano, e che gestisce 231.044 chilometri di canali irrigui e di scolo, 16.686 chilometri di argini, 452 impianti per la produzione di energia idroelettrica e fotovoltaica e 914 invasi d'acqua utilizzata prevalentemente per uso agricolo.

«Oggi l'emergenza più seria è in Piemonte. Sembra incredibile, ma ampie zone di questa regione sono toccate da una siccità estrema, l'anticamera della desertificazione. Una situazione che è destinata ad aggravarsi per la mancata sommersione di oltre 8.000 ettari di risaie, che oltre a produrre del cibo prezioso contribuiscono a rimpinguare le falde e a irrorare i territori» spiega Francesco Vincenzi, presidente dell'associazione. Le altre regioni della Pianura Padana, dalla Lombardia fino al Veneto e all'Emilia-Romagna non se la passano molto meglio. Di solito, all'inizio della primavera, lo scioglimento della neve caduta durante l'inverno gonfia i fiumi che scendono dalle Alpi e dall'Appennino verso il mare.

LE NEVICATE
Quest'anno, invece, sull'arco alpino le precipitazioni nevose sono state scarsissime, e sulle montagne del Centro e del Mezzogiorno sono arrivate solo intorno alla metà di gennaio. Nelle località turistiche poste a quote più alte, gli impianti per la neve artificiale hanno salvato la stagione per milioni di appassionati dello sci, e per gli albergatori, i maestri di sci e le altre categorie che vivono di turismo invernale. Le nevicate di marzo, cospicue sulla Valle d'Aosta, le Dolomiti, l'Abruzzo e i monti della Calabria, hanno allungato di qualche giorno la stagione, ma hanno modificato poco la situazione dei fiumi. Secondo i dati dell'Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, dall'inizio dell'anno la neve caduta sul Piemonte è stata soltanto il 52% del normale. Grazie alle ultime nevicate la Dora Baltea, che scende dalla Valle d'Aosta e dalle sue grandi montagne, ha una portata solo del 7% inferiore al solito.

Secondo l'ARPA, l'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Piemonte, la situazione è invece drammatica per tutti gli altri fiumi della regione, dalla Bormida (-74%) e dalla Stura di Demonte (-82%) fino al Toce (-75%) e al Tanaro (-99%). Per il Cervo un affluente del Sesia, il calo è addirittura del 100%, niente acqua. In Lombardia restano stabili, ma sempre bassissime, le portate dell'Adda, del Serio e dell'Oglio. In Veneto, a marzo, sono caduti mediamente 37 millimetri di pioggia, contro una media storica di 65 millimetri, e i fiumi più asciutti sono la Livenza e il Brenta. Sul Piave l'acqua salmastra dell'Adriatico è risalita fino a 30 chilometri dalla costa, un fenomeno rovinoso per l'agricoltura.

La pioggia e la neve cadute a marzo sulle Dolomiti e dintorni hanno impedito l'abbassamento dell'Adige e ridotto quello del Lago di Garda. Solo in Veneto però, fino a oggi mancano all'appello 6 miliardi e 333 milioni di metri cubi d'acqua. Identica situazione in Liguria, in Emilia-Romagna e in Toscana, dove sono al minimo storico le portate dell'Ombrone e del Serchio.

IL CENTRO
La neve dell'ultimo mese d'inverno, oltre a rallegrare impiantisti e sciatori dall'Abetone a Roccaraso, ha finora tenuto su livelli discreti la portata dell'Arno, del Nera, del Tevere e dell'Aniene. Nonostante le abbondanti nevicate sui monti dell'Irpinia e sul Pollino, invece, si attestano su livelli d'acqua molto bassi tutti i fiumi del Sud, dal Volturno e dal Garigliano fino al Crati. Nelle prossime settimane, con l'esaurimento del manto nevoso in montagna, la situazione è destinata a peggiorare nella Pianura Padana come nel resto d'Italia. Quest'anno la neve, "l'ultima risorsa" secondo il rapporto dell'Anbi, non ha salvato l'agricoltura e gli acquedotti italiani. Se l'estate del 2022 è stata torrida e quasi sahariana, quella che sta per arrivare sarà quasi certamente peggiore.

Ultimo aggiornamento: 15:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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