Sea Watch, la guardia costiera rileva irregolarità: è uno yacht. Bloccata

Venerdì 1 Febbraio 2019
Sea Watch, la guardia costiera: irregolarità a bordo, la nave resta a Catania
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Matteo Salvini lo aveva annunciato ieri subito dopo lo sbarco a Catania dei 47 migranti. «Non mi sostituisco ai giudici ma mi risulta che ci siano più elementi di irregolarità nella Sea Watch» aveva dichiarato il vice premier e ministro dell'Interno. E questa mattina gli ispettori della Guardia Costiera di Catania, tornati a bordo della Sea Watch 3 per completare le verifiche tecniche e amministrative sulla nave, hanno rilevato «una serie di non conformità»: irregolarità che riguardano sia «la sicurezza della navigazione», sia «il rispetto della normativa in materia di tutela dell'ambiente marino». Complessivamente si tratta di 32 contestazioni che hanno fatto scattare, dice il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, il fermo amministrativo: fino a quando non verranno risolte, la nave non potrà lasciare il porto e tornare ad effettuare salvataggi in mare. Una decisione destinata inevitabilmente a rinfocolare le polemiche. Ed infatti è immediata la replica della Ong: «Le autorità, sotto chiara pressione politica, sono alla ricerca di ogni pretesto tecnico per fermare l'attività di soccorso in mare» affermano da Sea Watch per poi lanciare un appello alla stessa Guardia Costiera, protagonista in passato del salvataggio di migliaia di migranti sulla rotta tra la Libia e la Sicilia: «Non siate complici». 

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A difendere l'operato della Guardia Costiera interviene ancora Toninelli, spiegando i motivi alla base del fermo: «Stiamo parlando di una imbarcazione registrata come 'pleasure yacht', che non è in regola per compiere azioni di recupero dei migranti in mare. In Italia questo non è permesso. Se tu, milionario, compri uno yacht, vai in navigazione per piacere, non per sostituirti alla Guardia Costiera libica o di altri Paesi». Accuse che l'Ong restituisce al mittente: «Lo ammettiamo: Sea Watch 3 è ancora registrata come yacht. Lo sanno tutti e la nostra compagnia di bandiera ha chiarito, sei mesi fa, che questo non influisce sulla qualifica della barca come nave di salvataggio. Dì qualcosa di nuovo!».

Poi è la portavoce di Sea Watch in Italia Giorgia Linardi a dettare la linea, nella speranza di potere riprendere presto le operazioni di soccorso nel Mediterraneo: «Non ci è pervenuta - sottolinea - alcuna notifica di blocco amministrativo. Sono state riscontrate piccole attività da fare a bordo per poter ripartire in sicurezza, che si possono svolgere nelle prossime 24 ore e che sono attività previste in un normale scalo tecnico della nave, che non tocca porto dal 14 dicembre». Per quanto riguarda invece la registrazione della nave, Linardi ricorda che la Sea Watch 3 «è regolarmente registrata come nave da diporto nel registro reale olandese» ma «il suo uso è quello di nave da soccorso». «Per la lunghezza e la stazza della nave - aggiunge - questo non sarebbe possibile in Italia ma per la legislazione olandese, alla quale la nave fa riferimento, è assolutamente regolare».

In attesa di dirimere la complessa questione che investe il diritto internazionale e il codice della navigazione, la Sea Watch per il momento resta ormeggiata nel porto di Catania, mentre i 47 naufraghi che erano a bordo hanno trascorso finalmente una notte tranquilla.
I 32 adulti sono stati trasferiti nell'hotspot di Messina, in attesa di essere smistati verso gli altri paesi europei che hanno dato la loro disponibilità ad ospitarli; i 15 minorenni si trovano invece in una struttura protetta di Catania. Agli operatori hanno raccontato le torture e le violenze subite in Libia: «Siamo sicuri che non ci riportino lì», ha detto terrorizzato uno di loro.
 

Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 09:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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