Scuola e Covid, un docente su due tornerà in classe senza aver fatto il test

Sabato 5 Settembre 2020 di Lorena Loiacono
Scuola, un docente su due tornerà in classe senza aver fatto il test
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Scuola, prima la falsa partenza di agosto, poi i problemi con i kit anti Covid a disposizione dei medici e ora la corsa dell’ultimo minuto negli ambulatori: niente da fare, quindi, i test sierologici volontari sui docenti sono in forte ritardo. Alla prima campanella, infatti, la maestra entrerà in classe senza i risultati dello screening: secondo le stime, un docente su due, tra quelli che hanno deciso di sottoporsi al test, ancora non lo ha fatto. 

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Scuola, tempo scaduto


E il tempo è praticamente scaduto: secondo le direttive l’ultimo giorno utile è lunedì 7 settembre. Vale a dire una settimana prima della ripresa delle lezioni, prevista per il 14: quei sette giorni di tempo servono infatti a garantire da un lato che il risultato sia più recente possibile e dall’altro che ci sia qualche giorno di tempo per effettuare il tampone, qualora ce ne fosse bisogno. Ma per lunedì non si farà in tempo a coprire neanche la metà dei docenti disponibili.





«Gli insegnanti stanno incontrando tante difficoltà denuncia Maddalena Gissi della Cisl scuola – molti hanno deciso di fare il test a pagamento. La percentuale di coloro che non si sottoporranno al test credo si sia ridotta al 10% ma, tra quelli che hanno intenzione di farlo, è riuscito ad avere un appuntamento in tempo solo il 50%, in alcune aree forse il 60%. Sono stime, in attesa dei dati ufficiali che richiederemo assolutamente anche perché il test ai docenti rientra nel protocollo di sicurezza che abbiamo sottoscritto per tornare in classe in sicurezza. E’ importante anche perché dobbiamo sapere quanti sono i positivi: per capire quante sostituzioni e supplenze avviare all’inizio dell’anno scolastico. Si tratta di un’operazione importante dal punto di vista sanitario ma anche didattico, per far ripartire la scuola». 

Come mai tutto questo ritardo? Ci sono stati troppi ostacoli e quello che doveva essere un controllo a tappeto, su una potenziale platea di 800mila volontari, si è rilevato un percorso troppo complicato da avviare. Il 24 agosto scorso, data di inizio per effettuare i test, in diverse regioni i camici bianchi non erano pronti. Basti pensare, ad esempio, che in Puglia i kit sono arrivati addirittura i primi giorni di settembre. Non solo, la scarsa adesione da parte dei docenti allo screening nell’ultima settimana di agosto si è trasformata, ora, in una corsa finale a ridosso della scadenza.

«Abbiamo registrato diversi problemi – racconta Silvestro Scotti, segretario nazionale della Fimmg, la Federazione italiana dei medici di medicina generale – un kit è formato da 25 campioni e una sola boccetta di reagente: all’inizio era un problema anche solo ottenere un kit per 15 pazienti. Problemi amministrativi, che ci hanno frenato. Ora dobbiamo capire se davvero lunedì è l’ultimo giorno utile per fare i test: dobbiamo restituire i kit non utilizzati? Dobbiamo consegnare la reportistica? In realtà ci sono Regioni che non apriranno le scuole il 14 ma il 24, lì i test andranno avanti? Aspettiamo un chiarimento dal ministero della salute, prima del 7 ovviamente altrimenti non sappiamo come muoverci». 

In questi giorni aumentano infatti le richieste da parte degli insegnanti ma rischiano anche di sovrapporsi alle difficoltà dei diversi territori: «Pensiamo al Lazio – spiega Pierluigi Bartoletti, segretario regionale Fimmg - nei mesi di giugno e luglio pensavamo di poter effettuare tranquillamente i test ai docenti a settembre, ma non è così: già da prima di Ferragosto siamo tornati in prima linea con li controlli sulla popolazione. Basti pensare, su Roma, ai controlli che stiamo facendo su Fiumicino e sui rientri dalla Sardegna. Fino a qualche settimana fa il lavoro ai drive in era tranquillo, ora sono strapieni. Per il 14 non ce la faremo, avremmo preferito maggiore organizzazione». 
 

Ultimo aggiornamento: 11:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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