Salvini: «Flat tax o è crisi». Tornano le tensioni nella maggioranza

Venerdì 21 Giugno 2019
Salvini: «Flat tax o è crisi». Tornano le tensioni nella maggioranza
6

Tre approcci diversi in maggioranza, un governo che torna sul filo dell'instabilità, una procedura di infrazione senza precedenti che si avvicina. È un vero e proprio «black Friday» giallo-verde quello che, da Bruxelles, si vede costretto ad affrontare il premier Giuseppe Conte, chiamato da un lato a parare l'ultimatum di Matteo Salvini sulla Flat tax e dall'altro ad alzare i toni con l'Ue nel mezzo di una trattativa sui conti, che il capo del governo stesso definisce «molto difficile».

Mario Draghi, standing ovation dei leader a Bruxelles per il suo ultimo Eurosummit

Ed è una trattativa sulla quale, nonostante gli inviti a moderare i toni che arrivano da Palazzo Chigi, torna a piombare Salvini: «L'infrazione Ue sarebbe un attacco politico, va evitata ma non a ogni costo». Il premier, dopo esser stato fin quasi all'alba a parlare, nel bar dell'albergo di Bruxelles che ospita diversi leader Ue, con Emmanuel Macron e Angela Merkel, si sveglia con l'ultimatum del leader leghista lanciato al Corsera: «O si fa la Flat tax o lascio». Fonti leghiste assicurano che non c'è alcuna accelerazione pro-crisi ma ciò non vuol dire che, sulla tassa piatta, la Lega ponga sul piatto suo futuro del governo.

Con quella data del 20 luglio a fare da spartiacque: solo se le Camere fossero sciolte prima si potrebbe andare al voto a settembre. La data, non a caso, è cerchiata di rosso sui calendari M5S. «Se Salvini cerca una scusa per la crisi lo dica, non cerchi nemici immaginari e non dica sempre che la colpa è degli altri», sbotta il Movimento la cui strategia anti-crisi sembra ormai chiara: far uscire allo scoperto l'alleato, sia sulla crisi sia su un rimpasto che, è la convinzione dei pentastellati, è obiettivo prioritario della Lega. «La Flat tax non si fa con le interviste ma lavorando», è il richiamo di Luigi Di Maio che invece si dice «ottimista» sul buon esito della trattativa tra Conte e l'Ue. Ma il ministro dell'Interno è un fiume in piena. Prima chiede 10-15 miliardi per la Flat tax (e nel Movimento si chiedono come mai abbia sia passato da 30 a 15).

Fumata nera sulle nomine Ue, tutto rimandato a 30 giugno

Poi, nel pomeriggio, alza ulteriormente la posta chiedendo di anticipare la manovra d'autunno prima della fine dell'estate. Un modo, questo, per dare una risposta concreta all'Europa ma anche per far emergere, subito, i possibili nodi che potrebbero far deflagrare il governo. Conte, a Bruxelles, si mostra meno pacato del solito. Sull'esito della procedura d'infrazione serpeggia pessimismo tanto che il premier, «sentendo» la zampata dei burocrati uscenti, chiede alla commissione in scadenza «fair play», una sorta di semestre bianco dal sapore quirinalizio. E, con il fallimento del negoziato all'orizzonte, Conte decide di alzare i toni. «Sui conti i numeri reali sono i nostri, non ho e non ho mai avuto l'atteggiamento di chi si presenta con il cappello in mano, non abbiamo niente di cui scusarci», scandisce il premier. E sul pressing salviniano Conte sembra quasi rassicurare il M5S. «Il clima di fiducia resta, le sorti del governo non si basano su un'intervista», scandisce, non lesinando una frecciata al leghista: «Non mi accontento di abbassare un'aliquota, sul fisco sono il più ambizioso di tutti».

Del resto, l'ultimatum di Salvini sulla Flat tax è diretto più che al M5S a quell'asse tra Conte e il titolare del Mef Giovanni Tria oggi fortissimo.

I contatti tra i due, mentre Conte è a Bruxelles, sono lunghi e frequenti e non sfugge l'endorsement del premier al presidente della Bce Mario Draghi (lodato anche da Salvini), il cui plauso oggi dell'Eurosummit «mi ha reso molto orgoglioso come italiano», osserva il premier. Restano i numeri, quei tre miliardi che secondo la commissione mancano per evitare la procedura d'infrazione, a cui vanno aggiunti i circa 3 miliardi di potenziali risparmi da reddito di cittadinanza e quota 100 - da destinare al taglio del deficit - sui quali, mercoledì in Cdm, rischia di andare in scena l'ennesimo braccio di ferro tra Conte-Tria e la Lega. Cifre di cui ieri notte, nell'incontro con Merkel e Macron, Conte non ha parlato. Ma «lo scambio con la Francia ad alti livelli c'è», spiega il premier.

Ultimo aggiornamento: 20:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci