Ruby, la testimone Chiara Danese in lacrime: «Violenze fisiche nella villa di Arcore. Poi, le minacce»

Lunedì 28 Ottobre 2019
Ruby, la testimone Chiara Danese in lacrime: «Violenze fisiche nella villa di Arcore. Poi, le minacce»
9

Caso Ruby ter, la testimone Chiara Danese piange in aula e conferma le accuse a Silvio Berlusconi. In quella serata «ad Arcore» nel 2010 «ho visto e subito una violenza psicologica e fisica» e poi dopo «ho sofferto tanto, anche ora sono in cura e prendo dei farmaci».

Così Chiara Danese, una delle testimoni 'chiave' del caso Ruby, anche scoppiando a piangere in aula, ha confermato ciò che aveva già raccontato anni fa sul «bunga-bunga» nella villa di Silvio Berlusconi, deponendo nel processo 'Ruby ter' per corruzione in atti giudiziari a carico del leader di FI e di altri 28 imputati, tra cui molte 'olgettine'.

Ruby, Emilio Fede evita il carcere. I giudici: «In cella sarebbe sottoposto a un'enorme sofferenza»

Ruby, Imane Fadil morta per malattia, chiesta l'archiviazione dell'indagine. Al legale disse: «Vogliono farmi fuori»

 




«A Arcore violenze fisiche». Nel dibattimento, che è entrato nel vivo oggi con la testimonianza della 27enne, che aveva 18 anni, come ha spiegato, quando ha partecipato a quella serata, la testimone 'chiave' dell'accusa (assieme ad Ambra Battilana che deporrà in un'altra udienza) ha fornito, rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, molti dettagli che aveva già reso nelle testimonianze nei processi a carico di Berlusconi e di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. E poi è scoppiata a piangere, tanto che i giudici hanno optato per una pausa, quando ha raccontato: «Questa situazione mi ha rovinato la vita, sono stata vittima di bullismo, non potevo più uscire di casa dopo che il mio nome era finito su tutti i giornali, ho sofferto di depressione, di anoressia, e ancora oggi sono in cura, vivo in una realtà piccola e mi hanno affibbiato un'etichetta».

E ancora: «Ho ricominciato a studiare per trovarmi un lavoro e la mia famiglia mi sta aiutando». Prima l'ex concorrente di Miss Italia aveva ricostruito come era finita ad Arcore nove anni fa, portata da Emilio Fede, che le aveva promesso che avrebbe fatto «la 'meteorina' a 5mila euro a settimana». Tra l'altro, ha detto, «a 18 anni purtroppo non conoscevo 
Berlusconi, ero un po' ignorante, a me all'inizio Arcore sembrava solo un locale esclusivo di Milano».

Ha parlato delle «barzellette sconce» che l'allora premier avrebbe raccontato a cena e poi ancora della famosa «statuetta di Priapo» con la quale le altre ragazze «simulavano rapporti orali», con Berlusconi che poi diceva: «siete pronte per il bunga-bunga?». E ancora: «Lo baciavano in bocca, le ragazze lo chiamavano 'papi', lui mentre ci accompagnava ci toccava dietro, a me e ad Ambra, io avevo paura». Poi, la descrizione di ciò che accadde nella sala del 'bunga-bunga': «C'erano balletti erotici davanti al palo, per le altre ragazze sembrava la normalità, arrivò la Minetti, ballò attorno al palo e si spogliò tutta e poi si fece baciare i seni da Berlusconi». Dunque, Danese decise di chiedere a Fede di andare via, «perché mi sentivo male, mi sentivo a disagio». E se ne andò assieme ad Ambra, mentre Fede «era infastidito».


«Minacciata da un ex collaboratore di Lele Mora». Chiara Danese una delle testi 'chiave' del caso Ruby e che sta deponendo nel processo 'Ruby ter' a carico di Silvio Berlusconi e altri, lo ha detto ai cronisti in una pausa dell'udienza. In aula ha parlato di «minacce» da un ex collaboratore di Lele Mora.

«In passato sono stata minacciata da persone che conoscevano quello che era successo, ho avuto tanta paura, le ho ricevute da personaggi che fanno parte di questo processo, mi dicevano 'stai attenta, guardati le spalle'».



In aula, rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e del pm Luca Gaglio, la 27enne ha raccontato che l'ex collaboratore di Mora, Daniele Salemi, dopo la serata ad Arcore, «voleva farmi prostituire, voleva farmi diventare una escort, mi minacciava anche».

Sempre davanti ai giudici della settima penale (presidente del collegio Marco Tremolada), Danese sulla serata a villa San Martino del 2010, dalla quale se ne andò, ha aggiunto: «Io ero destinata a Emilio Fede e Ambra Battilana a Berlusconi, così avevo capito».

Il pm Gaglio ha mostrato alla giovane un album fotografico e lei ha riconosciuto tra le partecipanti alla serata Roberta Bonasia («lei mi disse di non dire ad altri ciò che avevo visto, che non mi dovevo azzardare»), le gemelle De Vivo e Marysthell Polanco. Danese ha parlato, come aveva già fatto in passato, di «toccamenti» tra Berlusconi e le altre ragazze, di «baci sui seni», e di ragazze che «toccavano le parti intime di Berlusconi, come per gioco».

Minetti, poi, «si strusciava su Fede e Berlusconi» e le «altre ragazze ci provavano a coinvolgermi, a far spogliare me e Ambra». E quando decise di andarsene con Ambra, Fede «mi disse 'decidi tu di andartene, ma sappi che non lavorerai nel mondo dello spettacolo'». Quando «uscì il primo articolo, chiamai Fede e lui mi rispose chiedendomi se volevo dei 'soldini' da lui, ossia da Berlusconi». Ha parlato anche del «memoriale» che con Ambra depositò in Procura nell'aprile 2011, mentre il difensore di Berlusconi, l'avvocato Federico Cecconi, nel controesame, ancora in corso, sta provando ad evidenziare incongruenze nei racconti della testimone. Oggi dovrebbe deporre anche Melania Tumini, ex amica di Nicole Minetti, e anche lei tra le testi principali dell'accusa.

Una «serata triste, ma non un'orgia». Così Melania Tumini, ex amica di 
Nicole Minetti e una delle testimoni principali dell'accusa sulle serate di Arcore, ha descritto proprio una di quelle cene a cui partecipò, invitata dall'ex consigliera lombarda, in una deposizione nel processo 'Ruby ter' caratterizzata da molti «non ricordo» e nel corso della quale anche il presidente del collegio Marco Tremolada l'ha invitata spesso ad essere più precisa. Tumini ha spiegato sì di aver visto «palpeggiamenti» e «toccamenti» quella sera a villa San Martino, ripetendo spesso, però, di non ricordarsi «dettagli precisi» a distanza di nove anni (aveva già testimoniato negli altri due processi sul caso Ruby). E quando al telefono col padre, poi, usò la parola «puttanaio» per descrivere la serata, «l'ho usata - ha chiarito oggi - in modo informale, mi stavo sfogando con mio padre, non parlavo di prostitute pagate». Ha confermato che Berlusconi le diede 2 mila euro quando se ne andò e di essere rimasta «delusa da Minetti» che l'aveva invitata a una serata «di quel genere».

Ultimo aggiornamento: 17:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci