Emergenza Emilia-Romagna, invasione delle zanzare e diffusione dei virus

L’acqua non defluisce e si diffondono i miasmi. E il caldo peggiora la situazione

Domenica 28 Maggio 2023 di Alessia Marani, nostra inviata
L invasione delle zanzare e la diffusione dei virus, la Romagna ora ha paura

Puzza d’acqua «merza», marcia, in dialetto romagnolo. Da ieri la sentono distintamente anche gli abitanti di Ravenna. Quello stesso odore nauseabondo che attanaglia i paesi dell’entroterra che hanno visto strade e abitazioni sommerse dall’alluvione ora viene percepito anche in città, a dieci, trenta, cinquanta chilometri di distanza dall’epicentro dell’emergenza. Odore di fogna, che esala dai canali che scorrono lenti e si portano dietro il carico di acque limacciose, carcasse di piccoli e grandi animali, piante e detriti putridi. «Purtroppo è anche l’aria che viene da Fornace e dai paesi alluvionati - dice Rossella che abita in via Roma - Se non si farà qualcosa, qui ci sarà allarme sanitario». «Quest’estate con le zanzare ci divertiremo», le fa eco un amico.

Una cartina d’epoca ricorda che molti paesi, Conselice, Lavazzola, Frascata, un tempo erano attracchi in acque paludose. E ora le “paludi” alluvionali che tardano a ritirarsi, a più di dieci giorni dal disastro, fanno molta paura. 

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L’INCUBO

Le aree del Delta del Po, ossia quelle settentrionali della Romagna, sono state in passato luogo di incubazione dei microrganismi a cui le zanzare tigri fanno da vettori per infezioni tropicali come dengue, zika, chikungunya. Il rischio che le acque reflue attualmente stagnanti creino un ambiente favorevole al deposito delle larve è reale. Per questo la Ausl Romagna sta monitorando con attenzione il caso. «Per il momento - fanno sapere - non c’è una proliferazione degli insetti. Ma come ogni anno a breve valuteremo il piano di prevenzione da attuare. Siamo pronti a rafforzarlo». Una eventualità che ormai nella “Bassa” danno tutti per certa. Tant’è che è scattato l’accaparramento dei repellenti, in attesa di una grande opera di disinfestazione che andrà fatta nel mese di giugno fino ai primi di luglio. La situazione nelle zone alluvionate resta critica. Per dare un segno di conforto e rendersi conto di persona del dramma che le popolazioni stanno vivendo e delle conseguenze anche sul sistema produttivo della regione, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella martedì sarà a Faenza e Forlì. Incontrerà gli “angeli del fango”, gli sfollati ma soprattutto avrà un colloquio con i sindaci. 

LE VACCINAZIONI

Intanto prosegue la corsa alle vaccinazioni contro il tetano. Ieri mattina, 280 persone sono state vaccinate nel container sanitario posto al centro di Sant’Agata sul Santerno, paese in cui tutti i piani terra delle abitazioni e attività commerciali non sono agibili, altre cento sono state effettuate a partire dalle 13 a Conselice dove i cittadini si erano riversati fin dal mattino nonostante non fosse prevista l’inoculazione. Per domani nuove aperture straordinarie di postazioni vaccinali anche a Ravenna, Lugo e Faenza. Venerdì, invece, erano state fatte 635 antitetaniche tra Solarolo e Conselice, giovedì altre 700 nel territorio del Ravennate, tra i più colpiti. Tutto in via di prevenzione dal momento che le autorità sanitarie locali rassicurano che «non c’è alcuna epidemia in atto». 

Ma chi nei territori vive guarda con sospetto le acque putride farsi sempre più scure. La temperatura calda (da ieri l’allerta meteo è passata da rossa ad arancione per il permanente rischio idraulico) non aiuta. Il servizio di Igiene Pubblica della Ausl ha diramato un vademecum per informare e prevenire possibili infezioni. Tra le principali indicazioni contenute quelle di indossare stivali e guanti, di evitare di toccarsi bocca, viso e occhi con mani non pulite, di lavare sempre le mani dopo ogni contatto con acqua e terreno, compreso animali bagnati e di proteggere lesioni ed escoriazioni. Infine, per ridurre il rischio di infezioni la raccomandazione è bere solo acqua potabile e sicura. 

Ultimo aggiornamento: 08:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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