Elezioni amministrative, voto sui sindaci: la sfida di Roma

Domenica 5 Giugno 2016 di Mario Stanganelli
Elezioni amministrative, voto sui sindaci: la sfida di Roma
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Ammantata di connotazioni amministrative e locali, la tornata elettorale che apre i seggi oggi alle 7 per chiuderli alle 23 nasconde un nucleo caldo dal significato inevitabilmente politico. E’ soprattutto la sfida che si consuma nelle quattro maggiori città del Paese ad avere una carica in grado di influenzare gli scenari della politica nazionale. E mentre a Roma si gioca la partita chiave di questo appuntamento con le urne, che vede coinvolti 13 milioni e 316 mila elettori di 1.342 Comuni, anche Milano, Napoli e Torino contribuiscono alla suspense che circonda il voto di oggi. A fare da contorno altri tre capoluoghi di Regione, come Bologna, Cagliari e Trieste, e 18 capoluoghi di Provincia distribuiti su quasi tutto il territorio nazionale.

Ed è solo il risultato, emerso dallo spoglio della notte tra domenica e lunedì, che potrà dire se il 5 giugno sarà una data destinata a dare una svolta al corso degli eventi che ogni leader politico ha segnato in rosso sulla propria agenda. Intanto, e in primo luogo, tutti i partiti dovranno fare i conti con un comune avversario, la cui forza è cresciuta negli anni e che è l’astensionismo. L’incubo paventato quest’anno è che i disertori delle urne possano superare o avvicinarsi pericolosamente alla metà dell’elettorato. La progressiva disaffezione intervenuta con l’affievolirsi del legame di appartenenza a partiti sempre meno affidabili, è andata sommandosi all’allontanamento dei cittadini provocato da talvolta disastrose performance delle amministrazioni comunali. E’ il caso di Roma, dove la partita in atto assume un valore emblematico per tutto il Paese. La già bassissima affluenza del 52,8 delle amministrative 2013 potrebbe non essere neppure raggiunta oggi dopo le ancora brucianti vicende di Mafia-Capitale.

DUELLO CAPITALE Ed è questo il terreno su cui si è configurata la sfida principale nella corsa al Campidoglio tra un partito, come il Pd, che ha cercato di rinnovarsi nelle candidature e nei programmi scegliendo per candidato sindaco un “irregolare” rispetto alla nomenclatura dem di Roma, e cioè Roberto Giachetti, e un movimento - i 5 stelle - che, sulla carta, aveva tutto da lucrare dalla situazione di sfascio che Mafia-Capitale aveva lasciato in quasi tutti i partiti. Di qui la scelta, dei grillini, di una giovane candidata, Virginia Raggi, lontana da militanze nei partiti tradizionali ma, allo stesso tempo, priva di ogni esperienza amministrativa locale. E la stessa Raggi ieri, nonostante una polemica montante sulla violazione del silenzio elettorale, è intervenuta al Festival Economia di Trento per parlare sul tema delle periferie cittadine, mentre il sindaco di Torino Piero Fassino ha preferito collegarsi solo in video.

Ultimo aggiornamento: 13:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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