Luigi Di Maio assicura dagli studi tv di Porta a Porta di essere in piena sintonia con la Lega sull'immigrazione e di non avere quello che definisce ironicamente «il complesso di Salvini». Ma al di là delle dichiarazioni distensive che arrivano in serata dal capo politico, nella war room pentastellata ieri è scattata l'ora della controffensiva. «Non ci faremo asfaltare dal Carroccio, è arrivato il momento di partire in contropiede». Venti di giorni di governo a marchio leghista sono stati fin troppi, è l'analisi che circola ai piani alti del Movimento. E di troppo è stata anche la giornata di ieri, l'ennesima, in cui Matteo Salvini ha messo in moto la ruspa contro i rom, per poi spegnerla di colpo. E farla ripartire di nuovo in uno stop and go estenuante che ha fatto saltare i nervi ai Cinque Stelle. Che ieri hanno colto nelle dure parole consegnate da Bruxelles contro il censimento dei rom, l'assist perfetto per lanciare il contrattacco.
LA RISPOSTA
«Non è legale espellere un cittadino europeo su base etnica. Questo è arcichiaro», è stato il caveat del vice portavoce capo della Commissione Europea, Alexander Winterstein. Ma a stretto giro è arrivata di rinforzo anche la netta condanna del commissario Ue, Pierre Moscovici. Che prima definisce «difficile resistere alla tentazione di commentare «dichiarazioni scioccanti o raggelanti che vengono da altri Paesi», e poi però si butta a capofitto nella polemica replicando a Salvini che in Europa «ci sono regole in materia economica e finanziaria ma anche per quanto riguarda lo stato di diritto».
I paletti piantanti dall'Unione europea arrivano proprio quando il Movimento decide di scuotersi da quella che anche ai vertici appare ormai in questi primi venti giorni come un'eccessiva accondiscendenza verso la Lega. «Finora abbiamo lasciato sin troppo spazio al ministro dell'Interno è la diagnosi che arriva dallo staff a Cinque Stelle ma da adesso in poi la musica cambia. Non ci faremo schiacciare». Il cambio di passo, pur senza strattoni, si avverte nitido. E parte dalla nota piuttosto veemente che affida alle agenzie il premier Giuseppe Conte. «Non ci sarà nessuna schedatura dei Rom che sarebbe tra le altre cose incostituzionale, l'obiettivo è la lotta all'illegalità», mette a verbale il presidente del Consiglio, piuttosto seccato dall'ingombrante agenda parallela a base di respingimenti e rom, che Salvini ha dispiegato in occasione dei suoi ultimi due vertici a Parigi e a Berlino. Così che, stretto tra l'incudine del partner di governo, e quella dei vertici di Bruxelles, il ministro degli Interni ha innestato il freno a mano.
LE FRASI
«Con Conte piena intesa sui rom, l'intesa di governo è granitica», è il ramoscello d'ulivo che Salvini consegna al partner di governo riottoso.