Giro di vite dell'Europa sui rifiuti: ieri la Commissione ha presentato una nuova proposta legislativa per introdurre norme più rigide per il contrasto dell'esportazione degli scarti fuori dal continente e, al tempo stesso, promuovere l'economia circolare. «Se ci aspettiamo dai nostri partner politiche climatiche più ambiziose, dovremmo smettere di essere noi stessi a esportare l'inquinamento», ha detto il commissario all'Ambiente Virginijus Sinkeviius, presentando «il tentativo legislativo più ambizioso al mondo per affrontare il problema».
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La proposta
La proposta ha anche una dimensione interna collegata al Green Deal, come ha spiegato il vicepresidente Frans Timmermans: i rifiuti potranno continuare a circolare fra gli Stati membri, ma «le nuove norme promuoveranno l'economia circolare». Ciò avverrà attraverso un sistema più efficiente per la circolazione dei rifiuti considerati risorsa e l'incoraggiamento - in ottica non solo di inquinamento zero, ma anche di autonomia industriale del continente - dell'adozione di materiali riciclati nell'Ue, che hanno un'impronta di Co2 molto inferiore rispetto alle materie prime vergini. Prima di entrare in vigore, le nuove norme dovranno ricevere il via libera dei governi e del Parlamento europeo: per la disciplina che introduce limiti sull'export è previsto un periodo transitorio di tre anni, in modo da garantire ai gestori di rifiuti margini temporali per adeguarsi. L'esecutivo europeo vuole rafforzare pure la risposta ai reati ambientali: secondo i calcoli della Commissione, fino al 30% dei traffici di rifiuti potrebbe essere illegale, per un giro d'affari illecito pari a circa 9,5 miliardi di euro all'anno. Non solo inasprimento delle sanzioni amministrative per i responsabili: ad assistere gli Stati e a coadiuvare le indagini su scala transnazionale potrà intervenire l'Olaf, l'Ufficio europeo per la lotta antifrode.