Rieti, bara tra i rifiuti: è scontro acceso sulle competenze

Mercoledì 9 Dicembre 2020 di Samuele Annibaldi e Raffaella Di Claudio
La bara

RIETI - Una vicenda, quella scaturita dal cumulo di rifiuti (anche speciali) nel deposito–garage della Rsa “Monte Buono”, rimossi solo nella giornata di lunedì, della quale si parlerà a lungo e in diverse sedi. Non solo per il fatto che la bara di Tesolina Bernardini, la donna di 87 anni deceduta a causa del Covid nella Rsa di Montebuono e il cui feretro, in attesa delle esequie, è stato trovato dai parenti accanto ai sacchi dell’immondizia, ma perché la vicenda stessa ha fatto scaturire denunce, indagini ispettive da parte della Asl e prese di posizione, con la stessa direzione della Rsa che, in una nota, si dichiara «parte lesa», chiede che emerga la verità ed ha presentato un esposto ai carabinieri.

Le domande
Al di là delle varie prese di posizione, gli aspetti da chiarire restano tanti, dopo che la foto pubblicata in anteprima e in esclusiva da Il Messaggero non lasciava spazio ad interpretazioni ed aveva generato sdegno e sconcerto.

La bara con il cuscino di fiori e alla sinistra il cumulo di rifiuti che giacevano lì, non smaltiti da giorni. E il punto che fa sorgere domande, dopo che è scoppiato il casus belli, è questo: perché quei rifiuti si trovavano lì e ci sono rimasti per diversi giorni, malgrado ci fossero anche quelli “speciali”, fin quando il Comune con una ditta (la Saprodir) che gestisce la raccolta differenziata sul territorio, non ha provveduto alla rimozione? Cosa avvenuta solo nella giornata di lunedì scorso. A chi sarebbe toccato rimuoverli, visto che una ordinanza sindacale del 3 dicembre avvertiva la Rsa che, in caso di inottemperanza, sarebbe stato il Comune a rimuovere i rifiuti, ma addebitando i costi sostenuti al trasgressore? E ancora: se la situazione era quella dell’immagine - appunto con i rifiuti accatastati nel deposito-garage dove poi sarebbe transitato e sostato (non è dato sapere per quanto) il feretro della signora Tesolina Bernardini - non era forse il caso prevedere un altro percorso alla bara evitando alla vista dei parenti quello che poi è stato documentato in foto? Saranno ovviamente le inchieste a fornire risposte e ad appurare eventuali responsabilità.


La situazione
Ad oggi la situazione è che, dietro il clamore suscitato dai fatti, molti da chiarire, la Regione Lazio ha aperto un’indagine sul caso, con l’Asl di Rieti che, dopo un’ispezione nella struttura, ha chiesto che alla stessa venga sospeso l’accreditamento regionale. La pratica è ora nelle mani dell’Unità di crisi Covid della Regione, la cui decisione sulla sospensione della licenza alla Rsa “Monte Buono” è attesa nei prossimi giorni. I rifiuti sono stati rimossi dal Comune, mediante la ditta che fa la differenziata in paese, dopo aver ispezionato e verificato la natura dei rifiuti stessi. La Rsa respinge qualsiasi addebito in una nota della propria direzione, in cui parla di violazioni delle procedure Covid, dimostrata dalla presenza sul luogo di persone non autorizzate, prende le distanze dalla famigerata foto, chiedendo il perché la bara stazionasse in quel luogo, ribadendo che «la Rsa non ha nulla a che fare con il trasferimento delle salme. In merito ai rifiuti, infine, e sul grave disservizio causato - conclude la direzione - stiamo effettuando tutti gli approfondimenti del caso, essendo la Rsa Monte Buono, con tutta evidenza, anche in questo caso parte lesa».

Ultimo aggiornamento: 09:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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