Reddito di cittadinanza, senza Green pass si perderà il sussidio

Gli occupabili devono frequentare i centri per l’impiego, inaccessibili senza certificato

Giovedì 13 Gennaio 2022 di Francesco Bisozzi
Reddito di cittadinanza, senza Green pass si perderà il sussidio
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Stop al reddito di cittadinanza per i percettori del beneficio senza green pass. L’obbligo del certificato verde per chi riceve l’aiuto è figlio di un combinato disposto: la legge di Bilancio infatti ha introdotto una serie di modifiche al sussidio, tra cui quella che prevede la decadenza della prestazione di sostegno per chi non frequenta in presenza i centri per l’impiego, mentre il decreto legge del 7 gennaio scorso con cui sono state inasprite le regole sul green pass stabilisce che dal primo febbraio bisognerà essere in possesso del certificato verde base per accedere negli uffici pubblici. Risultato? I percettori del reddito di cittadinanza senza il green pass light non potranno entrare nei centri per l’impiego per interviste e percorsi formativi e perderanno così l’assegno. 

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I controlli

Nel frattempo il ministro Roberto Speranza ha chiarito ieri in un question time alla Camera che «sarà cura del ministero della Salute predisporre gli elenchi dei soggetti inadempienti all’obbligo vaccinale previsto per gli ultra 50enni».

Per farlo, ha aggiunto Speranza, verranno anche acquisite direttamente dal sistema della tessera sanitaria le informazioni relative alla somministrazione dei vaccini acquisite giornalmente dall’anagrafe vaccinale nazionale. Più nel dettaglio. «Anche se la verifica dell’inadempimento sarà in prima battuta con sistemi informatizzati», ha spiegato il ministro, «il decreto legge prevede una fase di contraddittorio con il rispetto dei principi enunciati a riguardo dalla Corte Costituzionale, in particolare il ministero della Salute avvalendosi dell’Agenzia delle Entrate invierà una comunicazione ai soggetti inadempienti i quali potranno trasmettere alla Asl competente l’eventuale certificazione relativa al differimento o all’esenzione dell’obbligo vaccinale». I dati: secondo quanto fa sapere la struttura commissariale all’emergenza coronavirus guidata dal generale Figliuolo nelle ultime 24 ore sono state fatte circa quasi 700 mila dosi, 77.500 prime dosi, di cui 22.500 prime dosi per over 50. 

Tornando al reddito di cittadinanza, alla luce della quota di vaccinati in Italia è possibile ipotizzare che i percettori attivabili del reddito di cittadinanza sprovvisti al momento del super green pass, perché non vaccinati o guariti dal Covid, siano inferiori al 10 per cento: parliamo dunque di circa 100mila beneficiari della misura che da febbraio dovranno imboccare la strada dei tamponi per munirsi almeno dei green pass a corto raggio così da non dover rinunciare al sostegno. Nella legge di Bilancio si legge che per quanto riguarda i percettori del reddito di cittadinanza «la ricerca attiva del lavoro è verificata presso il centro per l’impiego in presenza con frequenza almeno mensile e in caso di mancata presentazione senza comprovato giustificato motivo si applica la decadenza dal beneficio». Il decreto legge del 7 gennaio scorso invece spiega che a decorrere da febbraio gli utenti dei servizi che intendano accedere agli uffici pubblici dovranno necessariamente possedere ed esibire una delle certificazioni verde Covid-19, compresa quella che si ottiene effettuando un tampone antigenico o molecolare con esito negativo. Le verifiche tuttavia preoccupano i centri per l’impiego. 

Gli ingressi

Gestire un milione di ingressi assicurandosi che tutti rispettino la normativa sul green pass non sarà un’impresa tanto semplice: una parte degli operatori dovrà dedicarsi ai controlli e il servizio all’utenza rischia di risentirne, considerato che i centri per l’impiego sono già a corto di personale. Il beneficio, che a marzo compierà due anni, raggiunge attualmente circa 1,3 milioni di nuclei, ossia tre milioni di persone, di cui un terzo è ritenuto occupabile e dunque soggetto da quest’anno all’obbligo di frequentare in presenza i centri per l’impiego. Stando agli ultimi dati diffusi dall’Anpal, i beneficiari del sussidio ritenuti attivabili erano il 30 settembre scorso 1,1 milioni, ma di questi solo in 420mila risultavano a quella data effettivamente presi in carico e in cerca di un’occupazione. La misura dei Cinquestelle costa più di 700 milioni di euro al mese mentre prima della pandemia l’asticella non superava i 550 milioni di euro. Nel complesso il reddito di cittadinanza ha consumato finora venti miliardi di euro e se è vero da un lato che in tempo di Covid questo strumento ha aiutato migliaia di famiglie cadute in difficoltà per effetto del virus, dall’altro i mancati inserimenti lavorativi e i numerosi furbetti che hanno approfittato dei pochi controlli per imbucarsi nella platea dei beneficiari stanno rendendo insostenibile per le casse dello Stato la spesa per la misura. 

 
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Ultimo aggiornamento: 14 Gennaio, 17:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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