Salvini, offerta a Pd e 5S: trattiamo sul Quirinale, ma il governo cambi

Il Carroccio punta a un nuovo esecutivo: nel mirino la pattuglia dei ministri forzisti. La mano tesa del leghista a Conte e Letta è un segnale a Berlusconi (che non molla)

Giovedì 6 Gennaio 2022 di Marco Conti
Salvini, offerta a Pd e 5S: trattiamo sul Quirinale, ma il governo cambi
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Un po’ per smaltire l’irritazione accumulata nei confronti dei ministri di FI, un po’ nell’attesa che il Pd tenga la direzione di partito, Matteo Salvini si consola con i 5S. Ai grillini di Giuseppe Conte riconosce non solo di aver condotto insieme la battaglia contro il vaccino obbligatorio, ma anche di aver aperto ad una candidatura del centrodestra che non sia, ovviamente, Silvio Berlusconi.

IL CALCOLO

Il solo fatto di volersi sedere al tavolo con il Movimento manda al Cavaliere un messaggio inequivocabile, soprattutto dopo ciò che è accaduto nei giorni scorsi e nell’ultimo consiglio dei ministri. Ma lo manda anche al Pd che attendeva da Salvini un segnale che dicesse chiaramente che per la Lega non c’è solo Berlusconi.
Nell’invito del leader della Lega all’ex premier di farsi bene i conti prima di ufficializzare il suo nome come successore di Mattarella, c’è la consapevolezza già del risultato che a via Bellerio è ben diverso da quello che si ha ad Arcore.

Anche perché è il risultato degli umori che lo stesso Salvini coglie nei gruppi della Lega e, in parte, in quelli di FdI. Il leader del Carroccio ha deciso di non parlare in pubblico delle questioni di governo, ma nei giorni scorsi ha più volte riconosciuto a Giancarlo Giorgetti di essere riuscito a contrastare l’ala che nel governo sollecitava misure drastiche introducendo un Green pass per lavorare che, a suo dire, avrebbero messo in ginocchio il Nord del Paese avvolgendo le imprese nei meandri del Green pass semplice o rafforzato. 

 


Ma se al ministro Giorgetti, e ieri l’altro al ministro Garavaglia, riconosce di aver fatto un buon lavoro, resta la distanza di Salvini con il primo sull’inevitabilità del “trasloco” di Mario Draghi al Quirinale. A dispetto di ciò che vorrebbe Leu e una parte del Pd, Salvini non ha nessuna intenzione di andare all’opposizione. Ciò non significa che voglia restare in maggioranza a tutti i costi, soprattutto - sostiene - non con l’attuale assetto che ha lasciato troppo spesso sola la Lega decretando di fatto la fine dell’esperienza di unità nazionale e del centrodestra.
Venerdì della prossima settimana dovrebbe tenersi il vertice della coalizione. Berlusconi continua ad essere convinto di avere i numeri per provarci e continua a chiamare deputati e senatori. In molti profetizzano che alla fine il Cavaliere farà il passo indietro in favore di Draghi, rendendo di fatto possibile la sua elezione e quindi intestandosela. Per ora nelle conversazioni l’ex premier non lascia però trapelare nessuna intenzione se non quella di voler succedere a Mattarella. Ma Salvini intende riprendersi in mano il “boccino” della trattativa nel tentativo di trovare un nome alternativo a Draghi che possa al tempo stesso garantire il prosieguo della legislatura. La quadratura del cerchio non è però facile e l’unico nome alternativo a quello dell’attuale premier sarebbe quello di Mattarella che però non vuol sentir ragioni, anche perché una parte del Pd, quella guidata da Matteo Orfini, dicendo di voler votare Mattarella a prescindere, rischia di farlo diventare un candidato di bandiera. Tantopiù dopo che Lega e FDI si sono detti contrari al bis.


Nel groviglio di tatticismi emerge però anche la “stanchezza” di Salvini per l’attuale assetto di governo che si salda al disorientamento del corpaccione grillino che ha come unico punto certo la voglia di non interrompere la legislatura e la voglia di non “morire” stritolati nell’alleanza con i dem. Riprendere il dialogo con il M5S non significa per Salvini rinverdire i fasti del governo gialloverde - e la vicenda del nucleare lo dimostra visto che Lega e M5S sono su fronti opposti - ma serve a far comprendere al Pd di Enrico Letta che la Lega non ha solo Berlusconi come candidato e che è venuto il momento di mettersi allo stesso tavolo per decidere che fare al Quirinale e a Palazzo Chigi. L’assenza di Giorgetti nell’ultimo consiglio dei ministri certifica di fatto la fine del governo di unità nazionale e anche del centrodestra che viaggia ormai su tre orizzonti diversi. Salvini è consapevole che nel pieno dell’emergenza pandemica ricostruire le ragioni dell’unità nazionale non è facile e non basta lasciare Draghi a Palazzo Chigi.

Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 19:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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