Piacenza, a prostitute con l'auto del Comune: le telecamere incastrano i furbetti del cartellino

Venerdì 30 Giugno 2017
Piacenza, a prostitute con l'auto del Comune: le telecamere incastrano i furbetti del cartellino
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Le immagini delle telecamere nascoste incastrano i furbetti del cartellino del comune di Piacenza, 50 dipendenti indagati su 631 addetti del Municipio, nell'inchiesta condotta dalla Polizia Municipale e dalla Guardia di Finanza che ha svelato non solo episodi di timbrature multiple e continuative fatte da dipendenti compiacenti per permettere ai colleghi di svignarsela ma addirittura il caso di un lavoratore che avrebbe consumato rapporti sessuali con una prostituta minorenne durante l'orario di lavoro e con l'auto di servizio.

Sono circa 550 le pagine dell'ordinanza legata all'indagine della Guardia di Finanza e della Polizia municipale. I furbetti andavano in palestra e a fare la spesa. Qualcuno non si presentava neppure in ufficio o invitava un'amica a pranzo facendosi pagare gli straordinari. C'era anche chi effettuava consegne con un camioncino comunale. Dei 50 indagati, 39 hanno l'obbligo di firma, 10 sono a piede libero, mentre, per il dipendente che ha usato l'auto di
servizio per consumare rapporti sessuali, sono scattati gli arresti domiciliari con l'accusa di prostituzione minorile e di violenza sessuale. I reati ipotizzati vanno dal falso alla truffa, al peculato.

A disincentivare i 50 dipendenti non pare dunque per il momento essere riuscito neanche il decreto Madia che, in altre città d'Italia ha portato al licenziamento per casi simili. Ora, oltre al processo penale, i 50 rischiano seriamente il posto di lavoro, una situazione che rischia di esporre a rischio paralisi l'attività dell'ente. L'indagine è partita alla fine dell'anno scorso da segnalazioni di cittadini. 

Il nuovo sindaco del centrodestra Patrizia Barbieri, eletto domenica, si è insediata sulla poltrona di primo cittadino di Palazzo Mercanti proprio nel giorno, l'altro ieri, in cui lo stesso palazzo comunale, e tutta la città, sono stati scossi dall'inchiesta sui dipendenti infedeli accusati di aver a lungo timbrato il cartellino di lavoro per poi «farsi i fatti propri, andando in palestra oppure a fare spesa» come hanno detto il capo della procura Piacentina Salvatore Cappelleri e il sostituto Antonio Colonna. Il blitz con le perquisizioni in Comune da parte di Guardia di Finanza e Polizia municipale, scattato all'alba, è infatti solo l'ultimo (o il penultimo) atto di un'articolata e non semplice indagine che prosegue da mesi, ormai quasi un classico dei «furbetti del cartellino».

Pare che ci siano filmati con telecamere nascoste e pedinamenti di agenti in borghese a dimostrare tutto. Rispetto agli altri casi che sono stati denunciati in Italia, quello che impressiona del caso di Piacenza è il numero dei «furbetti», tutti finiti nel registro degli indagati. Considerando che il Comune conta circa 600 dipendenti, il nuovo sindaco si trova a iniziare un non facile mandato (il centrodestra non vinceva a Piacenza da 15 anni) con quasi un
decimo degli impiegati comunali sotto inchiesta. 

«Sono amareggiata e preoccupata - afferma Patrizia Barbieri - avrei desiderato iniziare il mio mandato dedicandomi ai problemi dei cittadini, invece mi ritrovo a dover gestire questo peso ereditato dalla passata amministrazione. Se le accuse saranno confermate significa che siamo in presenza di mele marce». Nemmeno il sindaco uscente del Pd Paolo Dosi ci va giù leggero nel commentare un'inchiesta senza precedenti in città: «È stata danneggiata l'immagine di Piacenza, ci sentiamo tutti traditi».



 
Ultimo aggiornamento: 1 Luglio, 21:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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