Pfizer, da luglio l'80% delle iniezioni: immunità di gregge a rischio

Martedì 22 Giugno 2021 di Mauro Evangelisti
Pfizer, da luglio l'80% delle iniezioni: immunità di cresce a rischio

Il 67 per cento delle dosi di vaccini consegnate fino ad oggi in Italia sono di Pfizer-BioNTech, il 19 per cento di AstraZeneca. C’è però un problema: la decisione di riservare, in modo più rigoroso, il secondo vaccino solo agli over 60, fa sì che nei prossimi giorni, di fatto, cesserà il suo utilizzo. Difficilmente si riuscirà a convincere gli ultra sessantenni indecisi a vaccinarsi se si promette AstraZeneca, dopo la gestione confusa della comunicazione legata ai rari casi di trombosi (benché rilevati in gran parte su under 50). Inoltre, ci avviciniamo alla conclusione della immunizzazione dei disponibili a vaccinarsi in quella fascia di età. Non solo: anche per Johnson&Johnson c’è una raccomandazione (sia pure più leggera) per la somministrazione agli over 60, mentre Moderna, vaccino mRna simile a Pfizer, non ha limiti, ma comunque non garantisce forniture considerevoli (ad oggi circa il 10 per cento delle dosi consegnate all’Italia). 

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Campagna sbilanciata

In sintesi: senza AstraZeneca e con i limiti di Johnson&Johnson, la campagna vaccinale in Italia sarà tutta sbilanciata su Pfizer, che nel terzo trimestre dovrebbe consegnare, stando alle tabelle ufficiali, 31,5 milioni di dosi, ma che per luglio ha già anticipato un taglio del 26 per cento.

Tra luglio e settembre, vale a dire nella fase finale decisiva per raggiungere il traguardo del 70 per cento di italiani immunizzati, alla luce del fallimento della sperimentazione di un altro vaccino atteso (Curevac), tutto dipenderà da Pfizer. In pratica, circa l’80 per cento delle dosi utilizzabili sarà di quel vaccino. «Con una ulteriore incognita - analizza il professor Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma -: chi ha ricevuto con la prima dose AstraZeneca, avrà la possibilità di scegliere di ricorrere a Pfizer per il richiamo. 

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Fiale dirottate

Dunque, una parte delle fiale ricevute potrebbe essere dirottata su questo versante. In sintesi, una campagna vaccinale che dipende troppo da un unico prodotto, che al momento non ha annunciato incrementi di forniture, può frenare la corsa alla immunizzazione di comunità». Anche per la terza dose, di cui si parla ma sulla cui reale necessità non vi sono certezze, si guarda a Pfizer. Ieri il Comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) dell’Ema ha approvato «due ulteriori siti di produzione per il vaccino Pfizer». Uno è in Germania, a Reinbek (Allergopharma GmbH & Co. KG.); l’altro è in Svizzera, a Stein (Novartis Pha). Secondo Ema questi «due nuovi siti supporteranno la continua fornitura del vaccino Comirnaty (Pfirzer-BioNTech) nell’Unione Europea». I siti «saranno operativi immediatamente». Anche in Italia il governo e le industrie farmaceutiche sono al lavoro per portare nel nostro Paese parte della produzione dei vaccini.

Scenario

Ma questo è il futuro, ciò che conta ora è quanto veloce correrà la campagna vaccinale in estate, per non ritrovarci in autunno con una platea di persone non immunizzate ancora troppo vasta e per non rivedere crescere la curva dei contagi e dei ricoveri come avvenne nel 2020. Dice il professor Andreoni: «Di fronte all’espansione della variante Delta è quanto mai importante proteggere con prima e seconda dose più persone possibili. Abbiamo capito che la Delta, o l’indiana come era stata chiamata inizialmente, è destinata a diventare dominante. Non sappiamo quanto tempo servirà, perché comunque la sua diffusione sta avvenendo in un periodo di bassa circolazione del virus. Però che prenda il sopravvento, anche in Italia, sulla variante inglese possiamo darlo per molto probabile». Tutti i dati che arrivano dal Regno Unito confermano che non bisogna eccedere in pessimismo, ma che comunque solo la doppia dose protegge in modo efficace da questa variante. «Per questo, sarebbe importante accelerare per concludere il percorso vaccinale di molti italiani - osserva Andreoni - ma se gran parte delle iniezioni potremo farle solo con un unico vaccino, Pfizer, allora il rischio di un rallentamento esiste. Dobbiamo evitarlo, così come dobbiamo fare in modo che luglio e agosto, mesi solitamente destinati alle vacanze, non siano caratterizzati da un calo considerevole del numero di somministrazioni giornaliere».

Ultimo aggiornamento: 24 Giugno, 10:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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