Papa Francesco rinuncia alla Via Crucis. «Troppo freddo, la seguirà da Santa Marta». L'ambasciatore ucraino protesta per i testi scritti da un giovane russo e l'altro ucraino

Il Papa è ancora in convalescenza e stavolta ha dovuto seguire il consiglio dei medici che gli hanno suggerito di essere prudente e non strafare

Venerdì 7 Aprile 2023 di Franca Giansoldati
Papa Francesco rinuncia alla Via Crucis. «Troppo freddo, la seguirà in tv da Santa Marta»

Città del Vaticano – Papa Francesco deve rinunciare alla Via Crucis al Colosseo.

A Roma fa troppo freddo e restare sul colle del Palatino per due ore potrebbe essere pericoloso. E' ancora in convalescenza e stavolta ha dovuto seguire il consiglio dei medici che gli hanno suggerito di essere prudente e non strafare. Seguirà tutto il rito guardandolo dalla tv da Santa Marta, proprio come fece anche Giovanni Paolo II prima di morire, quando la malattia si era fatta troppo evidente.

Un russo e un ucraino insieme

Se l'anno scorso (tra mille polemiche) la croce al Colosseo era stata portata da una donna ucraina e da una russa, quest'anno Papa Francesco ha affidato il compito di scrivere le meditazioni di una delle quattordici stazioni della Via Crucis – la decima - a due ragazzi, uno ucraino e l'altro russo. La guerra nel cuore dell'Europa resta drammatica sullo sfondo e ancora una volta popolo aggredito e popolo aggressore sembrano essere stati collocati sullo stesso piano benché l'intenzione del pontefice è di dare corpo al dramma che il poeta Pablo Neruda aveva messo bene a fuoco in pochi versi: «Le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi (…) per gli interessi di persone che si si conoscono ma non si uccidono». 

Immediata la reazione negativa dell'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, che ha criticato i testi della Via Crucis proprio per la mancanza di equilibrio. Parlando del ragazzo russo, che nelle meditazioni afferma di aver perso il fratello nella guerra e di non sapere più niente del papà e del nonno chiamati al fronte, Yurash commenta: «Dimentica di dire che i suoi parenti sono andati in Ucraina per uccidere non solo il padre del ragazzo ucraino ma tutta la sua famiglia, e non viceversa». Yurash aggiunge di avere appreso della stazione della Via Crucis, condivisa da un ragazzo ucraino e uno russo, dai media, esprimendo quindi disagio e irritazione.

 

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La linea diplomatica del Vaticano

I testi della Via Crucis sono stati tenuti dal Vaticano coperti dal segreto più assoluto nel tentativo di evitare speculazioni e polemiche inevitabili, anche se poi dalle prime indiscrezioni - uscite grazie a Francesco Grana del Fatto quotidiano – affiora chiaro quale sia l'orientamento del Papa e la linea diplomatica del Vaticano che continua a ribadire la sua disponibilità a facilitare il dialogo tra le parti. Cosa che però Mosca ha rispedito al mittente anche alcuni giorni fa: «Abbiamo letto le notizie di un incontro che un rispettato rappresentante ha avuto con il pontefice, ma non abbiamo sentito alcuna dichiarazione vaticana su questo argomento. Pertanto, non riteniamo necessario e possibile commentare» ha riferito il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov alle parole del presidente dell'Unione mondiale dei vecchi credenti Leonid Sevastyanov, al quale, in un colloquio privato, Papa Francesco avrebbe proposto di stabilire una tregua di due settimane nella zona di guerra in Ucraina durante le festività pasquali.

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La Russia però si è detta aperta a un negoziato per porre fine alla guerra ma solo se saranno presi in considerazione i suoi interessi. «Il negoziato non può esserci fino a che i nostri interessi non saranno presi in considerazione», ha affermato il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov durante una conferenza stampa congiunta con l'omologo turco Mevlut Cavusoglu ad Ankara, trasmessa dalla tv di Stato turca Trt. Il ministro degli Esteri russo ha poi aggiunto che «l'Occidente non vuole il negoziato»


La meditazione della decima stazione che ricorda quando Gesù è stato spogliato dalle sue vesti, è stata scritta da due ragazzi, uno russo e l'altro di Mariupol la città rasa praticamente al suolo dall'esercito russo che l'anno scorso, il 24 febbraio, ha invaso l'Ucraina . «L’anno scorso, – scrive l'ucraino – papà e mamma hanno preso me e mio fratello più piccolo per portarci in Italia, dove nostra nonna lavora da più di vent’anni. Siamo partiti da Mariupol durante la notte. Alla frontiera i soldati hanno bloccato mio padre e gli hanno detto che doveva rimanere in Ucraina a combattere. Noi abbiamo continuato in pullman per altri due giorni. Arrivati in Italia io ero triste. Mi sono sentito spogliato di tutto: completamente nudo. Non conoscevo la lingua e non avevo nessun amico. La nonna si sforzava per farmi sentire fortunato ma io non facevo altro che dire di voler tornare a casa. Alla fine la mia famiglia ha deciso di rientrare in Ucraina. Qui la situazione continua ad essere difficile, c’è guerra da tutte le parti, la città è distrutta. Ma nel cuore mi è rimasta quella certezza di cui mi parlava la nonna quando piangevo: ‘Vedrai passerà tutto. E con l’aiuto del buon Dio tornerà la pace’.

Di seguito la riflessione del ragazzo russo: «Io, invece, sono un ragazzo russo… mentre lo dico sento quasi un senso di colpa, ma al tempo stesso non capisco perché e mi sento male due volte. Spogliato della felicità e di sogni per il futuro. Sono due anni che vedo piangere la nonna e la mamma. Una lettera ci ha comunicato che mio fratello più grande è morto, me lo ricordo ancora nel giorno del suo 18esimo compleanno, sorridente e brillante come il sole, e tutto questo solo qualche settimana prima di partire per un lungo viaggio. Tutti ci dicevano che dovevamo essere orgogliosi, ma a casa c’era solo tanta sofferenza e tristezza. La stessa cosa è successa anche per papà e nonno, anche loro sono partiti e non sappiamo nulla. Qualche mio compagno di scuola, con tanta paura, mi ha detto all’orecchio che c’è la guerra. Tornato a casa ho scritto una preghiera: Gesù, per favore, fa’ che ci sia la pace in tutto il mondo e che tutti possiamo essere fratelli».

Le meditazioni della Via Crucis includono poi il grande tema dei migranti e dei rifugiati e delle guerre dimenticate nel mondo.

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«Quest'anno – ha detto don Stefano Caprio, tra i più grandi conoscitori del mondo russo e del Patriarcato di Mosca in Italia in un colloquio con l'Adnkronos - nella Via Crucis si cercherà di guardare in generale alle vittime della guerra, che poi sono le vittime dell'Ucraina, ma ne soffrono molto anche in Russia per tutti i morti che hanno avuto e per tanti altri motivi. La Via Crucis verrà 'giocatà sulla solidarietà verso chi soffre per le tante guerre più che per la riconciliazione tra Russia ed Ucraina che si è capito non è argomento che funzioni nè da una parte nè dall'altra poiché da una parte si vuole vivere indipendenti, dall'altra si vuole semplicemente inglobare per cui non ci sarà mai una riconciliazione». Don Caprio ricorda le polemiche che lo scorso anno si sollevarono, da parte Ucraina, sul fatto di fare portare la croce ad una russa e ad una ucraina : «Lo scorso anno l'argomento fu usato in modo esagerato. Però che ci siano persone che sono un russe e ucraine che si sentono vicine, questa non è una cosa nè difficile da trovare nè particolarmente scandalosa». «Quest'anno invece - annota padre Caprio - si cercherà di guardare in generale alle vittime della guerra. Si punterà l'attenzione e la riflessione sulla solidarietà verso chi soffre per le tante guerre». 

Ultimo aggiornamento: 20:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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