Nicosia (Cipro) – Sull'aereo Papa Francesco lo ha subito anticipato ai giornalisti: «vedrete: toccheremo tante ferite».
Lo dice espressamente, senza nascondere dolore, mentre parla all'incontro con i religiosi e le realtà cattoliche, all'interno della cattedrale maronita: «Non ci sono e non ci siano muri nella Chiesa cattolica: è una casa comune, è il luogo delle relazioni, è la convivenza delle diversità». Ha poi fatto riferimento all'esempio lasciato dall'apostolo Barnaba, che gli Atti degli Apostoli descrivono paziente, accogliente, docile. «Come Barnaba, anche voi siete chiamati a coltivare uno sguardo paziente e attento, a essere segni visibili e credibili della pazienza di Dio che non lascia mai nessuno fuori casa, privo del suo tenero abbraccio».
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A questo punto il discorso del Papa è entrato nel vivo e si è allargato all'Europa. «La Chiesa in Cipro ha queste braccia aperte: accoglie, integra, accompagna. È un messaggio importante anche per la Chiesa in tutta Europa, segnata dalla crisi della fede: non serve essere impulsivi e aggressivi, nostalgici o lamentosi, ma è bene andare avanti leggendo i segni dei tempi e anche i segni della crisi. Occorre ricominciare ad annunciare il Vangelo con pazienza, soprattutto alle nuove generazioni». Cipro esattamente come la Grecia, a causa della sua posizione geografica, è facile approdo dei migranti. Di conseguenza il filo conduttore di questo viaggio è la capacità di costruire un futuro diverso con mediante il dialogo e l'inclusione. Un discorso, quello del Papa, assai simbolico visto che l'isola è anche divisa da un muro tra la parte greco-cipriota, parte integrante dell'Europa e riconosciuta dalla comunità internazionale e la parte occupata dai turchi, la cosiddetta Repubblica cipriota turca, riconosciuta solo da Ankara, a seguito della guerra del 1974.
«Siete immersi nel Mediterraneo: un mare di storie diverse, un mare che ha cullato tante civiltà, un mare dal quale ancora oggi sbarcano persone, popoli e culture da ogni parte del mondo. Con la vostra fraternità potete ricordare a tutti, all’Europa intera, che per costruire un futuro degno dell’uomo occorre lavorare insieme, superare le divisioni, abbattere i muri e coltivare il sogno dell’unità. Abbiamo bisogno di accoglierci e integrarci, di camminare insieme, di essere sorelle e fratelli tutti!»
Prima di prendere l'aereo a Fiumicino (il primo volo effettuato con la compagnia Ita, sorta dalle ceneri di Alitalia) Papa Francesco si è fermato a salutare la comunità della parrocchia di Santa Maria degli Angeli, nei pressi dell’Aeroporto dove ha pregato davanti all’immagine della Madonna di Loreto e dove ha incontrato circa 15 profughi ospitati dal parroco. C'erano afghani, siriani, iracheni.