Csm, Palamara cercò l'aiuto del pg della Cassazione

Lunedì 17 Giugno 2019 di Michela Allegri
Csm, Palamara cercò l'aiuto del pg della Cassazione
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Diceva di avere la benedizione di magistrati di primo piano, nelle strategie per gestire le nomine ai vertici delle procure più importanti d'Italia, prima tra tutte quella della Capitale. E quando aveva scoperto dell'inchiesta a suo carico avrebbe cercato di avere informazioni dal pg della Cassazione, Riccardo Fuzio, lo stesso che pochi giorni fa ha aperto il procedimento disciplinare a suo carico. «Cafiero sapeva tutto della situazione di Roma e di quello che mi volevano fare, mi ha detto: Hai perfettamente ragione sul ridimensionamento di Pignatone». A parlare, intercettato, è il pm di Roma, Luca Palamara, finito sotto inchiesta a Perugia per corruzione sulla base di un'informativa inviata ai colleghi umbri proprio dall'ex capo dei pm di Roma.

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IL RISIKO
Il riferimento è al Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, che, interpellato, smentisce categoricamente di avere mai parlato con Palamara della questione Pignatone e del progetto di spingere la candidatura al vertice degli uffici giudiziari di Marcello Viola, in discontinuità con la gestione dell'ex capo dei pm capitolini, al posto di quella di Francesco Lo Voi, considerato il naturale successore di Pignatone. L'indagine di Perugia, infatti, ha scoperchiato lo scandalo del mercato delle toghe, che ha travolto il Csm e ha portato a galla gli accordi tra magistratura e politica per controllare il risiko delle nomine.
Palamara ne parla con Luigi Spina - consigliere dimissionario del Csm, indagato - nella notte del 9 maggio. Poco prima c'era stato l'incontro con altri quattro consiglieri di Palazzo dei Marescialli e con i deputati del Pd Cosimo Ferri e Luca Lotti, per parlare delle strategie per controllare gli incarichi negli uffici giudiziari, facendo la conta dei voti per portare Viola alla vittoria. Anche Spina cita il procuratore Antimafia: «Su Viola ci andiamo a scornà, non blindo manco Perugia eh, ma qua là su giù, guarda che pure Cafiero ha detto che non è male». E Palamara: «Come ha reagito?». Spina: «Come al solito, non dice mai sì, mai no». Secca la smentita di De Raho: «È una circostanza totalmente fuori dalla realtà che abbia fatto discorsi del genere. Sono pure millanterie».

L'INCONTRO CON IL PG
Agli atti dell'inchiesta ci sarebbe anche un incontro di Palamara con il pg della Cassazione. La notte del 16 maggio Spina rivela al pm romano dettagli dell'inchiesta a suo carico, dopo la notizia dell'iscrizione sul registro degli indagati è stata trasmessa al Csm dalla procura di Perugia. Spina: «Il comitato di presidenza ha mandato in busta chiusa ai presenti della quinta e della prima» commissione. Palamara: «Perché la quinta? Allora Riccardo ma che c ha fatto?». E Spina risponde: «Non c'è Riccardo non ci sta, io l'ho avvisato sta all'estero». Palamara: «Allora è grave». Secondo gli inquirenti, il Riccardo a cui fanno riferimento sarebbe proprio Fuzio, pg della Cassazione e membro di diritto del Csm. Dopo il suo rientro, Palamara sarebbe riuscito a incontrarlo. e il colloquio - ancora secretato - sarebbe stato captato dai finanzieri del Gico il 27 maggio.

Ma gli accordi per gestire le nomine passavano anche attraverso l'opera di persuasione dei colleghi togati al Csm.
Una strategia a cui prendono parte i deputati del Ferri e Lotti, sempre durante la riunione del 9 maggio con i consiglieri e con Palamara. Parlano anche dell'esposto contro l'ex procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, e l'aggiunto Paolo Ielo, presentato alla I commissione del Csm dal pm Stefano Fava. Il giorno precedente, di nuovo, Palamara ne aveva parlato con Spina ed è pronto a fare deflagrare «la bomba». Teme che quelle carte non vengano prese in considerazione e, per l'accusa, coltiva propositi di vendetta nei confronti dei due magistrati che lo hanno fatto finire sotto inchiesta a Perugia. «Ciambellini (Michele Ciambellini, consigliere del Csm, ndr) non sa niente della prima commissione - dice il pm - quando c... gli si dice, ma gliela devi dì sta storia». E Spina: «Ardita (Sebastiano Ardita, consigliere del Csm, ndr) voleva sentirlo subito Fava, gli ho detto, tuteliamolo Sebastià». Più avanti Ferri parla ancora di Ardita: «Lo inizio a rivalutare, è tosto, è nostro alleato è diventato». E Spina: «Ha una voglia matta di rientrare». Ardita fa parte della corrente di Davigo, ma Ferri non ha dubbi: «Vuole rientrare e prendere in mano Mi, politicamente, come segreteria, perché lui il cuore ce l'ha lì, dai».

Ultimo aggiornamento: 18 Giugno, 08:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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