P3, Verdini: «L'inchiesta è un pericolo
per democrazia. Dell'Utri? Mai scaricato»

Mercoledì 28 Luglio 2010
Denis Verdini (foto Claudio Peri - Ansa)
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ROMA (28 luglio) - Non ho mai saputo nulla, n conosco le attivit e le finalit, n sono mai stato contattato da qualcuno: cos il coordinatore del Pdl, Denis Verdini, in una conferenza stampa nella sede del

partito in via dell'Umilt, ha replicato all'accusa di essere coinvolto nell'inchiesta sulla P3. Verdini dice di trovarsi in una situazione «paradossale» in quanto indagato anche se, sostiene, «non ho mai saputo nulla» dell'associazione.



«Non vedo nessuna argomentazione che possa indurre a dimettermi - ribadisce Verdini - Lo ripeto con orgoglio, sulla P3 non ho idea di che cosa si tratti e non ne ho mai sentito parlare. Non capisco perché dovrei dimettermi da coordinatore del Pdl, so che se ne discute, è legittimo. Io sto facendo questa conferenza stampa per staccare il partito da queste cose. Dovrebbe essere portato all'attenzione il rapporto tra politica e magistratura. C'è un circuito mediatico-giudiziario che fa spavento a cui gli elettori del Pdl sono abituati».



«La mia verità è la verità - dice Verdini - Io non sono responsabile verso niente e nessuno. Tutte le questioni sono legittime, ma stiamo parlando di accuse fumose. Io non ho fatto niente di male e rifarei tutto. Non ho niente da temere dai magistrati».





«P3 inesistente, ma l'inchiesta è un pericolo per la democrazia». «L'associazione segreta denominata P3 è inesistente - sostiene Verdini attacando l'indagine della Procura di Roma - Ma le indagini rischiano di essere pericolosissime per la democrazia. La P3 è inesistente, ma pericolosissima per la democrazia, non per il senso che si sta dando in questi giorni all'inchiesta, ma per quello che il Paese ha già visto con la P2». Secondo Verdini, in sostanza, il rischio è che possa accadere quanto già visto con l'associazione guidata da Licio Gelli, «con tanta gente finita dentro le indagini e poi assolta dalle sentenze della magistratura».



«Dell'Utri? Mai scaricato, è una persona per bene». «Non ho mai scaricato Dell'Utri, che è una persona per bene - afferma Verdini - Non c'è nulla da scaricare e sicuramente io non scarico l'amicizia. Lo voglio dire chiaramente, non c'è niente da scaricare perché non c'è nessun fatto. E' una cosa che non capisco e voglio chiarire in onore dell'amicizia che ho con Dell'Utri. Lo ripeto, non c'è nulla da scaricare».



«Non ho toccato un soldo». «Io personalmente non ho toccato un soldo e, anzi, nella vicenda del giornale ce ne ho rimessi tanti. Miei e della mia famiglia»: è quanto afferma Verdini parlando dell'operazione da 2,6 milioni di euro relativa al "Giornale della Toscana" che i magistrati gli contestano. Verdini ha detto che i 2,6 milioni erano un aumento di capitale, di cui sono stati versati solo 800mila euro. «Sui soldi - dice -io parlo in modo semplice: ho una sola tasca da dove li tolgo e li metto, ed ora in questa mia tasca ci sono i debiti che ho fatto per il Giornale di Toscana, soldi di gran lunga superiori rispetto a quelli di cui si pensa. Mi fa specie quando si parla di un imprenditore che fa soldi investendo in un giornale. Vi invito a chiedere ai vostri editori quali sono i guadagni».



«Da Fini brutta richiesta». «Una brutta richiesta»: così Verdini definisce la richiesta di dimissioni ricevuta da Gianfranco Fini. «Mi dispiace che il presidente della Camera in forma generica non mi abbia tutelato - dice Verdini - E' brutto che il tutore delle Camere e terza carica dello Stato, mentre un rappresentante della Camera viene interrogato, chieda le proprie dimissioni in forma generica e senza aspettare l'esito delle indagini».



Bocchino: Verdini non in condizioni psicologiche per fare il coordinatore. «Verdini - afferma il vice capogruppo Pdl alla Camera, Italo Bocchino - con la sua conferenza stampa ha confermato di non essere più in condizioni, anche psicologiche, di fare il coordinatore del Pdl e sarebbero peraltro ancor più opportune le sue dimissioni».



Verdini: Bocchino non è nelle condizioni politiche di dire certe cose. «Da Bocchino non accetto nessuna lezione, perché chi parla di presunta legalità dovrebbe essere ineccepibile, lindo e trasparente - dice Verdini - Io non sarei nelle condizioni psicologiche di fare il coordinatore? Forse dovrei andare dallo psichiatra, ma Bocchino non è nelle condizioni politiche di dire certe cose. Quando Bocchino ha avuto i suoi problemi tutti lo abbiamo sostenuto e nessuno gli ha chiesto di dimettersi dalla vicepresidenza del più grande partito italiano».



«Cacciare i finiani? Se non stanno bene, vadano via». «Cacciare i finiani? Se uno non si trova bene e ritiene che le cose non funzionino nonostante i risultati è una sua decisione - dice Verdini parlando delle tensioni all'interno del partito di maggioranza - Quando non si perde mai e manca una opposizione vera e reale, l'opposizione nasce all'interno della maggioranza. E' una cosa che non può durare all'infinito, perché impedisce la realizzazione del programma, e quindi serve un chiarimento. La situazione è molto difficile ed è una roba incomprensibile per gli elettori».



«Tutti abbiamo sostenuto Caldoro». «Rivendico con orgoglio la liquidazione dei tentativi diffamatori a tutela dell'amico Caldoro, che tutti abbiamo sostenuto» ribadisce Verdini.



«Tutti stanno zitti pur sapendo che Mancino ha votato Marra - afferma Verdini - Dice di averlo fatto in buona fede, gli crediamo, ma mi sembra troppo che faccia poi anche l'epuratore. Mi sembra assurdo tutto questo silenzio su di lui mentre si parla solo di me».



«Il commissariamento del Credito cooperativo fiorentino è un atto dovuto - dice Verdini - E' un fatto ordinario e rientra tra le facoltà del ministro Tremonti».



Martone: mai intervenuto su ricorso lista Pdl Lazio. L'on. Ignazio Abrignani (Pdl) «non mi ha contattato e io non ho mai operato alcun intervento in relazione al ricorso» contro l'esclusione della lista del Pdl alle scorse elezioni regionali nel Lazio. Antonio Martone, avvocato generale della Cassazione, spiega che «l'ampio risalto dato dai mezzi di informazione alla conversazione telefonica tra l'on. Abrignani e il Lombardi sull'esclusione della lista del Pdl in occasione delle elezioni regionali nel Lazio, mi costringe ad uscire dal riserbo che in questi giorni mi sono imposto per rispetto dell'operato dei magistrati».



Polverini: non so nulla e non conosco le persone citate. «Io questo non lo so, ero talmente impegnata in quella che ho definito la mia pazza campagna elettorale - ha risposto il presidente della Regione Lazio a Fondi a chi le chiedeva un commento sull'interessamento della P3 sull'esclusione della lista Pdl di Roma alle regionali - Mi pare comunque che non ci sono stati riscontri, perchè tutti i ricorsi sono stati respinti: io ho vinto le elezioni senza la lista del Pdl». A chi le chiedeva se avesse mai sentito parlare di questa vicenda Polverini ha risposto: «Assolutamente no. Non conosco nemmeno i nomi delle persone che in questi giorni vengono citate».



Se la Camera lavorerà anche nella prima settimana di agosto per il ddl intercettazioni, il centrosinistra farà inserire anche il voto sulla mozione di sfiducia al sottosegretario Caliendo, utilizzando le prerogative che il regolamento assicura alle opposizioni, annuncia il capogruppo del Pd, Dario Franceschini in vista della riunione dei capigruppo di domani. «Domani si riunirà la conferenza dei capigruppo - ha detto Franceschini ai cronisti - per definire il calendario di agosto. Se si deciderà di affrontare il ddl intercettazioni, si sappia che in aula arriverà anche la mozione di sfiducia al sottosegretario Caliendo. Il regolamento della Camera assicura il 20% del tempo mensile alle opposizioni, e noi lo useremo per chiedere l'inserimento della mozione di sfiducia a Caliendo», come fu fatto per far discutere la mozione contro Cosentino. «Nel menù ci sarà anche la mozione di sfiducia a Caliendo - ha concluso - che farebbe bene a dimettersi prima».



Caliendo: dimissioni? Non ho commesso niente. Il sottosegretario alla giustizia, Giacomo Caliendo, sarà interrogato venerdì prossimo dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal sostituto Rodolfo Sabelli. «I miei avvocati hanno chiesto ai magistrati di ascoltarmi. Io rispondo dei fatti e di fatti non ne ho commessi - risponde Caliendo in Transatlantico ai giornalisti che gli chiedono se ha intenzione di dimettersi dopo che le opposizioni son tornate alla carica con la mozione di sfiducia nei suoi confronti - Tutti avete letto l'ordinanza e lì si capisce che in quella riunione in cui si è parlato di Lodo Alfano io non c'ero».
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 18:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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