Omicron, dal ricovero breve alla quarantena ridotta: ecco quando tornare al lavoro

Giovedì 13 Gennaio 2022 di Claudia Guasco
Omicron, dal ricovero breve alla quarantena ridotta: ecco quando tornare al lavoro

Un’ampia ricerca svolta da studiosi americani su circa 70 mila pazienti positivi al Covid dimostra un rischio di ospedalizzazione e di decessi sostanzialmente ridotto con la variante Omicron rispetto a quella Delta, e questo indipendentemente dal livello di immunità nella popolazione. Inoltre la durata media del ricovero è di 1,5 giorni con Omicron contro i 5 per Delta. Alla luce di questi numeri, molti Paesi stanno riducendo la quarantena e anche in Italia i tempi per l’uscita dall’isolamento dei positivi potrebbero accorciarsi. «Gli ultimi dati mettono in evidenza un aspetto importante: sono diminuiti i ricoveri in terapia intensiva. Se questo trend, figlio della campagna vaccinale della terza dose, si stabilizzerà abbiamo bisogno di andare incontro alle esigenze dei cittadini e snellire le procedure di isolamento e quarantena», afferma il direttore dello Spallanzani di Roma, Francesco Vaia.

Vaia (Spallanzani): «I vaccinati, se positivi e asintomatici, dopo 5 giorni di isolamento devono tornare alle loro attività quotidiane»

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Quarantena da dimezzare

Così come avviene negli Usa, spiega, «le persone vaccinate e asintomatiche, se positive, dopo cinque giorni di isolamento possono e devono tornare alle loro attività quotidiane», sostiene Vaia. «Per quanto riguarda il contatto con positivi, se asintomatici non c’è bisogno né di quarantena né di tampone, ma autosorveglianza e rientro alle attività con mascherine per cinque giorni - aggiunge - Questo consentirà di non bloccare il Paese e diffondere ulteriore fiducia, come giusto che sia, verso i vaccini».

Con le norme ora in vigore i contagiati che hanno ricevuto il booster o hanno completato il ciclo vaccinale da meno di 120 giorni devono stare in isolamento per sette giorni purché siano sempre stati asintomatici o risultino asintomatici da almeno tre giorni.

Al termine di questo periodo possono uscire di casa e tornare al lavoro solo con un test molecolare o antigenico negativo. Ma dalle Regioni arriva la richiesta al governo di semplificare la vita a chi è risultato positivo al Covid, è vaccinato e non presenta problemi di salute: potrebbe essere esentato dall’obbligo tampone e vedersi ridotto l’isolamento di sette giorni.

Ma c’è chi si spinge a sollecitare l’eliminazione dei senza sintomi dalla quotidiana conta dei contagiati ed il ripensamento dei dati sulle ospedalizzazioni. Istanze che riflettono anche la preoccupazione da parte dei governatori per il possibile imminente cambio di colore determinato dalla diffusione del virus spinta da Omicron. E - sempre sul fronte della semplificazione, in questo caso mancata - si registra poi la battuta d’arresto della maggioranza sconfitta in commissione Affari costituzionali del Senato su un emendamento al decreto Covid, proposto dal M5s, che chiedeva di consentire anche alle parafarmacie di fare test molecolari e antigenici. Contro la modifica si è schierato tutto il centrodestra.

Semplificazione

La Lombardia, regione che conta il maggior numero di ricoverati Covid in terapia intensiva (253) e nei reparti ordinari (3.317), ha chiesto al ministero della Salute di non conteggiare come ricoveri dovuti a coronavirus i pazienti ospedalizzati per altre patologie e poi risultati positivi. Ciò per «dare una rappresentazione più realistica e oggettiva della pressione sugli ospedali causata dal Covid». Da venerdì la Regione darà ancora il numero totale dei ricoverati positivi ma «sarà in grado di distinguere all’interno dei “ricoveri Covid positivi”, quali afferiscono direttamente a una patologia “Covid-dipendente” (polmoniti e gravi insufficienze respiratorie)». Non tutti i ricoverati affetti dal virus sono in ospedale per il Covid, è il messaggio.

Ed anche per quanto riguarda i positivi il sistema è da rivedere, secondo il presidente del Veneto, Luca Zaia. «Noi - spiega - abbiamo avanzato per primi la proposta di non contare i positivi tra gli asintomatici. L’Edcd, il massimo organismo europeo sulla pandemia - sottolinea - dà già come indicazione di valutare solo i sintomatici. Tanto è vero che io, non più tardi di una decina di giorni fa, ho proposto al Governo in riunione di modificare la definizione di caso. Non è più chiunque passi per strada ma è il sintomatico».

Sulla stessa posizione il governatore della Toscana, Eugenio Giani. L’ipotesi, osserva, «va nella direzione per la quale in Toscana abbiamo fatto le tre ordinanze di semplificazione». Anche l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, ritiene che si debbano «semplificare le procedure per gli asintomatici completamente vaccinati: negli Usa in questo caso la quarantena finisce dopo cinque giorni. Se il Cts intraprendesse questa line, di conseguenza non servirebbe contare gli asintomatici». Invoca lo snellimento delle procedure, infine, il governatore ligure Giovanni Toti, che parla di «pandemia burocratica». Il governo, propone, «decida al più presto di tamponare solo i sintomatici, altrimenti non saremo travolti dai malati ma dalle carte e dai tamponi».

 
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Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 21:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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