Era un no-vax convinto. Sicuro che il Covid fosse una bugia.
No-vax morto, niente tampone
«Era coerente con le sue convinzioni sbagliate. Nell’ultima telefonata, mercoledì 21 luglio, era ricoverato nel reparto di terapia intensiva e aveva il casco per l’ossigeno. Mi ha mandato una foto in cui aveva una brutta cera, ma era comunque fiducioso. Le ultime parole che mi ha detto sono state queste: ci sentiamo entro fine mese per riprendere il lavoro», racconta l'amico a La Stampa.
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Marco De Veglia non ce l’ha fatta e sabato 24 luglio si è spento. L’amico continua: «Mi sento profondamente in colpa per non aver insistito di più. Doveva andare subito in ospedale a farsi quel dannato tampone. Il suo primo errore è stato non vaccinarsi. Ma senza il secondo errore forse adesso sarebbe ancora vivo. Marco era sommerso dalle fake news. E più l’algoritmo gliene mandava, più lui ci credeva. Ho sbagliato ad arrendermi. Dovevo insistere. Dovevo prenderlo a pugni, piuttosto. Dovevo convincerlo a farsi il vaccino in tutti i modi».
De Veglia era considerato uno dei più bravi “brand positioning” d’Europa, ovvero un professionista consiglia alle aziende come rendersi speciali sul mercato attraverso la giusta strategia comunicativa e la migliore strategia per affermarsi. Il 55enne era molto noto sui social network e negli ultimi mesi aveva sposato posizioni no-vax. Il 19 luglio sui social condivideva queste parole: «Il problema è che nella narrazione pandemica fatichiamo a trovare anche solo un 1% di verità. Eppure ci proviamo, ma niente da fare, una contraddizione dietro l’altra a fare da eco a una propaganda buffa quanto asfissiante. L’ultima sparata è quella dei pass».