Nicoletta Golisano, uccisa a Roma. Il post di Giorgia Meloni: «Era un'amica sincera e una mamma protettiva, non è giusto morire così»

Il premier conosceva la commercialista nata a Civitavecchia

Domenica 11 Dicembre 2022
Meloni, l'amica Nicoletta morta nella sparatoria di Roma: «Non è giusto morire così»

Erano sedute vicine sulle sedie in plastica nel gazebo del bar il “Posto giusto”.

Un nome che, a sentirlo ora, suona terribilmente beffardo. Una dopo l’altra sono cadute sotto i colpi della Glock semiautomatica con la quale Claudio Campiti ieri mattina ha fatto una strage. Tre colpi sparati tra il petto e la testa. Non voleva ferire, Claudio, ma uccidere. E così Nicoletta, Elisabetta e Sabina (la prima a essere stata centrata) sono morte sul colpo. Un tragico destino che le ha unite a pochi giorni da Natale. 


IL VESTITO ROSSO
Nicoletta era la più giovane delle tre. Poco più di un mese fa, esattamente il 2 novembre, aveva compiuto 50 anni. Indossava uno splendido vestito rosso. Era felice e ignara di quello che le sarebbe accaduto. Molto conosciuta in città, il fratello è un nefrologo dell’ospedale San Paolo. 

 

Giorgia Meloni, il post su Facebook per l'amica Nicoletta

Vantava una conoscenza di lunga data con la premier Giorgia Meloni (erano vicine di casa) alla quale stamattina, appena appresa la notizia, è scesa una lacrima. Non era sfuggita infatti la visita sul luogo del massacro del compagno di Giorgia, Andrea Giambruno.

E in serata ha voluto ricordarla con un lungo post su Facebook. «Nicoletta era una mamma protettiva, un’amica sincera e discreta, una donna forte e fragile allo stesso tempo. Ma era soprattutto una professionista con un senso del dovere fuori dal comune. È stato quel senso del dovere a portarla lì, di domenica mattina, dove un uomo la aspettava per ucciderla a colpi d’arma da fuoco, insieme ad altre due donne, durante una riunione di condominio a Roma. Nicoletta era mia amica. Lascia il marito Giovanni e uno splendido bambino di dieci anni, Lorenzo. Con la sua, altre famiglie, alle quali esprimo tutta la mia vicinanza, sono state distrutte. L’uomo che ha ucciso queste tre donne innocenti, e ha ferito altre tre persone, è stato fermato e spero la giustizia faccia quanto prima il suo corso.

Il poligono dal quale aveva sottratto la pistola (il porto d’armi gli era stato rifiutato) è sotto sequestro. Eppure la parola “giustizia” non potrà mai essere accostata a questa vicenda. Perché non è giusto morire così. Per me sarà sempre bella e felice così. A Dio Nico. Ti voglio bene».

Nicoletta era nata a Civitavecchia dove aveva intrapreso il percorso scolastico, dal De Mattias di Piazza Verdi, dove ha frequentato elementari e medie, al liceo classico Guglielminotti dove ha preso la maturità nel 1991. Il tutto prima di trasferirsi a Roma dove viveva da più di 30 anni e dove aveva il proprio studio di commercialista nella zona dell’Eur, in piazzale Luigi Sturzo. Era esperta in revisione dei conti e ieri mattina era all’assemblea proprio in questa veste. 


DUE FIGLIE
Accanto a lei era seduta Elisabetta Silenzi, di 55 anni. Lei era consigliera del consorzio che affaccia sul lago del Turano. Era nata Roma il 24 marzo del 1967 ma poi si era trasferita ad Albano. La donna era l’unica dipendente pagata del consorzio. Separata dal marito, aveva due figlie e abitava da alcuni anni ad Ariccia insieme alle bambine e al nuovo compagno.

Partecipava alla riunione di condominio in qualità di membro del consiglio direttivo del Consorzio Valleverde, insieme alla zia anche lei ferita gravemente dai colpi di arma da fuoco. Sconvolto il fratello appena giunto a Fidene: «Mia sorella era una commercialista, aveva 54 anni. Uno che entra in un bar e spara ha certamente premeditato il gesto», ha detto prima di scoppiare a piangere. «L’ho chiamata per dire che ritardavo ma non mi ha risposto», racconta il legale del consorzio. Il sindaco di Albano Laziale, Massimiliano Borelli si è detto «affranto e sconvolto della bruttissima notizia che ha colpito la città e si stringe al dolore della famiglia Silenzi».


LE TORTE AL LIMONE
La prima ad essere stata raggiunta dai colpi di Campiti è stata proprio Sabina Sperandio di 71 anni. Lei, Elisabetta e Nicoletta si erano sedute da poco quando il killer è entrato e ha sfogato la propria furia omicida. Pensionata, romana, era la segretaria della presidente del consorzio Valleverde Bruna Marelli, che ora è ricoverata al Policlinico Umberto I. «Ma perché ci vai? Resta a casa», aveva detto ieri mattina il marito Claudio che non voleva andasse all’incontro. Ma Sabina, generosa e sempre disposta verso gli altri, non voleva rinunciare al suo compito.

«Una donna sempre sorridente e gentile» la descrivono i vicini di casa. Lì, in una delle stradine che si dipanano da piazza Lodi, la conoscevano tutti. «Appena l’ho saputo mi sono sentita male», racconta una ragazza. «Si faceva volere bene ed era solita regalare torte al limone a tutti. Erano una sua grande passione». 

 

 

Ultimo aggiornamento: 14 Gennaio, 10:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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