Morto dopo 56 ore al pronto soccorso, il figlio scrive alla Lorenzin: «E la dignità?»

Mercoledì 5 Ottobre 2016
Morto dopo 56 ore al pronto soccorso, il figlio scrive alla Lorenzin: «E la dignità?»
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Più di due giorni di agonia nel pronto soccorso di un ospedale romano, il San Camillo, per morire senza dignità tra il via vai di malati e parenti. Queste le ultime 56 ore di un malato terminale di cancro che il figlio, un giornalista di Askanews, ha voluto raccontare in una lettera al ministro della sanità Beatrice Lorenzin per descrivere non solo il calvario di una malattia passata a combattere anche contro «l'indifferenza dei medici» ma anche quell'epilogo fatto di umanità espropriata.
«Signora ministra, sono passati tre mesi dal giorno in cui mio padre ha scoperto di avere un cancro a quello della sua morte - scrive Patrizio Cairoli - metà del tempo lo ha trascorso ad aspettare l'inizio della radioterapia, l'altro ad attendere miglioramenti. Nonostante il male ci avevano prospettato anni di vita da trascorrere in modo dignitoso».
Ma nel racconto che Cairoli fa della malattia del padre «dignità» sembra essere una parola dimenticata. «Mio padre aveva sempre più dolori - scrive - ...un calvario nella totale indifferenza di medici... Nessuno ci ci ha detto di rivolgerci a una struttura per malati terminali e garantire, con la terapia del dolore, una morte dignitosa a mio padre. Quando l'ho fatto era ormai troppo tardi: quando mio padre è finito al pronto soccorso del San Camillo gli è stata somministrata la morfina». Qui l'uomo morirà 56 ore dopo.
«Cinquantasei ore in pronto soccorso, da malato terminale... Accanto anziani abbandonati, persone con problemi irrilevanti che parlavano e ridevano, vagabondi e tossicodipendenti - scrive amaramente Cairoli - Nell'orario delle visite la sala era sovraffollata... Abbiamo protestato... non abbiamo ottenuto nulla». Appena un paravento per ridare dignità a chi sta morendo. «Uno perché gli altri servono per garantire la privacy durante le visite - scrive ancora Cairoli-... Ci siamo dovuti ingegnare». Gli ultimi minuti di vita di un uomo così sono sottratti a curiosità e estranei da «un maglioncino con lo scotch tenuto sospeso tra il muro e il paravento» e «i nostri corpi a formare una barriera». «È successo a Roma, capitale d'Italia», conclude la lettera Cairoli.

IL MINISTRO
Per chiarire la vicenda il ministro della Salute Beatrice Lorenzin manderà gli ispettori all'ospedale romano. Lo ha affermato lo stesso ministro a margine di un'audizione alla commissione Affari Sociali della Camera. A sollevare il caso è stata una lettera scritta al ministro dal figlio del paziente. «Sono rimasta molto colpita da questa lettera - ha affermato Lorenzin - ci sono dei punti molto gravi, ho dato mandato al mio capo ufficio stampa di reperire più informazioni dopo di che manderemo gli ispettori».

ZINGARETTI

«Ho chiesto al Direttore generale dell'ospedale una relazione dettagliata sulla vicenda.

Non possono essere tollerate all'interno di una struttura della sanità pubblica situazioni, qualora fossero accertate, così lesive della dignità umana e del malato». Lo comunica in una nota il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.

Ultimo aggiornamento: 6 Ottobre, 09:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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