Mini reattori nucleari, 13 Paesi dell'Unione Europea firmano per averli. Ecco cosa sono

L'Italia ha firmato la dichiarazione congiunta in qualità di paese osservatore

Martedì 28 Marzo 2023
Ue, 13 Paesi firmano per avere mini-reattori nucleari: tra questi c'é l'Italia

Si riaccende su scala europea il dibattito sul nucleare come fonte di approvigionamento energetico.

I tredici paesi dell'Alleanza sul nucleare promossa dalla Francia, in occasione del Consiglio Energia che si è tenuto oggi a Bruxelles, hanno espresso la volontà di attuare «un quadro industriale e finanziario favorevole per i progetti nucleari», promuovendo «la ricerca e l'innovazione in particolare per i piccoli reattori modulari e i reattori modulari avanzati».

L'iniziativa a guida francese intende quindi stimolare gli investimenti sugli Smr, gli Small Modular Reactors: si tratta di mini reattori nucleari che, secondo quanto si legge nella nota siglata oggi, «possono contribuire, insieme alle centrali nucleari su larga scala, al raggiungimento degli obiettivi climatici dell’Unione europea e alla sicurezza energetica».

Lo si legge in una nota congiunta diffusa da Parigi, al termine della riunione con la Commissione europea. Il documento è stato sottoscritto da Bulgaria, Croazia, Finlandia, Francia, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Slovenia.

Per la Francia il nucleare rappresenta una fonte di energia cruciale per la propria economia. L'intenzione di Parigi è dunque quella di fare da "aprifila" tra i Paesi Ue per raggiungere lo scopo della transizione energetica puntando sull'energia atomica. E non solo: promuovere il nucleare su scala europea significherebbe anche adottare la strategia di indipendenza dal gas russo che più fa comodo all'Eliseo. 

Cosa sono i mini-reattori nucleari e quali vantaggi portano

I piccoli reattori modulari (SMR) sono reattori nucleari avanzati che hanno una capacità di potenza fino a 300 MW(e) per unità, ovvero circa un terzo della capacità di generazione dei tradizionali reattori nucleari. 

Ma a differenza degli impianti tradizionali - riporta il Corriere della Sera - questi piccoli reattori di quarta generazione non hanno bisogno di spesse mura di cemento per il contenimento delle radiazioni, trovano posto sottoterra in pozzi scavati ad hoc tra i 20 e i 30 metri di profondità e non necessitano di complessi sistemi per il raffreddamento: usano sistemi alternativi come ad esempio il sodio o altri sali al posto dell'acqua, cosa che permette loro di operare in sicurezza anche a basse pressioni.

I piccoli reattori, inoltre, non hanno bisogno di fermarsi ogni due anni per circa quattro settimane per il "refueling". Possono quindi rimanere autonomi, anche per 20 anni consecutivi, senza bisogno di essere ricaricati. 

Molti altri vantaggi degli SMR - riferisce l'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica - derivano dal loro design piccolo e modulare. Innanzitutto, dato il loro ingombro ridotto, gli SMR possono essere fabbricati, spediti e installati direttamente "in loco". Il processo di intallazione risulta quindi più facile ed economico. Sono detti poi "modulari", perchè possono essere anche assemblati tra di loro, migliorando non solo la produttività energetica complessiva ma anche la sicurezza: gli esperti sono convinti che gestire tanti piccoli reattori sia più semplice rispetto a uno grande e potente. Una centrale a moduli, inoltre, occupa il 10% dello spazio di una centrale tradizionale, con costi e impatti ambientali decisamente inferiori.

Tuttavia, non è ancora statao stabilito con certezza se questi impianti più piccoli assicurino anche una maggior facilità di smaltimento delle scorie radioattive oppure no. 

Ultimo aggiornamento: 18:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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